Blitz "Xydi": Simone Castello ritenuto l'anello di congiunzione tra le famiglie mafiose

Blitz "Xydi": Simone Castello ritenuto l'anello di congiunzione tra le famiglie mafiose

cronaca
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Simone Castello, 71 anni, imprenditore agricolo originario di Villabate ma residente a Bagheria,  già uomo fidato del boss Bernardo Provenzano, sarebbe l'anello di congiunzione tra i boss palermitani e quelli agrigentini e al centro dei traffici e dell'alleanza con i boss di oltreoceano.

E' quanto avrebbero scoperto gli inquirenti riguardo all'operazione "Xydi" di qualche giorno fa che ha portato in carcere 22 persone e ad emettere un nuovo provvedimento a carico del super latitante di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro.

Castello che negli ultimi 20 anni ha collezionato diversi arresti, condanne e assoluzioni, era stato anche assolto dall'accusa di mafia e gli erano stati restituiti i beni.

Ma nelle intercettazioni eseguite nel corso delle indagini e in particolare nei colloqui con diversi esponenti, tra i quali Giancarlo Buggea, compagno dell'avvocato Angela Porcello, che per gli inquirenti sarebbe organica a Cosa nostra,

Castello appare come figura centrale di diversi traffici illeciti, anche internazionali, che dimostrano come sia pienamente attivo, protagonista, promotore e garante per il buono esito degli affari di cosa nostra siciliana.

Simone Castello

Il comunicato dei Carabinieri sull'operazione:

"Si chiama"Xydi" il blitz con il quale il Ros ha eseguito all'alba di oggi 23 fermi per mafia: ci sono anche un avvocato, un ispettore e assistente della polizia.

Per 2 anni i capimafia di diverse province siciliane si sono riuniti nello studio di un'avvocata di Canicattì che era la compagna di un imprenditore già condannato. Il suo studio era stato scelto come base logistica dei clan perché la legge limita le attività investigative negli uffici degli avvocati.

C'è nell'indagine anche un dialogo tra l’avvocata Angela Porcello, fra i fermati del blitz dei carabinieri del Ros, e il capomafia agrigentino Giuseppe Falsone, detenuto al 41 bis nel penitenziario di Novara.

Ecco le parole di Falsone che fa un’analogia tra la società e il carciofo: “Quando c’è miseria in un territorio può succedere di tutto, la Sicilia è una terra desolata, di miseria, si formeranno situazioni di piccolo banditismo che sarà micidiale”. Ed ecco il paragone: “… lei ha presente come si coltiva il carciofo, quando si tira con la zappa, spuntano i carduna, ogni carciofo spara quaranta carduna”. Ancora: “… quando non c’è buon senso e ragionevolezza, quando non c’è un punto di riferimento chi si deve prendere la briga… si indirizza la società ci vuole un minimo di organizzazione sociale, a noi ci hanno macellati, è vero che ci sono state cose brutte ma anche cose positive per la società, non si deve prendere solo il bello anche il brutto, la vita è complessa”.