Nonostante abbia finito di scontare la pena otto anni fa (una condanna complessiva a 18 anni) il boss Filippo Guttadauro (foto di copertina), 72 anni, rimane al 41 bis nella "casa di lavoro" in cui si trova dal 2015.
Lo ha deciso la prima sezione della Cassazione, che ritiene Guttadauro socialmente pericoloso e per questo ha respinto l'istanza che il capomafia originario di Bagheria (Palermo), ma da anni residente a Castelvetrano (Trapani) aveva presentato per mezzo della figlia avvocato, Lorenza Guttadauro. Guttadauro è marito di Rosalia Messina Denaro, arrestata a marzo scorso: dunque è cognato di Matteo Messina Denaro, il superlatitante catturato il 16 gennaio 2023 e morto nel carcere dell'Aquila il 25 settembre scorso.
Rosalia è a sua volta in cella perché ritenuta fiancheggiatrice e un sostegno nella trentennale fuga del fratello, mentre Filippo fino all'11 aprile 2006 era stato in contatto diretto con Bernardo Provenzano, anche lui latitante (per 43 anni) fino al giorno in cui venne catturato nel covo di Montagna dei Cavalli. Lì, a Corleone (Palermo) la polizia trovò numerosissimi pizzini della corrispondenza fra Provenzano e Messina Denaro, in cui si faceva riferimento a un personaggio indicato col numero 121, poi identificato proprio in Filippo Guttadauro, il tramite fra i due capimafia e il responsabile di una serie di altri reati collegati all'attività di Cosa nostra.
La situazione familiare, la moglie legata al superlatitante come tutto il resto della famiglia, avevano indotto il tribunale di sorveglianza di Trieste, il 24 maggio 2022 e poi proprio il 16 gennaio dell'anno scorso, a confermare sia la casa di lavoro (misura che viene definita "ergastolo bianco", dato che può essere prorogata senza limiti) sia il 41 bis, cioè il carcere duro, allungato di altri tre anni, dunque in scadenza a gennaio 2026.
AGI