Della faccenda del sindaco delinquente diedero notizia anche i giornali nazionali. Sulla Gazzetta di Mantova del martedì 21 marzo 1865, ad esempio, possiamoleggere: “Mantova, 20 marzo
Da Bagheria scrivono, in data del 10, al Precursore: "Quest’oggi, questo delegato e la forza dei carabinieri, dietro regolare mandato di cattura, arrestarono il sindaco di Bagheria come imputato di omicidio con prodizione in persona di certo Cadorno commesso la sera del 5 corrente, e come imputato di falsità in affari di leva ed altri reati”. ( 1 )
Ripresa dal giornale palermitano, la notizia precisa quali fossero i reati contestati a Francesco Speciale e la data di quella interruzione traumatica ( l’arresto ) della sua sindacatura. ( 2 )
A distanza di pochi anni troviamo un omonimo come assessore al comune di Bagheria. Era la stessa persona? Scrive Antonino Cutrera: “Nel luglio del 1872 si dovette fare il rinnovamento del quinto dei consiglieri dell’amministrazione comunale di Bagheria, e la nuova associazione di mafiosi, ch’era sorta in Bagheria, per la prima volta si impegnò nella lotta elettorale, e riuscì a far risultare come sindaco il notaio Castronovo, persona di carattere accessibile, cedevole alle pressioni, e capace di dare appoggio ai tristi elementi.
Per gli stessi maneggi furono pure eletti consiglieri, e nominati poscia assessori Scaduto Gioacchino e Speciale Francesco, aderenti alla nuova associazione della quale pure faceva parte il consigliere Scaduto Onofrio”. ( 3 )
L’associazione di cui parla il Cutrera è naturalmente quella dei Fratuzzi; il sindaco uscente, il cav. Antonino Scordato, era “uomo di carattere energico e di onestà di propositi…perciò era malvisto dai mafiosi, che per ispirito di vendetta gli recisero in una notte, in una vigna, 2200 piante di vite, e nello stesso tempo lo minacciarono di morte”. ( 4 )
L’intimidazione, avvenuta il 22 maggio del 1872, aveva preceduto solo di poche settimane quelle elezioni che avevano portato a reggere il Comune i mafiosi e i loro protettori che, vedremo, non disdegnavano d’essere anche manutengoli di briganti.
Tuttavia, verso la fine del 1874, e precisamente con R. decreto del 20 novembre, l’amministrazione comunale venuta fuori da quelle elezioni sarà sciolta. ( 5 ) Cos’era successo?
E’ Antonino Cutrera, ancora una volta, a raccontarci quella vicenda; “In seguito all’arresto dei briganti Giovanni Giordano, Salvatore Figali e Santo Ferrara, come imputati di associazione a delinquere, furono pure arrestati gli assessori municipali Francesco Speciale, Gioacchino Scaduto, Onofrio Scaduto ed altri, mentre il sindaco era sospeso dalle sue funzioni e denunziato per lo stesso titolo di reato”. ( 6 )
La testimonianza di Gaspare Attardi, cancelliere della pretura di Bagheria, aggiunge, a quanto già sappiamo, altri particolari e, in più, la notizia di un sequestro di persona che arricchisce l’elenco dei delitti quantificati in precedenza e verificatisi durante quegli anni. Quel cancelliere, infatti, dichiarerà: “Negli ultimi tempi e propriamente in occasione del sequestro del giovinetto Pietro Giammanco (…) per ragioni di pubblica sicurezza furono arrestati i consiglieri assessori municipali Francesco Speciale, Onofrio e Gioacchino Scaduto, e si disse che il dott. Maniscalco cognato del sindaco Castronovo si era reso latitante e non ha guari venne decretata la sospensione di detto sindaco”. ( 7 )
