Cultura

Tra le mani mi ritrovo a sfogliare il libro “La mia vita vorrei scriverla cantando” di Ignazio Buttitta, una raccolta di poesie che ci raccontano di Bagheria, del socialismo, della crudeltà della guerra, dell’amore, di fatti di cronaca più o meno conosciuti. Parole crude, nette, a volte pesanti, ma intrise della speranza di libertà, anzi della voglia di libertà. Forse, sarebbe il caso, di riutilizzare questa parola, la libertà…cioè la condizione in cui il passato e il presente dialogano, dove ogni uomo può davvero vivere e pensare, creare , costruire, raccontare, agire, senza la paura che qualcuno o qualcosa possa sottrarti questo diritto, possa limitare i propri sogni e le proprie azioni. 

Il nostro patrimonio culturale fatto di beni monumentali, di libri, di storie, può aiutarci a riscoprire questa voglia di libertà, ad allargare i nostri orizzonti, per essere sempre più protagonisti del nostro presente e fautori di cambiamento.

Cari concittadini dobbiamo ripartire dalle scuole, dalla biblioteca, dalle nostre ville, che in quanto luoghi di cultura contribuiranno a creare una città più giusta, più libera, più trasparente.

A tal proposito vorrei cogliere l’occasione per invitare la nostra amministrazione a non dimenticarsi della Fondazione Buttitta che accoglie e conserva tutto il patrimonio letterario, archivistico e librario di Ignazio Buttitta ma che ha anche creato la Galleria delle arti popolari siciliane e dato vita ad una biblioteca della cultura sicula.

Tutto questo patrimonio potrebbe essere conservato e fruito a Bagheria, nella sede prestigiosa di Palazzo Butera, luogo per eccellenza dell’identità baariota, polo culturale di qualità che dovrebbe accogliere le eccellenze della nostra città, così tra l’altro come previsto dal progetto di restauro.

Come assessore alla cultura, nella passata amministrazione, ho voluto, insieme all’intera giunta, ufficializzare la nostra volontà di bagheresi e di amministratori - ricordo che il Comune di Bagheria fa parte del consiglio di amministrazione della fondazione – di destinare alla Fondazione Buttitta alcune stanze del piano terra di Palazzo Butera per creare un vero polo culturale d’eccellenza che in sinergia con il Museo Guttuso di Villa Cattolica, con la biblioteca e le sale espositive di Villa Cutò, con le altre realtà culturali private (il Museo del Giocattolo e Museum) e con l’attivismo delle scuole della città, contribuisca allo sviluppo di Bagheria, perché diventi sempre di più centro della cultura, meta turistica interessante e luogo da cui parte la voglia di libertà che ci porterà noi tutti ad essere cittadini più consapevoli e liberi da ogni forma di dominio (soprattutto mafioso). 

Auspico che l’amministrazione possa portare avanti un serio e condiviso progetto di organizzazione e valorizzazione dei beni culturali, per evitare che “la città delle ville” rimanga solo uno slogan ormai passato pure di moda.

                                                                                                                                           Emanuele Tornatore  

Alcune date (con quello che vi avvenne) danno ragione dell’equazione ottocentesca bagariotu- vicariotu.

1820

E’ l’anno della rivoluzione separatista siciliana. Ma don Giuseppe Bonanno, principe di Cattolica e duca di Misilmeri, si schiera dalla parte della monarchia borbonica che lo pone al comando della Guardia di Sicurezza Pubblica. A causa di ciò un gruppo di rivoltosi ne va alla ricerca per ucciderlo; lascia allora Palermo fuggendo, via mare, a Bagheria. Saranno gli stessi barcaioli, non soddisfatti di quanto avevano ricevuto, a tradirlo.

