Vogliamo tornare sulla penosa vicenda del veglione di Capodanno a palazzo Cutò per fare il punto su quello che, a ben vedere, è stato un autentico autogol della giunta di Patrizio Cinque.
In primo luogo ci teniamo a ribadire una nostra opinione che pensiamo coincida largamente con quella di gran parte dei bagheresi: è opportuno, giusto e doveroso che le amministrazioni, e di qualunque colore, si attrezzino per un uso 'produttivo' del patrimonio architettonico settecentesco che Bagheria possiede.
L'unica condizione è che questa valorizzazione, questa 'messa a reddito' degli immobili di pregio, deve avvenire in primo luogo nel rispetto della qualità dei siti e poi all'interno di regole chiare, certe e condivise che valgano indistintamente per tutti i cittadini, di regolamenti cioè non suscettibili della interpretazione dell'assessore di turno o delle sue fregole o delle sue simpatie o amicizie personali.
Per palazzo Cutò questo non è avvenuto, perchè si è andato contro un regolamento che parla chiaro e che esclude l'organizzazione di veglioni e cafè chantant, si è andati contro il parere della dr.ssa Lea Amodeo, responsabile del contenitore culturale, (parere cui negli ultimi anni tutti gli assessori susseguitisi si erano adeguati) e si è proceduto 'in deroga' ad altri adempimenti che il modesto, se non addirittura inesistente, valore culturale dell'evento non giustificava affatto.
Perchè infine si è accettata una mancia di 250 euro da organizzatori di un evento commerciale e speculativo, dietro i quali pare si muovessero, neanche tanto sottotraccia, esponenti della giunta.
La linea seguita, ci perdonino gli attivisti del MoV 5 stelle, denota semplicemente una concezione 'padronale' del patrimonio pubblico, cosa sinora mai accaduta, e che purtroppo si riscontrò agli esordi di questa amministrazione, quando i comuni cittadini dovevano, e giustamente, presentare un documento di riconoscimento per entrare al comune, mentre i cosidetti attivisti entravano a tutte le ore a rovistare cassetti e consultare 'pratiche' senza averne alcun titolo.
Qualcuno, per giustificare le scelte dell'amministrazione, ha voluto fare un parallelo con un matrimonio abusivamente e arbitrariamente svoltosi durante la sindacatura Sciortino nel parco di villa Cattolica.
Va però osservato che di quel matrimonio clandestino si seppe solo perchè durante lo svolgimento, fu affisso un semplice bigliettino al cancello in cui si parlava di chiusura del Museo per disinfestazione; e per chi ha la memoria corta occorre ricordare che i siti di informazione dell'epoca, 90.011.it e bagheria news.com, non appena vennero a conoscenza della notizia criticarono l'amministrazione per quell'intrallazzo, di essersi nascosta cioè dietro il paravento della disinfestazione per fare svolgere una cerimonia non autorizzata, un matrimonio appunto, (dove solitamente non si paga il biglietto di 30 euro), e non un veglione di capodanno.
Ed a nostro avviso Biagio Sciortino pagò un prezzo politico pesante per quell'improvvida decisione, che pesò, e parecchio, nella sua mancata rielezione a sindaco del 2011.
L'interrogativo al quale però ancora non riusciamo a trovare una ragionevole risposta è, viste le reazioni, cosa possa avere spinto l'amministrazione a farsi un così clamoroso autogol; per questo pensiamo che il sindaco sia debitore di una risposta immediata, chiara e convincente verso larga parte dei cittadini di Bagheria.
Angelo Gargano