Il Diavolo e l'acqua potabile - di Maurizio Padovano

Il Diavolo e l'acqua potabile - di Maurizio Padovano

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Ricevo via e-mail - da un amico pugliese da anni ormai trapiantato in Sicilia - la segnalazione di un articolo di cronaca apparso sul Corriere della sera del 3 marzo 2009. Il motivo della segnalazione, quello più fatuo, è la presenza della parola ‘Bagheria’ nel sommarietto d’apertura e nel testo dell’articolo;

il motivo più autentico si condensa, invece, nella battuta amara del mio amico il quale mi chiede, e mai domanda è stata meno retoricamente scontata: ‘ma da queste parti, un a volta, non ci abitava un certo Leonardo Sciascia”?

Nel suddetto pezzo di cronaca del Corriere nazionale, infatti, si parla della nostra ridente cittadina per un motivo che mi lascia perplesso. Leggo con attenzione il pezzo e, in un primo momento, mi viene da ridere.

Poi, però, la costernazione ha il sopravvento. Scopro infatti che a Bagheria ha avuto luogo un incontro (non so se è il termine più adatto per definire l’accaduto, nel qual caso chiedo scusa per l’approssimazione) tra i venti preti esorcisti (ufficiali) che operano nella nostra isola, e il Presidente della Conferenza Episcopale siciliana, il vescovo di Palermo Paolo Romeo.

Motivo dell’incontro? Il ringraziamento per la loro ‘tempra (dei preti esorcisti) nel combattere il maligno’, al termine di un ciclo di lezioni (con tanto di attestato di frequenza, come un qualsiasi altro corso di formazione professionale) tenute da Mons. Renzo Levatori, dell’Università Pontificia Urbaniana.

Rimango sgomento dall’apprendere che in Italia operano 100 preti esorcisti con tanto di patente scaccia maligno, ma altri, si lascia intendere, operano al ‘nero’ (cosa che al maligno, atro com’è e avverso allo Statuto dei lavoratori, non dovrebbe dispiacere). Ma perché 20 su 100 nella sola Sicilia?

Ci si spiega, poco oltre, per giustificare l’altissima percentuale, che qualcuno ha definito la Sicilia “un paradiso popolato da diavoli”, e che dietro molte malattie c’è Satana. Malattie? Satana? Boh! Non capisco ma, a differenza di Arbore, non mi va di adeguarmi.

Forse perché sono un autentico ignorante in materia, e le mie uniche conoscenza sono riconducibili a un brutto film e alle cronache sollazzevoli e boccaccesche di Monsignor Milingo con annessa moglie coreana, che riempirono le pagine di giornali e rotocalchi qualche estate fa.

Non posso non chiedermi, però, se invece, dietro il bisogno percentualmente spropositato di esorcismi siciliani, non ci sia il male endemico – e ormai vittorioso, secondo il pamphlet di Nicola Tranfaglia – del cancro mafioso?

Fra Benigno, capo degli esorcisti isolani, su tale argomento non scuote affatto le nostre convinzioni:Riina e la mafia non sono una manifestazione del diavolo ma il frutto di scelte sbagliate”. Insomma, per il momento l’acqua benedetta non prenderà il posto del Codice Penale e il PM Di Matteo non verrà sostituito da Milingo.

Rimane il disappunto, comunque, per non poter provare terapie di dimostrata efficacia nei confronti della patologia che più di ogni altra prostra e umilia la nostra comunità.

Ci spiega, però, Fra Benigno che oggi il diavolo si manifesta “Come ha sempre fatto in passato e come farà in futuro. Oggi comunque bisogna stare attenti a fattucchieri, messe nere, musica e mode sataniste: sono spesso dei varchi utilizzati proprio dal demonio”.

È notorio, infatti, che i Catari e gli Albigesi, nella Francia del Sud, frequentassero le discoteche e ascoltassero i dischi dei Led Zeppelin e dei Rolling Stones al contrario. Del resto, Mick Jagger non è da trenta anni che canta a squarciagola Sympathy for the devil? Aggiunge infine, Fra Benigno (nomen omen) che l’indemoniato si riconoscerebbe, tra l’altro, ‘per una sovrumana capacità di ragionamento”!!!
Veramente viene da invocare, magari simulando una seduta spiritica: Leonardo Sciascia, se ci sei, batti un colpo! I loici come manifestazione della capziosità satanica!

Mi piace ricordare qui un paio di versi di una poetessa polacca (Wisłava Szymborska) molto amata da Papa Wojtyla, dove non si ricorre al maligno per spiegare una certa ‘naturalità’ della vita umana: quando il male trionfa, il bene si cela; quando il bene si mostra, il male si acquatta.

Come mi piace ricordare, ancor di più, le parole di uno scrittore laico e dal ragionamento, direbbe Fra Benigno, sovrumano: Italo Calvino.

L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni che formiamo stando insieme. Insomma, basta guardarci intorno e mettere a fuoco i veri mostri che rendono ‘malata’ la nostra vita, individuale e collettiva.

Diceva Leonardo Sciascia, demistificando un po’ uno dei simboli di Bagheria, Villa Palagonia e i suoi mostri, che quei mostri di tufo, rispetto a ben altri mostri cui il popolo siciliano è avvezzo (la povertà atavica, l’ingiustizia e il privilegio, la mafia), sono mostri da guinzaglio!

Non necessitiamo di acqua benedetta, ma di ‘sorella acqua’ potabile, per tutti e senza sprechi!

E il nostro inferno, se così è, non ha bisogno di esorcisti di sorta ma soltanto, se Dio vorrà, se noi lo vorremo, di un po’ più di coraggio, onestà intellettuale e cristiano rispetto del prossimo nostro.

Due modi ci sono per non soffrirne.

Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

La Foto di copertina in homepage è di Placido Bonanno

 


 

 

Maurizio Padovano