Assume sempre più i contorni di un' esecuzione mafiosa in piena regola quella di Pietro Lo Bianco, 26enne ucciso mercoledi sera nel centro abitato di Misilmeri pieno di gente, che però non ha visto o sentito nulla, nel più classico e triste dei comportamenti.
Secondo questa ricostruzione, due killers incappucciati, si sono appostati nei pressi della bancarella di frutta del Lo Bianco, usciti dal nascondiglio, uno dei due ha esploso due colpi di fucile che hanno ferito Lo Bianco al fianco e al torace, mentre l'altro avrebbe sparato un colpo di pistola alla testa della vittima la cui vita è cessata prima dell'arrivo in ospedale. Un complice che guidava una Fiat Punto, (che non è stata ancora ritrovata), ha preso poi a bordo i due assalitori, che si sono così defilati.
Tutte le circostanze, fanno pensare ad un omicidio di mafia, soprattutto, ove venisse confermato, il particolare del colpo alla testa, che nella fitta e intricata trama della simbologia mafiosa, rappresenta una "punizione extra", un ulteriore elemento di ferocia a simboleggiare "la fine che fa" chi vìola certe regole di "cosa nostra".
Oltre le modalità dell'agguato, anche le indagini sul Lo Bianco offrono riscontri in questa direzione. Lo zio, Francesco Lo Gerfo, è un mafioso, "uomo d'onore" della famiglia di Misilmeri arrestato nel 2005 nell' operazione "Grande mandamento", che ha già scontato i 2 anni e mezzo inflittigli in appello. Mentre il giovane ucciso, aveva solo un precedente penale per detenzione illegale di una pistola con matricola abrasa, trovatagli addosso insieme ad un gran numero di munizioni.
Tra le ipotesi d' indagine, la cui competenza sarà presto trasmessa dalla Procura di Termini Imerese alla DDA di Palermo, prende corpo quella della possibile "condanna a morte" di Pietro Lo Bianco da parte della cosca di Misilmeri, in seguito a dei non meglio precisati tentativi dello stesso di assumere un ruolo di maggiore peso nell'ambito della "famiglia"; rendendosi così inviso ad alcuni elementi della stessa, che evidentemente hanno voluto anche lanciare un segnale di forza e di spregiudicatezza, data l'ora e il luogo dell' assassinio.
Misilmeri, rientra nel "mandamento" di Belmonte Mezzagno, nel quale "cosa nostra" non è mai stata inoperosa o poco incline a fatti anche eclatanti, (basti pensare al taglio degli uliveti del deputato regionale PD Vitrano, accaduto solo pochi giorno orsono, di chiara matrice mafiosa); ma nel quale non c'era un omicidio dall' agosto del 2000.
Gli inquirenti adesso temono un' escalation di violenza per la leadership del mandamento, mentre l'ultimo pentito della famiglia di Belmonte Mezzagno, Giacomo Greco, sta rivelando ai magistrati scenari particolareggiati degli assetti mafiosi della zona.