Cronaca

Emanuel Rughoo Tejo, uno dei due bagheresi arrestato ieri assieme a Gaspare Ribaudo per tentata estorsione nei confronti dei gestori di un discopub alla periferia est di Palermo, non è un nome del tutto sconosciuto agli inquirenti che il suo nome, e il suo ruolo di fiancheggiatore di cosa nostra lo hanno ripescato dalle intercettazioni disposte a carico dello stesso Flamia, di cui Luca u nivuru, soprannome di Rughoo Tejo è cugino perchè figlio di una cugina del Flamia.

E lo ritrovano in una situazione molto calda, allorchè cioè Rughoo si convince che a dar fuoco alla auto del padre, una Mercedes Slk, sia stato il tunisino Mozdahir Driss spalleggiato dall'altro cugino del Flamia Salvatore Giuseppe Bruno, entrambi arrestati nell'operazione 'Argo' del maggio 2013.

Al punto che Driss di fronte alle minacce di Rughoo, aveva manifestato allo stesso Bruno la sua intenzione di far fuori l'italo-brasiliano. Mozdahir confidava: “... lo devo ammazzare... parliamoci chiaro... lui... lui questi gatti a pettinare non se li può prendere con me... perché lui deve venire con la ragione... non con il torto... capito? e deve venire sereno... non ubriaco... perché è ubriacato? Uno i discorsi li può fare come vuole... giusto è?”.

Ed ancora:  “... è venuto... dice che gli ho bruciato la macchina. Ma come l'ho bruciata io questa macchina? La Slk di suo padre. Siccome hanno a che fare con i deboloni... perché se io ho qualcosa con lui, io me la tengo e poi ci vado a sparare nelle gambe... o nelle corna....perché io sono fatto così... non è che vado a sciogliere la macchina... comunque gli devo tirare nelle mani, nelle gambe...dove capita....non sta al cimitero?... mi metto la con la seicento rubata che già me la sono andata a prendere...che mi interessa! è un cornuto e sbirro... gli ho detto…'Luca.... vedi che non è come dici tu...io queste cose non le faccio...' e lui dice... 'sì...li facevamo assieme queste cose... Porticello quando Nicola diceva di andare a bruciare le cose non li facevamo insieme”.

Ed il Rughoo, tipo manesco, lo aveva pure fermato a Bagheria Mozdahir Driss minacciandolo di pestarlo: Rughoo: “... se ti devo alzare le mani te li alzo a Bagheria... te li alzo a verso mio... a Bagheria sei capace a discutere... a Casteldaccia...sei capace a discutere”. e  Mozdahir  di rimando: “... siccome tu mi stai dicendo che io ho fatto una cosa che non ho fatto... non l'ho fatta... non l'ho fatta... questa cosa. “... gli ha bruciato la macchina a mio padre ....ancora parli Giusè?.....”, diceva l'italo-brasiliano rivolgendosi a Giuseppe Bruno, pure lui presente.

altE' Flamia allora che veste i panni del mafioso uomo di pace e mette la buona tra il manesco e sospettoso Luca u nivuru e i suoi manutengoli Driss e Bruno in un incontro riappacificatore presso il suo supermercato di via Nino Bixio, e dopo aver chiesto ai contendenti di smetterla  perchè Driss in effetti quella macchina non l'aveva bruciata chiama in disparte il riottoso Rughoo che non voleva saperne di stringere la mano a Driss e gli dice “ora te li do io due schiaffoni a te...), poi convince anche Mozdahir Driss (detto Andrea) che fa resistenza: “salutatevi... Andrè vedi che ora mi stai facendo impazzire... salutatevi, ed è finito il discorso. Il discorso è finito... quello aveva avuto un indizio sbagliato, se fossi stato io avrei fatto la stessa cosa... se fossi stato io avrei fatto lo stesso, e pure tu avresti fatto lo stesso... è stato informato male...stop....chiuso”. 

 

 

 

 

 

Emanuel Rughoo Tejo

Assisteva la clientela nell’esercizio della propria professione predisponendo la documentazione necessaria per la compilazione delle dichiarazioni fiscali dei propri assistiti, ma “dimenticava” di dichiarare al Fisco il compenso incassato.

E’ così che il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo ha scovato un ragioniere palermitano, P.G., di 41 anni e con studio in città, il cui tenore di vita è risultato, sin dai primi accertamenti, non in linea con il reddito dichiarato al Fisco.

Tutto è partito da una mirata attività di analisi e dall’incrocio delle varie banche dati in uso alle Fiamme Gialle dalle quali è emerso che gli importi dichiarati erano davvero troppo esigui per il ragioniere che, per l’anno 2011, aveva addirittura omesso completamente di presentare le prescritte dichiarazioni dei redditi. Pertanto, nel 2013 il professionista è stato sottoposto ad un primo controllo, durante il quale è stato anche accertato che egli si era avvalso delle prestazioni di 2 lavoratori “in nero”.

