Si potrebbe sintetizzare così la cosiddetta Banca del tempo che sarà coordinata all’Urban Center, da Adriana D’Agati, che curerà la fase operativa di questo progetto.
Funziona così: si va in “banca”, allo sportello, e se si ha qualcosa, per esempio tempo e professionalità, lo si va a "depositare". In cambio si ricevono “assegni” e “titoli”, che ti danno diritto di “prelevare” tempo e professionalità di altri.
In parole più chiare: se sei un parrucchiere, un operatore TV, un insegnante di inglese, matematica o altro, puoi "depositare" alla “Banca del tempo”, la disponibilità a rendere gratuitamente la tua opera per un certo numero di ore settimanali o mensili.
In cambio se ti serve una baby sitter, un idraulico, un esperto di musei o una guida turistica, un barbiere, puoi prelevare ore di questi servizi in corrispondenza dei tuoi depositi.
L’unità di misura di questi “scambi”, è esclusivamente il tempo, indipendentemente dalla qualità e dalla tipologia del servizio prestato o richiesto (è previsto un modesto conguaglio economico, nel caso di impiego di materiali o attrezzature).
L’obiettivo, oltre a quello più immediato di fare incontrare domanda e offerta in una sorta di primitivo baratto, è quello di ridare al tempo (bene anche se infinito, irriproducibile) il suo giusto valore.
In secondo luogo, il tentativo, esaurito il periodo di esperienza dell’iniziativa coordinata da Urban, e che si chiude a dicembre, è di far sì che rimanga da queste relazioni interpersonali instauratisi, una sorta di rete di diffusa microimprenditorialità.
Esperienze avanzate di Banca del tempo esistono da oltre 20 anni in Emilia; in Sicilia ci sono due, tre casi; speriamo che a Bagheria funzioni.