Il Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha emesso una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 16 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata a furto, riciclaggio di auto di lusso e truffa in danno ad assicurazioni poste in essere tra Palermo e Villabate.
Le investigazioni, condotte dai Carabinieri della Compagnia di Misilmeri nell’ambito dell’operazione denominata “Dirty Cars” - a cui per una parte di indagine si è unita la Squadra Mobile - e coordinate da un pool di magistrati sotto la direzione del Procuratore Aggiunto Ennio Petrigni, hanno consentito di focalizzare l’attenzione su un gruppo di persone che, a partire dall’aprile 2017, poneva in essere attività di riciclaggio di auto che venivano rubate nella provincia di Napoli e successivamente rinvenute a Palermo.
In particolare, i soggetti destinatari del provvedimento acquistavano le auto di lusso (Ferrari, Porsche, Range Rover ed Audi) o di tendenza del mercato, le intestavano a dei soggetti c.d. “teste di legno” e, dopo averle assicurate, anche con l’utilizzo di sistema satellitare per sviare i sospetti delle compagnie assicurative, ne simulavano il furto, che veniva regolarmente denunciato alle Forze di polizia e alle compagnie assicuratrici per la riscossione del risarcimento. Successivamente, gli indagati simulavano il rinvenimento delle auto e, rientrando in possesso dei veicoli, li reimmatricolavano con targhe e documenti di circolazione nuovi, rivendendoli attraverso concessionarie compiacenti.
Dei 16 provvedimenti eseguiti, tre soggetti (C.G. classe 1989, C.C. classe 1990 e C.A classe 1995) sono stati destinatari degli arresti domiciliari, sette sottoposti ad obbligo di dimora e sei ad obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Tra i destinatari della misura cautelare figurano anche un appartenente alla Polizia di Stato ed un militare dell’Arma dei Carabinieri, i cui provvedimenti sono stati eseguiti dai rispettivi colleghi. Indagati un poliziotto, che adesso ha l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, e un carabiniere, con obbligo di dimora a Bagheria (è stato già sospeso dal servizio).