I risultati di questo primo intervento hanno, quindi, indotto gli investigatori ad approfondire gli accertamenti fiscali, attivando le indagini sui conti correnti del ragioniere e di sua moglie, dove si riteneva potessero essere stati occultati i proventi dell’attività professionale.

I dubbi dei verificatori si sono rilevati fondati: al professionista è stato tra l’altro contestato di aver versato sui propri conti somme delle quali non è stato in grado di giustificare la provenienza ed è stato quindi chiesto alla Procura della Repubblica di Palermo il sequestro preventivo dei beni nella disponibilità dell’indagato, per un ammontare pari all’imposta complessivamente evasa.

Condividendo le ricostruzioni investigative operate dalle Fiamme Gialle, il G.I.P. del Tribunale di Palermo – in accoglimento della richiesta del P.M. titolare del fascicolo processuale – ha emesso un provvedimento di sequestro preventivo dei beni mobili, immobili, del denaro e dei titoli nella disponibilità dell’indagato per un ammontare di circa 700 mila euro, cui i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria hanno dato esecuzione, nei giorni scorsi, apponendo i sigilli a 2 fabbricati, 5 terreni e 5 veicoli.
 

Le indagini dei poliziotti della sezione Criminalità organizzata hanno condotto all'arresto di due pregiudicati bagheresi, Gaspare Ribaudo, 23 anni ed Emanuel Rughoo Tejo, 38enne di origini brasiliane.

A disporre il provvedimento il gip del Tribunale di Palermo Roberto Riggio su richiesta dei pubblici ministeri Sergio Demontis e Francesca Mazzocco. I due sono accusati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso: il loro obiettivo sarebbe stato quello di occuparsi della "sicurezza" del locale, un modo per ottenere il controllo dell'attività gestita da padre e figlio, presi di mira per oltre un anno e fino allo scorso 29 luglio

In precedenza avevano svolto l'attività di 'buttafuori' in una discoteca poco fuori Bagheria.

Sono stati documentati nelle indagini della Polizia ben tre  episodi di violenza, con "incursioni" notturne volte ad intimidire i gestori del locale. Minacce iniziate nel 2012 e talora sfociate in vere e proprie aggressioni con tanto di calci e pugni ai titolari di una discoteca estiva palermitana che, esasperati, si sono rivolti alla polizia.

altQuella sera erano stati minacciati per la terza volta nel giro di pochi mesi. L'ennesimo episodio di violenza psicologica e fisica che stava per trasformare la loro attività lavorativa in un inferno di ricatti e minacce. I due hanno raccontato ai poliziotti che il regolare svolgimento delle serate musicali estive era stato stravolto dalle incursioni di Ribaudo e Tejo, che la scorsa estate avrebbero chiamato i rinforzi per far circondare da dieci malviventi il figlio del titolare.

Il ragazzo si trovava in un bar di Bagheria, alle porte della città, quando è stato avvicinato dal gruppo che ha attaccato bottone con la scusa di una festa per un addio al celibato. Uno dei malviventi avrebbe cominciato con il pretesto di chiedere informazioni, prezzi, orari, ma la vittima si è resa conto subito dove i due sarebbero andati a parare.

Le ormai solite minacce rinforzate da toni e atteggiamenti palesemente intimidatori. 

Le indagini da quel momento hanno preso u rutmo più serrato. Gli investigatori sono risaliti ai due pregiudicati grazie ai racconti dettagliati di padre e figlio, ma la polizia è ancora a caccia dei complici che hanno preso parte alle aggressioni.

 

Foto  tratte da livesicilia

 

Intorno alle 21 della serata di ieri martedì 28 ottobre, gli operatori della volante di servizio per il controllo del territorio della Polizia di Stato di Bagheria,  procedevano all'arresto di due pregiudicati, Martorana Giorgio di 38 anni, e Lo Medico Michele di 42, colti in flagranza di reato all'interno di una officina meccanica in via Omero al civico 51 a Bagheria.

Gli agenti sorprendevano infatti il Martorana intentoa caricare tubi di acciaio inox e due elettropompe sul cassone di una Motoape Piaggio, priva di targa, che si è acclarato essere di proprietà del Lo Medico, che peraltro si trovava ancora all'interno del cortile antistante la predetta officina, che dai titolari veniva utilizzato come deposito, mentre era ancora intento a razziare altro materiale ferroso, desistendo solo alla vista degli agenti.

La Polizia procedeva pertanto all'arresto in flagranza di reato del Martorana e del Lo Medico che venivano deferiti all'autorità giudiziaria anche in relazione al possesso di alcuni arnesi atti allo scasso, della Motoape utilizzata per il furto, e di un contrassegno assicurativo risultato contraffatto.

I due arrestati nella giornata odierna compariranno dinanzi al Tribunale di Termini Imerese per la convalida dell'arresto e per la celebrazione del rito direttissimo.

altalt

 Lo Medico  Michele                          Martorana Giorgio

 

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