Lo spreco delle acque reflue depurate- di Vincenzo Lo Meo

Lo spreco delle acque reflue depurate- di Vincenzo Lo Meo

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Ogni singolo giorno dell’anno, a Bagheria, buttiamo a mare almeno 8.812 metri cubi di acqua depurata, pari a 220 zappe d’acqua con le quali si potrebbero irrigare, ogni singolo giorno dell’anno, circa 100 tumoli di terreno, pari a sua volta a 14 ettari al giorno.

In pochi giorni si potrebbero così irrigare i limoneti dell’intero territorio Bagherese e avere la disponibilità di acqua per praticare una conveniente coltivazione di colture arboree, essendo possibile sotto l’aspetto tecnico e normativo (DM 185-2003) utilizzare, per le colture arboree, le acque reflue depurate, opportunamente recuperate.
Il dato, di 8.812 metri cubi di acqua buttata ogni giorno a mare, è ricavato, per difetto, abbattendo del 60% (perdite stimate) la dotazione idrica in entrata, che è in media pari a circa a 170 litri di acqua al secondo e non considerando gli apporti esogeni, che pure arrivano al depuratore.

E’ il momento quindi di pensare e ragionare concretamente alla realizzazione, all’interno del depuratore comunale, di un impianto di recupero di tali acque per il loro utilizzo irriguo, in prevalenza, ma anche civile ed industriale: il paradosso attuale è, infatti, l’assoluta mancanza di acqua per irrigare gli impianti arborei, che in alcune contrade stanno andando incontro alla morte e dove i proprietari stanno sperimentando di tutto, con costi elevati, pur di assicurare la sopravvivenza delle piante, e, di contro lo spreco di tale preziosa risorsa. Al riguardo, l’esperienza, riuscita, in alcuni comuni ragusani traccia una strada che va seguita, senza remore.

Ciò oggi più di prima, considerato che dal 1926 questa è la prima estate in cui non viene fornita dalla struttura consortile acqua per irrigazione alle campagne e constatata, soprattutto, la disponibilità di cospicue risorse finanziarie sulle quali mai prima d’ora, almeno negli ultimi quarant’anni, il Comune può contare: si tratta di fare qualche opera in meno (qualcuna delle quali di discutibile effetto funzionale ed architettonico) e assicurare la disponibilità di una risorsa che costituisce, al di là della drammatica contingenza attuale, fattore di sviluppo per l’ economia agricola del comprensorio.

Vincenzo Lo Meo