All’origine furono i Normanni
La “Chiesazza”, o San Michele di Campogrosso, è un monumento di età normanna, contemporaneo alla cattedrale di Cefalù, costruito oltretutto dalle stesse maestranze.
Si tratta di un edificio imponente, edificato a scopi non solo religiosi ma anche militari e di controllo del territorio, a quel tempo in gran parte in mani islamiche.
Da un punto di vista turistico, la costruzione, che pure è monumento nazionale dalla fine del XIX secolo, non è mai stato valorizzato.
Nel secolo XIII, e fino alla metà del successivo, la situazione del nostro territorio sostanzialmente non muta: allevamento brado, bosco, nessuna presenza stabile di uomini o tracce di attività agricole. Il quadro inizia pian piano a cambiare dall’ultimo scorcio del XIV secolo in poi.
Nel 1392 la Sicilia passava nelle mani degli Aragonesi, e Francisco de Casasaya, proveniente da Barcellona, ottiene in feudo il Castello di Solanto (esistente dal 1365 ca) ed il territorio circostante. Da allora, Solanto sarebbe stato fino ai primi decenni dell’Ottocento il centro politico e amministrativo della stessa zona su cui sarebbero sorte, nei decenni a seguire, le cittadine di Bagheria, Santa Flavia e Casteldaccia.
Il Castello di Solanto, oggi fortemente rimaneggiato, è situato in una posizione suggestiva e funzionale. Porticciolo, tonnara, centro politico della baronia, caricatore del grano, approdo di truppe a due passi da Palermo, è spesso stato anche teatro di regine in fuga e re in visita.
La sua impronta costruttiva attuale risulta essenzialmente piegata alle esigenze connesse alle attività di pesca, ed in parte anche alle trasformazioni avvenute nel corso del XVII secolo per opera della famiglia Joppolo.
Col diffondersi delle masserie che sfruttano il territorio attorno a Palermo, si sviluppa un’attività industriale di una certa importanza, destinata a durare fino alla fine del secolo XVII; tra le altre ricordiamo soprattutto la produzione dello zucchero di canna - che verrà esportato in tutta Europa ed avrà una valenza economica notevole nei tre secoli della sua storia.
Proprio sul fiume che separa Bagheria da Ficarazzi esiste, fin dal 1443, un ponte-acquedotto che portava da Risalaimi (nei pressi di Marineo) l’acqua alle piantagioni di canna presenti sul versante di Bagheria. Costruito dal barcellonese Antonio de Zorura, su commissione di grandi imprenditori siciliani del tempo (Imperatore, Speciale, Campo), il ponte conserva ancora lo stemma di questa famiglia. E’ un’imponente opera architettonica che ha preceduto le opere idrauliche di Leonardo in Lombardia.
Rimaneggiato ancora nel XVII secolo, fino al 1900 era in funzione per gli agrumeti.