E’ il 17 luglio. Si nasconde presso il principe di Trabia ma, incalzato, attraverso un passaggio segreto è dal curatolo del duca di Serradifalco che si rifugia, celandosi nella sua stanza da letto. Come il Cattolica venisse a questo punto scoperto ce lo dice Nino Morreale citando il Paternò Castello: “…né desistendo quei furibondi dalle loro ricerche una bambina additò loro il nascondiglio…” . (1) A credere invece a Nicola Previteri la caccia al nobile durò fin quando “un ragazzo… si accorse di un piede di un uomo che usciva fuori i materazzi del letto del curatolo".

Alle sue grida di richiamo, gli armati accorsero e il principe fu catturato” . (2) Decidono di condurlo a Palermo; tuttavia, presso palazzo Inguaggiato, nello stradone, verrà ucciso da due uomini appena sopraggiunti, l’uno armato di coltello, l’altro di schioppo. L’uomo che usò lo schioppo ordinò maramaldescamente ad altri armati di sparare sul cadavere.

Scrive Nicola Previteri: “Laggiù, verso la casina Inguaggiato, in una nube di polvere, la gente correva nella luce del sole ancora alto, nonostante il caldo torrido…La notizia filtrò improvvisa nelle casine rigurgitanti di villeggianti che qualche ora dopo, col favore delle tenebre, si svuotarono…Quel cadavere…nessuno ebbe cuore di trarlo dalla polvere per ricomporlo nella sua casina a qualche centinaio di metri più sotto. Soltanto la sera seguente alcuni sacerdoti e galantuomini mossi a pietà gli diedero onorata sepoltura…nella Congregazione del purgatorio…Sull’apporto del “Villaggio della Bagaria” alla rivoluzione separatista del ’20 non ci fu altro”. (3)

alt1837

E’ l’anno dell’epidemia colerica. Ci saranno 610 morti su una popolazione di 6800 abitanti. Nel gran caldo del pomeriggio del 12 luglio il popolo di Bagheria è in processione dietro i simulacri di San Giuseppe, Santa Rosalia, e dell’Addolorata. Giunto nei pressi di villa Palagonia, il corteo viene assalito da gente che, da un vigneto di contrada Furnari dov’era nascosta, vi si lancia contro armata d’asce e di roncole.

Tra  gli altri “nella polvere di Palagonia”, secondo Nicola Previteri,rimane anche Onofrio Ventimiglia di 58 anni,  il quale, colpito una prima volta, cercò la salvezza, aggrappandosi al simulacro di San Giuseppe ai cui piedi un demone gli spense gli ultimi aneliti a colpi di roncola con inaudito accanimento”. (4) E, invece, così racconta i fatti Nino Morreale:L’obiettivo è uccidere il medico-chirurgo don Carlo Scavotto e gli altri avvelenatori; nello scontro cadono anche i due fratelli del medico, Vincenzo di 26 anni e Francesco di 13, Onofrio Ventimiglia, Cosimo Gattuso e il pastaio Salvatore Madonia; quest’ultimo colpito a morte si aggrappa alla “vara” di S.Rosalia, ma viene finito a colpi di ronca…”.

(5) E allora? Era Onofrio Ventimiglia il malcapitato o era, invece, Salvatore Madonia? E a quale santo, o l’uno o l’altro, s’erano votati? Francesco Michele Stabile scrive , dando ragione a Nino Morreale, che a cercare  protezione nei santi è il pastaio e che, invece che al Patrono, “Salvatore Madonia si aggrappa alla vara di S. Rosalia dove viene finito con un colpo di roncola”. (6) Il fatto, sotto qualunque santo si sia svolto e chiunque abbia riguardato, mostra l’inaudita violenza dei componenti di quella banda che, quel giorno, mise a ferro e fuoco l’intero paese uccidendo, devastando , distruggendo gli archivi degli studi notarili.

