Cultura

Sabato 24 e domenica 25 marzo in tutte le regioni d’Italia ricorre la XX giornata FAI (Fondo Ambiente Italiano) di primavera, con l’apertura di 670 beni in 256 località: chiese, palazzi, ville, borghi, castelli, musei, giardini, teatri e molti altri luoghi aspettano l’invasione pacifica e affettuosa che da vent’anni caratterizza questi giorni speciali.

Tra queste location anche villa Cattolica di Bagheria, sede del museo Guttuso che per l’occasione potrà essere visitata sabato 24 e domenica 25 gratuitamente. Nell'occasione verrà servito gratuitamente succo d'arancia ai visitatori.

 

L'iniziativa che viene patrocinata, a livello nazionale dalla Presidenza della Repubblica e dai ministeri della Cultura, Pubblica Istruzione, Attività produttive, territorio ed Ambiente, in Sicilia gode del patrocinio dell'assessorato Beni Culturali e dell'Identità Siciliana.

7 gli istituti scolastici coinvolti a Bagheria: il liceo scietifico D'Alessandro, il liceo artistico R. Guttuso, I.P.S. S. D'acquisto, la scuola media statale C. Scianna, gli istituti comprensivi Buttitta ed Aiello ed il circolo didattico E. Loi.

Parte degli studenti coinvolti vestiranno i panni di Ciceroni e con lavori grafici e guide spiegheranno ai visitatori le bellezze del museo Guttuso.

Obiettivo principale del FAI è quello di educare le nuove generazioni alla valorizzazione,tutela, rispetto e RECUPERO dei "beni culturali ed ambientali"del Territorio.

Il programma prevede, tra l’altro l’apertura gratuita del museo Guttuso sabato dalle ore 9,30 alle 13,00 per le scolaresche. Anche il pomeriggio sarà possibile per tutti visitarlo gratuitamente così come domenica 25 dalle 10.00 alle 13.30 e dalla 15.00 alle 19.30.

fonte: ufficio stampa comune di Bagheria

 


Il 19 marzo tutta Bagheria è chiamata a festa, è il giorno del nostro Santo Patrono San Giuseppe! 

Dalla seconda metà del 1600, il principe Branciforti introdusse il culto e la devozione del Patriarca San Giuseppe, Santo protettore dei poveri, poiché i più indifesi avessero diritto al più potente dei Santi, almeno in questo siamo ricchi noi bagheresi. 

La festa inizia al mattino quando sono celebrate, presso la Chiesa Madre di Bagheria, le Sante Messe, alla fine delle quali è benedetto e distribuito il pane di San Giuseppe come simbolo della provvidenza che il Signore offre ai fedeli bagheresi per intercessione di San Giuseppe. 

Anche quest’anno, dopo il gran successo di quello trascorso, l’Ass. Baghering e l’Ass.ne Lannari, con l’aiuto della società civile e di alcuni panificatori bagheresi, hanno deciso di rendere ancora più memorabile questo giorno di festa cittadina: a conclusione della solenne messa del mattino, alle ore 10:30, l’arciprete La Mendola benedirà del pane posto sopra dei carretti tipici siciliani bardati a festa che, successivamente, percorreranno il Corso Umberto I distribuendo il pane benedetto. 

“Raccogliere per conservare, conservare per comunicare, questo è l’obiettivo della manifestazione culturale - dichiara Angelo Puleo, il Presidente dell’Ass. Baghering. In tempi come questi, quando ormai la così detta globalizzazione ha annientato ogni forma d’identità culturale, quando la memoria collettiva comincia a venire meno poiché ne vanno scomparendo gli interpreti e gli animi sono sempre più sfiduciati da un’epoca storico-economica non felice, è necessario fare appello all’orgoglio della nostra identità di cittadini bagheresi e cercare di conservare e rinvigorire quello che rimane della nostra umana ricchezza religiosa, storica, artistica e folkloristica.” 

Il nostro Santo Patrono, il pane benedetto e i carretti siciliani sono un più che significativo intreccio di simboli sacri e profani che rappresenta gran parte della nostra storia bagherese e malgrado il mezzo di trasporto quotidiano sia cambiato, la realtà del carretto non è persa e la presente e futura generazione avrà certamente bisogno di ascoltare i racconti dei carrettieri e come questo mestiere, definito da chi lo ha praticato un “arte”, sia indissolubilmente legato a Bagheria e al suo Santo Patrono San Giuseppe. 

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                        Auguri Bagheria e a tutti i bagheresi! 

