Per una città come Bagheria, forse per una qualsiasi città della provincia italiana, un giornale “locale” (ovvero un giornale che si scrive, si stampa, si legge e si discute nella città stessa che gli fornisce le ragioni di esistere) è molto più di un pezzo del sistema dei media. È molto più di un giornale.
È uno specchio nel quale l’intera comunità può con puntualità osservarsi e decidere, di volta in volta, come aggiustare il tiro, come migliorare la propria immagine - quando i fatti la deturpano o la offendono - o come essere fiera di sé - quando le occorrenze della vita civile, della amministrazione politica, del fervore culturale la rendono ragionevolmente orgogliosa.
Negli ultimi venti anni tale tipo specchio è stato posto, settimana dopo settimana, davanti alla città di Bagheria. Si è creato un piccolo sistema di media locali - blog, testate giornalistiche on line, pagine fb - che ci hanno restituito, da punti di vista talvolta diversi ma sempre complementari, i fatti della città, ma anche le opinioni che su quei fatti si sono intrecciate. Un sistema che a volte sembra arenarsi al limite della ciarla ma che, tutto sommato, garantisce una tenuta democratica, perché plurale, dell’informazione cittadina.
Per novecentottanta volte “Il Settimanale” diretto da Michele Manna ci ha offerto una cronaca degli avvenimenti, piccoli e grandi, che hanno scandito la vita della città; ci ha ragionato sopra, nel tentativo di interpretarli in una cornice più ampia, avvalendosi di un nutrito numero di collaboratori, i quali hanno sempre potuto esprimere in libertà il proprio punto di vista sui fatti raccontati. Lo ha fatto con una impostazione tradizionale, ampiamente novecentesca, della struttura del giornale, che va dalla “terza pagina”, allo spazio fisso per alcuni opinionisti, alle rubriche di intrattenimento del lettore. E lo ha fatto, unico tra le tante voci “virtuali”, sulla vecchia, cara, forse desueta, certo più “sentimentale”, carta stampata. Con il dispendio di energie e il surplus di attenzione che una redazione fatta di persone, di carta, d’inchiostro rendono necessarie. Ci sono tanti motivi per essere grati a Michele e alla sua redazione. Anche perché, nell’immediato, ci pare impresa difficilmente replicabile quella che egli ci ha offerto, settimana dopo settimana, per questi lunghi venti anni. Grazie Michele.
Maurizio Padovano