Gli affari sono sempre quelli: pizzo, intermediazioni nelle attività edilizie, controllo del traffico di stupefacenti, però come sempre uno è l'obiettivo "strategico", riformare cioè il coordinamento, la cupola, per dare all'organizzazione un vertice centralistico e unitario.
Ma oggi rispetto al passato è cambiata la convinzione degli inquirenti, l'efficacia degli strumenti di indagine ed in definitiva la filosofia con cui viene combattuta cosa nostra.
Colpirla e disarticolarla, non appena tenta di riorganizzarsi e di avere nuovi referenti, è questa la nuova strategia, arrestare i nuovi capi e capetti prima ancora che si radichino nel territorio.
Le attività lucrative sono come dicevamo quelle di sempre, ma aumenta il numaero di quei commercianti o imprenditori che considerano inelluttabile, pagare un pedaggio a cosa nostra e denunciao e si rifutano di pagare.
Le indagini hanno messo in luce la pervasività nel tessuto economico, rpoduttivo esociale delle nuove leve, che contano su una acquiescenza di una larga aprte della società, che ritiene inutile ribellarsi e agire per cambiare.
A che perchè oggi, come ieri, la mafia è perfettamente inserite con proprie attività "lecite" nel tessuto economico e produttivo: il pizzo si paga anche affidando lavori in subappalto, imponendo forniture e servizi, assunzioni e come sempre con il controllo del traffico di stupefacenti che vuol dire controllo del territorio.
Le indagini dei carabinieri decapitano il mandamento mafioso che opera nel centro città.
L'amante di un boss collabora da settembre con la giustizia, ha svelato i segreti del clan.
Monica Vitale, 28 anni, ha indicato anche uno dei presunti mandanti dell'omicidio dell'avvocato Enzo Fragalà: si tratta del nuovo reggente del mandamento, Tommaso Di Giovanni, arrestato per associazione mafiosa
Anche la produzione della nota fiction Mediaset "Squadra antimafia" era finita nel mirino del racket del clan di Portanuova che aveva il controllo del catering e dei trasporti della fortunata serie televisiva, che miete ascolti.
E' uno dei particolari dell'operazione antimafia denominata "Pedro" che ha portato all'arresto di 28 persone.
Dall'inchiesta, così chiamata perché il reggente del quartiere, Calogero Lo Presti, era noto come lo "zio Pietro", vengono fuori i nomi dei vertici del mandamento: tra questi il numero due del boss Tommaso di Giovanni.
Era lui, secondo la collaboratrice di giustizia Monica Vitale, a tenere le casse della cosca.
L'operazione dei carabinieri colpisce al cuore il mandamento di Porta Nuova.
I magistrati che si sono dell'inchiesta sono il procuratore aggiunto Ignazio De Francisci e i sostituti Maurizio Agnello, Caterina Malagoli e Francesca Marzocco.
Una parte rilevante dell'indagine riguarda il mandamento di Bagheria: gli investigatori ne hanno individuato i vertici e hanno ricostruito la mappa del racket nella zona, principale attività di guadagno della cosca, dove secondo gli investigatori Antonino Zarcone, solo quaranta anni, ma che già dispensava consigli come un vecchio padrino, era diventato il numero uno della mafia di Bagheria.
La collaborazione di Monica Vitale e le indagini sul campo hanno consentito ai carabinieri del reparto operativo e del nucleo investigativo, guidati da Paolo Piccinelli e Antonio Coppola, di chiedere e ottenere il fermo per 22 persone (le altre sei erano già in cella e per loro e' arrivata la custodia cautelare) per bloccare la riscossione del pizzo ed eventuali fughe, rischio molto concreto visto che il clan avrebbe goduto dei favori di un ex poliziotto in pensione, Matteo Rovetto, che passava a Calogero Lo Presti la notizia di imminenti blitz.
Un clan, quello di Porta Nuova che pensava e si muoveva in grande.
L'obiettivo, secondo gli inquirenti, era quello creare un unico grande mandamento nella zona centrale della città capace di interloquire con i mandamenti di Pagliarelli, Santa Maria del Gesù, Brancaccio, Noce, Boccadifalco, Tommaso Natale, Misilmeri e Bagheria.
Molto resta da scoprire sulle nuove strategie e alleanze. Molto anche sul fronte del pizzo.
A cominciare dal libro mastro del racket zeppo di nomi di commercianti che pagano nel salotto buono della città, che Monica Vitale avrebbe visto con i suoi occhi.