Se i bagheresi decidono di riprendersi in mano il proprio futuro - di Angelo Gargano

Se i bagheresi decidono di riprendersi in mano il proprio futuro - di Angelo Gargano

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Il riscontro, circa 2.500 letture in meno di 24 ore, avuto dal contributo inviatoci da un nuovo gruppo politico,  'Impronta unica' si chiama, spinge a fare almeno due riflessioni: la prima è che di fronte ad approfondimenti di alta qualità i nostri lettori prestano parecchia attenzione, mentre la seconda è che malgrado l'oggettivo impoverimento, perchè tale è comunque la si voglia rigirare, di intelligenze e risorse intellettuali dovuto alla fuga di tanti bagheresi verso l'estero, ci sono ancora, dentro e fuori  Bagheria, professionalità, conoscenze, saperi che possono dare una mano a dare una virata alla situazione attuale e condurci fuori dal tunnel in cui ci siamo andati a cacciare.

Ci sovviene quella frase, forse un po' banale e di circostanza, che Renato Guttuso  pronuncio' nel corso del conferimento della cittadinanza onoraria di Bagheria, ma che sicuramente corrispondeva ad un comune sentire :".... tuttavia c'è in questa cittadina una forza interiore che le permette di conservare i suoi caratteri fondamentali, attraverso gli sviluppi e le mutazioni."

Guttuso dava appunto voce ad una opinione corrente tra i baarioti, e si riferiva alla capacità di Bagheria di sopravvivere e risorgere di fronte alle mutazioni economiche che erano accadute nel territorio della Baronia di Solanto nel corso di quattro-cinque secoli, dove le popolazioni nelle varie  epoche avevano sempre ritrovato il bandolo di una dimensione produttiva e progressiva.

Allorchè si passo' dalla produzione dello zucchero e del sommacco alla vigna e all'ulivo e quindi al pomodoro e agli agrumi che ad oggi sembrano pero' rappresentare il canto del cigno di un comune che negli ultimi 50 anni era cresciuto dai 30.000 abitanti dei primi anni '50 sino ai 55.000 degli anni 2.000. 

Materiali  per una riflessione più approfondita, che ci ripromettiamo di fare, vengono dagli ultimi dati del censimento del 2011.

altDa dieci anni Bagheria dopo aver perso uno dopo l'altro alcuni pilastri produttivi non cresce di popolazione, mentre ha preso corpo quell'incubo che si voleva esorcizzare sin dagli anni '70, e cioé che la Bagheria produttiva diventasse, come è diventata,  un dormitorio di Palermo.

Occorre pertanto ridefinire la nostra identità ripartendo dalla nostra storia e dalle cose che abbiamo: un progetto di città futura, non puo' che ruotare attorno a quelle cose che da sempre richiamiamo: lo sfruttamento in termini di turismo delle bellezze artistiche, ambientali e naturalistiche, un nuovo approccio ai temi dell'agricoltura, un supporto reale alle aziende legate alla trasformazione del pesce salato, una maggiore integrazione dei servizi territoriali con il polo sanitario di eccellenza di villa Santa Teresa, o esplorando, e ce ne sono, risorse di nicchia o importando nuove esperienze e nuove opportunità.

Questo abbiamo e da questo dobbiamo ripartire, dalle cose che sappiamo o abbiamo saputo fare.

 Per questo nelle prossime settimane andremo a sollecitare idee  per costruire insieme questo impianto di una Bagheria del futuro, mettendo a disposizione di quanti lo vorranno questo giornale, riservandoci solo di valutare la qualità e la utilità dei contributi che ci perverranno, che in parte  saremo noi stessi a sollecitare.

L'obiettivo è di non aspettare più i tempi della politica cercando invece di dettare alla politica, e da chiunque possa essere rappresentata, i modi, i tempi  per cominciare a fare quelle  cose che vanno fatte per il bene di Bagheria.

Non ci serve il solito polpettone di programma elettorale che tutti i candidati a sindaco, nessuno escluso, anche nelle ultime elezioni, sono abituati a propinarci, perchè l'esperienza prova che sono chiacchiere inutili e ingannevoli, ma qualcosa di più e soprattutto di diverso.

.Ci serviranno, perchè serviranno ai bagheresi, analisi serie e documentate, spunti di progetti fattibili, resoconti di esperienze, patrimoni di saperi nei settori che più possono agire da veicolo di traino all'economia e  cui abbiamo già accennato.

E ci convincono le considerazioni finali del documento di 'Impronta unica', laddove si dice:

 "Per costruire insieme un nuovo modello di Città oggi non è più sufficiente mettere intorno a un tavolo tecnici, imprenditori, progettisti, associazioni, cittadini. Oggi è necessario importare modelli, metodi, conoscenze, affinché questi tavoli tecnici possano raggiungere obiettivi. Il nostro caso lo è.

Non una visione centralizzata dello sviluppo, ma diffusa nel territorio, nei quartieri, nelle strade, nelle vie. Non un progetto dall’alto e neanche un’anarchia nel reperire idee e progettualità dal basso. E’ necessario individuare un modello, un modello che parta dalla città e non da altre considerazioni inutili, e che rimandi alla capacità della città di mettere in moto tutta la rete di collegamenti, il sistema neurale, che un tempo era presente a Bagheria.

Non è il progetto di un investitore che può dare la svolta al nostro territorio. E’ piuttosto la capacità che avremo di rimettere in moto la naturale rete neurale che la Città possiede". 

Lo vogliamo fare noi anche per un motivo, che non vogliamo assolutamente venga  inteso come polemico. Cominciamo  a temere cioè  che l'amministrazione in carica presa dalle gravi contingenze con cui é costretta a fare i conti, non è in grado complessivamente di mettere in campo, in specie in settori da cui in questo senso dovrebbero venire i contributi più pregnanti, urbanistica e attività produttive per capirci, quella voglia e anche quella capacità di volare alto di cui oggi Bagheria ha tanto bisogno.