Dove ci sono briganti ecco i sequestri, dove ci sono briganti ecco i manutengoli e un sistema di potere che non disdegna le connivenze mafiose da parte di persone cosidette perbene. “Infatti né il sindaco Castronovo, né i due assessori municipali già nominati avevano avuto ripugnanza ad intrattenersi amichevolmente in colloqui con tali facinorosi e con i briganti Ferrara, Figali e Giordano…Il contegno in genere del sindaco ed i continuati rapporti colla mafia erano tali e di siffatta natura che la sua connivenza coi più ribaldi del paese era a tutti notoria, e la sua sfacciataggine arrivò al punto da rilasciare certificati di buona condotta a vantaggio dei suoi amici i quali già erano stati ammoniti e inviati a domicilio coatto, e di favorire la latitanza di un individuo responsabile di un omicidio”. ( 8 )
Spareranno al cancelliere colpendo invece il figlio di undici anni; passerà poco più di un mese da quel delitto e, con R. decreto del 13 dicembre 1874, “ Attardi Gaspare, cancelliere della pretura di Bagheria, è tramutato alla pretura di Marineo”. ( 9 )
Sarà una fuga? Sta di fatto che l’aria che tirava in paese non era molto salubre per chi, come l’Attardi, aveva avuto il coraggio di schierarsi. Ancora una volta troviamo l’esito di quella vicenda nel prezioso Cutrera: “ L’autorità di P. S. era riuscita a denunziare all’autorità giudiziaria tra il 1874 e il 1875 tre fatti di associazione a delinquere, con il contemporaneo arresto di parecchi che ne erano imputati ma sia che le denunzie difettassero di prove esaurienti, sia che gli intrighi della mafia fossero riusciti nel loro scopo gli arrestati ben presto vennero prosciolti”. ( 10 )
Quanto al notaio-sindaco Angelo Castronovo, “messo sotto accusa nella cosidetta processura del 1874 e prosciolto per insufficienza di indizi”, ( 11 ) si dirà che era stato vittima di un uso politico della giustizia tendente a colpire anche i suoi sostenitori.
Dopo un breve periodo di commissariamento, dal 1875 al 1877 il notaio Angelo Castronovo tornerà a reggere il Comune. Avrà il tempo di consigliare paternamente il caporale delle guardie campestri Giuseppe Aguglia, anch’egli schierato come l’Attardi. L’uomo sarà avvertito “ di essere più prudente per l’avvenire e di non mostrarsi troppo amico con il delegato di P.S.”. Ma egli “invece di assecondare i desideri del suo superiore, seguì i sentimenti del dovere e, come prima, continuò a perseguitare i malvagi”. ( 12 )
Verrà ucciso dalla mafia. Siamo nel giugno del 1876, potente è l’associazione di malfattori dei Fratuzzi, ( 13 ) non è ancora spuntato chi ne denunzierà l’esistenza permettendone il processo. Anche da quest’ultimo Angelo Castronovo riuscirà a tirarsi fuori; nel 1885 poi, assieme al fratello gemello, il sacerdote Francesco, acquisterà villa Palagonia e le proprietà circostanti.
Biagio Napoli
NOTE
1-GAZZETTA DI MANTOVA (Google e Book ), Pazzoni, 1865, martedì 21 marzo, p. 43
2-Seguiranno, per pochi mesi ciascuna, e prima del commissariamento, le sindacature del notaio Francesco Farina e del cav. Antonino Scordato. Per il cavaliere della Mendola sarà la prima, l’altro invece si ricicla essendo stato sindaco nel periodo immediatamente preunitario e, precisamente, dal 1857 al 1859.
