Dei 35 cipressi messi di recente a dimora lungo il primo tratto di Viale S. Isidoro, ben 13 sono morti: è questo tra gli ultimi esempi di piante messe a dimora e abbandonate.
Analogo il destino cui sono andati incontro:
i 9 dei 17 Cercis Siliquastrum (Albero di Giuda) messi a dimora in via Diego D’Amico e, impietosamente, morti;
i 12 dei 28 Platani piantati in Corso Baldassare Scaduto e anch’essi morti per abbandono;
i 10 delle 25 Iacarande messe a dimora in via Parisi, già morte e le restanti avviate pure a tale infausto destino:
le quattro delle 10 magnolie piantate (4 morte e ancora non estirpate mentre alcune, pure morte, sono state sostituite con aranci amari, due dei quali irreversibilmente danneggiati)
Da mettere in evidenza poi, il trattamento che stanno ricevendo in queste settimane gli aranci amari in corso Butera, trattamento a dir poco impietoso: radici tagliate, ferite ai tronchi, mutilazioni diffuse e ingiustificate: gli aranci vengono trattati come cose inanimate.
In materia di verde pubblico assistiamo, in silenzio, al più disarmante menefreghismo unito a incompetenza e al colpevole sperpero di risorse pubbliche: tutte le piante messe a dimora e morte erano ottimi esemplari e tutti ben sviluppati e di valore relativamente considerevole.
E’ utile ricordare, a questo punto, che per creare e gestire il verde pubblico ci vuole competenza, impegno e, soprattutto, sensibilità e gli esempi sopra riportati dimostrano che tali aspetti difettano e di molto.
Tutto ciò non sarebbe grave se non comportasse lo spreco di pubblico denaro e il venir meno, soprattutto, dei molteplici e preziosi benefici che gli alberi arrecano in città; ma, evidentemente, i nostri amministratori questo non lo sanno.
Vincenzo Lo Meo