 

III° appuntamento della rassegna "15000 musica scolpita", che vede la collaborazione dell'associazione Culturale EUTERPE, la Bottega d'arte e L'arsenale delle apparizioni, nella creazione di eventi culturali di varia natura, legati alla collezione discografica "Salerno", fruibile presso Palazzo Aragona-Cutò a Bagheria.

Il titolo dell'appuntamento: "La mia vita vorrei scriverla cantando", vuole essere un omaggio al poeta Ignazio Buttitta, al quale la serata é dedicata.

Per l'occasione L'arsenale delle apparizioni propone un menù del giorno composto di piatti provenienti dalla tradizione culinaria contadina, fra i quali potrete scegliere una o più portate.

Menù "Pani e tumazzu": Polpettine di finocchietto ca' cipuddata ,primosale e caciocavallo. Conchiglioni con le patate. Zuppa di fagioli e cruzziteddi. Brociolini al sugo. Salsiccia di suino nero dei Nebrodi, con cavolicelli. Fave a frittedda.

Per info e prenotazioni L'arsenale delle apparizioni- Via Lungarini 21- Casteldaccia.
Tel. 091 953 072 328 0075655.

Un fiume, due maneggevoli videocamere ad alta definizione ed il desiderio di risalire alla fonte di un'emozione, di una storia, di un punto geografico della nostra isola: questi gli ingredienti essenziali del documentario Oreto - The urban adventure.

Realizzato dal palermitano Igor D'india, videomaker freelance classe '84, il video ha debuttato ieri sera negli affollatissimi locali dell'associazione PaLab di Piazzetta del Fondaco a Palermo, ed è stato un tale successo da meritare un doppio turno di proiezione per consentire la visione a tutti gli intervenuti.

In trenta minuti di immagini, solo raramente interrotte da qualche sbigottito commento personale, Igor D'india ci racconta l'avanzato stato di degrado in cui versano le acque di quello che un tempo era uno dei maggiori serbatoi idrici della Conca d'oro palermitana. Ormai poco meno che una discarica a cielo aperto, e poco più che un rigagnolo, l'Oreto è stato percorso per circa 20 km dal nostro avventuriero post-moderno in un arco temporale che va dall’autunno del 2010 all’estate del 2011.

altLa sua armatura? Una muta 5 millimetri, un canotto - per i tratti più difficili a seguito delle abbondanti pioggie stagionali - ed un primitivo machete per i percorsi più impervi fra le rocce. Seguendo la serpentina segnata dal letto del fiume, che va dalla foce presso il Sant'Erasmo in cui il fiume si unisce al Tirreno e fino al punto più prossimo alla sorgiva dell'Oreto, poco sotto la frazione monrealese di Pioppo, Igor intraprende un viaggio fra le fanghiglie tossiche del fiume, rinvenendo rifiuti solidi d'ogni tipo, detriti, materiali di scarto, ma anche una tartaruga tropicale (finita lì chissà come!) e qualche pesce "trioculus"...  

Al di là del grande valore documentaristico del video (è infatti la prima attestazione visiva che abbiamo di una simile impresa) e del profondo senso di denuncia "morale" del disastro del fiume Oreto, ciò che ne viene fuori è un delicato diario di viaggio in immagini, immagini in cui traspare, a volte, un greve senso di pena e di impotenza, ed altre in cui affiora, inspiegabile, una flebile speranza, come la carezza di un'illusione nella certezza che la Natura sia sempre più forte di qualunque umana stupidità.

Igor D'india ha dichiarato sul suo lavoro «Il mio non è un documentario storico o una inchiesta, ma la mia personale esperienza all’interno del fiume e il rapporto che si è creato tra me e quello che osservavo dall’alto come una fogna a cielo aperto. Ho scoperto in realtà un percorso d’acqua che mi ha insegnato il senso di eternità. Siamo tutti preoccupati di dover salvare il fiume. Ma io, standoci dentro, ho vissuto una situazione di continuità. Il problema non è salvare l’Oreto, ma noi stessi. Perché il fiume è sempre stato là e continuerà a scorrere per sempre, anche millenni dopo la nostra scomparsa e noi stupidamente non ce lo stiamo godendo. Oggi è un non luogo, dove significato e significante non camminano insieme da tempo. Il problema principale purtroppo è la gente che ci vive intorno, che deve essere educata dalle istituzioni a rispettare il fiume, con una lunga opera di convincimento. Solo dopo si potrà parlare di riserva. Alla fine il mio è solo un documento-video che regalo alla comunità».

Guarda il trailer del documentario sul sito personale dell'autore www.igordindia.it

Guarda tutto il documentario andando qui http://everydayndia.wordpress.com/2012/03/06/oreto-the-urban-adventure-il-film/

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