Alcune notizie su di loro, e sullo stile di vita della ricca borghesia durante il periodi preunitario, ci vengono fornite da Nicola Previteri ( Verso l’Unità, Gli ultimi sindaci borbonici di Bagheria, Assessorato ai Beni Culturali del Comune di Bagheria, Bagheria 2001 ). Nel 1852, ad esempio, una delle principali aspirazioni dello Scordato era quella di creare una banda musicale; allora contribuì alla formazione di un comitato promotore. La banda si formerà solo nel ’57, ancora per il suo impegno e per quello di Francesco Farina, sindaco, e si scioglierà all’arrivo di Garibaldi. Nel 1855 lo Scordato si prodigò invece affinchè nascesse a Bagheria un ritrovo per i notabili del luogo, per il clero cioè, i farmacisti, i medici, i notai, i ricchi proprie- tari. Il ritrovo fu aperto, si chiamò “Casa dell’Amicizia”, tra i soci fondatori vi fu, naturalmente, il notaio Francesco Farina. Che altro ci dice Nicola Previteri? Solo cinque sono le carrozze che girano per le strade impossibili di Bagheria a metà degli anni cinquanta; una, la più nuova, appartiene allo Scordato, e un’altra,
la più vecchia invece, è di don Nicola Farina, padre del notaio e ricco possidente. Quest’ultimo, nella vecchiaia, aveva ritenuto di costruire una chiesa suscitando la contrarietà del figlio. I dettagli della vicenda vengono raccontati da Francesco Michele Stabile che la definisce “tutta bagherese”.
Si tratta della chiesa del Carmine, detta dal nome del suo costruttore “chiesa di don Cola”, ricavata su un preesistente magazzino ed elevata, però, abusivamente.
“Il 15 ottobre del 1864 l’arciprete Castellana benedisse la chiesa” e vi si cominciò a dire messa; il 14 dicembre dello stesso anno, quando la chiesa è già costruita, benedetta e funzionante, gli vengono bloccati i lavori. Si mettono in mezzo il prefetto, l’arcivescovo, il notaio. Viene fuori che don Nicola “per soddisfare alla sua pietà e ad un obbligo verso la prima moglie” aveva affrontato “una spesa che aveva dissestato l’asse ereditario”. Ne erano venuti contrasti che avevano portato don Nicola a vivere da solo, in un magazzino, nonostante i suoi novant’anni, e a recriminare sul fatto che i figli né gli davano il mantenimento né gli facevano celebrare “la messa quotidiana nella chiesa propria da lui edificata”.
(Francesco Michele Stabile, L’arciprete Francesco Paolo Castronovo nella Bagheria della seconda metà dell’ottocento, in Francesco Castronovo Sacerdote ed Educatore, La figura e l’opera nel 1° centenario della morte, Atti del Convegno, Lions Club Bagheria, Bagheria 1999, p. 30 )
Antonino Scordato e Francesco Farina si imparentano nel momento in cui il primo sposa la sorella del secondo, Gesualda, che ha il nome, al femminile, del nonno, il sindaco Pittalà, ucciso nel suo studio notarile nel ’49, e la cui figlia Rosalia è la seconda moglie di don Nicolò Farina. Antonino Scordato è l’amico che s’accompagna a Luigi Bavin Pugliesi la notte della sua uccisione.
3-Antonino Cutrera, la mafia e i mafiosi, Origini e manifestazioni, Alberto Reber, Palermo 1900, pp. 145- 146, archive.org>…>American libraries
4-Ivi, p. 145
5-Enrico Iachello, Stato unitario e disarmonie regionali: l’inchiesta parlamentare del 1875 sulla Sicilia, Guida Editori 1987, p. 101
6-Antonino Cutrera, op. cit., p. 150
7-Vincenzo Drago, Una strage lunga vent’anni ( 1906-1926 ), Il Nuovo Paese, Bagheria dicembre 2012, pp. 95-96
8-Antonino Cutrera, op. cit., p. 151
9-GAZZETTA UFFICIALE DEL REGNO D’ITALIA, Anno 1875, Roma-martedì 12 gennaio- n. 8, augusto.digitpa.go.it/gazzette/index/download/id/1875008_PM
10-Antonino Cutrera, op. cit., p. 145
11-Vincenzo Drago, op. cit., p. 96
12-Antonino Cutrera, op. cit., p. 148
13-Ivi, p. 146, vengono riportati i nomi dei capi della setta dei Fratuzzi: “ A capo della società fu prescelto Sebastiano Agnello ed a decimoprimo Pietro Tornabene, con l’incarico di segretario, Ludovico Troja, Giuseppe Scaduto, Antonino Cirafici, Giuseppe Giangrasso e Casimiro Ajello”.
Gennaio 2014 Biagio Napoli