Non era soltanto uccidere gli untori il fine di quella  violenza ma, soprattutto, i “civili”. Scrive ancora Nino Morreale: “In quelle carte stanno scritti, con le parole incomprensibili della “legge”, l’abuso e la truffa; i nuovi ricchi che si stanno mangiando a pezzi e bocconi le terre dei baroni e che di quei vecchi padroni non hanno (né potrebbero) lo “stile” o, se si vuole, la carità pelosa. Al paternalismo del principe di Butera- che spesso era sopravvivenza per i “morti di fame”- si è sostituito o magari aggiunto, lo “sfruttamento aperto, spudorato, diretto e arido dei civili”. E allora Vola vola nni sta ‘mpara cutiddati a li nutara: e’ il “sovversivismo popolare come risposta al sovversivismo “legale” delle classi dominanti”. (7)

(continua...)

                                                                                                                             Biagio Napoli


Note
1-Antonino Morreale, La vite e il leone, Editrice Ciranna, Palermo 1998, p. 372.
2-Nicola Previteri, Don Gesualdo Pittalà sindaco e galantuolo borbonico, Assessorato ai beni culturalidel Comune di Bagheria, 1997, p. 156.
3- Ivi, p. 157.
4- Ivi, p. 104.
5-Antonino Morreale, op. cit. p.392.
6-Francesco Michele Stabile, La parrocchia della Bagaria dallo spazio del principe al patronatomunicipale (1708-1858), in Le acque del Salvatore nel villaggio di delizie della Bagaria. Atti del convegnocelebrativo del 300° anniversario della fondazione della parrocchia della Natività della Beata VergineMaria, a cura di Rosario Scaduto e francesco Michele Stabile, 13 febbraio 2009, Provincia Regionale di Palermo, p. 49.
7-Antonino Morreale, op. cit. , p.392-393. 

Sabato 19 maggio alle 18,00 nei locali della libreria interno 95 a Bagheria si terrà la presentazione del libro di Franco Lo Piparo “I DUE CARCERI DI GRAMSCI“ - La prigione fascista e il labirinto comunista.

Sarà presente l’autore e con lui converseranno:

Piero Violante, Prof. associato di Storia delle idee politiche e Sociologia della musica all'Università di Palermo

Antonino Morreale, storico

Maurizio Padovano, docente al Liceo F.Scaduto e scrittore

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Si terrà sabato 12 maggio presso Palazzo Butera in via Dammuselli a Bagheria, con inizio alle ore 16,30, la terza lezione del Seminario sulle Ville di Bagheria, organizzato dall’Associazione SiciliAntica, con il patrocinio del Comune di Bagheria.

Dopo la presentazione di Maria Giammarresi, Presidente della sede SiciliAntica di Bagheria e di Alfonso Lo Cascio, della Presidenza Regionale di SiciliAntica, si terrà la conferenza dal titolo: “Villa Butera-Branciforte: storia ed evoluzione architettonica”.

La relazione sarà tenuta dall’architetto Sabina Montana autrice del libro “O corte a Dio” - Prime architetture barocche a Bagheria: Villa Branciforti Butera.

Il seminario prevede nove incontri che vanno dal fenomeno delle ville barocche salve nella Piana di Bagheria, all’edilizia minore, dal restauro del complesso monumentale all’arte esoterica a Palazzo Butera.

Alla fine del Corso verrà rilasciato agli iscritti un attestato di partecipazione. Per informazioni e iscrizioni: SiciliAntica, tel. 339.4121267- Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Il dignitoso ritiro dalla capitale dell’isola del principe Giuseppe Branciforte, stanco di cortigianerie, da il via, a partire dalla seconda metà del XVII secolo e nel corso di tutto il Settecento, alla costruzione, da parte della primissima aristocrazia isolana, di tante Ville e Casene nella piana della Bagaria. SiciliAntica inizia quest’anno un articolato percorso di studio di tali complessi dal grande valore architettonico e artistico.

Ogni anno un seminario sarà dedicato ad una Villa diversa: si analizzerà l’origine, la trasformazione, gli abbandoni ed il restauro di questo interessante patrimonio, per approfondire nel corso del tempo tutti i manufatti presenti nel territorio.

Si inizia proprio dal complesso monumentale della Villa/Palazzo del Branciforte, principe di Butera, con cui nacque il mito, non ancora adeguatamente valorizzato, della “Bagheria, città delle Ville”.

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