Corso Umberto: al bando le guerre di religione, ci si confronti attorno ad un tavolo - di A.Gargano

Corso Umberto: al bando le guerre di religione, ci si confronti attorno ad un tavolo - di A.Gargano

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Tra le centinaia di considerazioni ed opinioni che in questi cinque anni sono state da osservatori e lettori su corso Umberto chiuso al traffico, c'è n'è una che ci ha particolarmente colpita, che è metodologica prima ancora che di merito, come è giusto che sia.

L'architetto Antonio Belvedere, studioso sensibile e attento ai problemi della vivibilità urbana,  qualche tempo fa in un articolo che abbiamo ospitato su bagherianews.com, di fronte alla proposta dell'amministrazione di apertura notturna alle auto, suggeriva che la prima cosa da fare per quanto riguarda la querelle corso chiuso o no alle auto è di mettere da parte quell' atteggiamento da guerra di religione che in molti casi traspare dalle posizioni degli opposti schieramenti ma di guardare in maniera laica al problema.

Evitare quindi da un parte, quella dell'amministrazione,a  provvedimenti non ponderati nelle possibili conseguenze, volti ad allentare la rigidità del divieto e dall'altro, quella di movimenti, partiti e associazioni contrari alla riapertura alle auto, di evitare toni e comunicati ultimativi.

Va comunque dato atto al sindaco Vincenzo Lo Meo di aver tenuto sinora la barra dritta su questo problema, anche se possiamo intuire quante e quali siano le pressioni che riceve. 

Diciamo subito che è questo lo spirito al quale ci ispiriamo per dire la nostra sull'ultima possibile provvedimento sul corso e cioè quella degli attraversamenti del corso pare in due punti.

La domanda che sorge spontanea  è : cui prodest? a chi serve?, a chi può essere utile un provvedimento di tal genere?

Sicuramente non serve ai commercianti; non può essere qualche auto che attraversa frettolosamente il corso per andare da Angiò in piazza Indipendenza a risolvere il problema della crisi delle vendite in un momento come quello attuale.

Servirebbe poco, pochissimo ai residenti; potrebbe ridurre di qualche decina di unità le auto che attraversano le viuzze parallele al corso Umberto  con vantaggi, a nostro avviso poco signifcativi, in termini di qualià dell'aria che respirano.

Ed infine crerebbe un disagio reale per famiglie, con bambini soprattutto, per gli inevitabili rischi per gli utenti legati alle auto che 'tagliano' il corso.

Cosa fare allora?

Prendendo spunto dalla raccomadazione di Antonio Belvedere ci permettiamo di dare due suggerimenti.

Il primo: ci si metta attorno ad un tavolo amministrazione, movimenti, associazioni, partiti, sindacati di categorie e si cominci a ragionare serenamente e senza pregiudizi; ove possibili si abbandonino le impressioni a naso, (perchè su quelle noi per primi diamo i nostri giudizi), e si cerchi di introdurre all'interno del confronto, non un'analisi scientifica ( che costerebbe un patrimonio) ma uno studio serio su motivazioni e flussi di traffico che si potrebbe realizzare con gli stessi agenti di polizia municipale opportunamente formati) con l'obiettivo, vera stella polare di qualsiasi ragionamento, di ridurre drasticamente il numero di auto circolanti in centro, e di studiare soluzioni possibili, praticabili e condivise.

Ricordiamo che il precedente comandante della Polizia municipale, Maurizio Parisi,  con i suoi collaboratori e a costo zero, riusci a trovare alcune soluzioni alla viabilità cittadina che hanno sensibilmente migliorato le condizioni del traffico al 'contorno' del corso Umberto.

Si pensi anche a piccoli provvedimenti migliorativi, la possibilità di far pransitare in corso Umberto le bici per esempio, i mezzi pubblici, i pullmann di turisti, i taxi  ecc... si aiutino i commercianti per quanto riguarda l'approvvigionamento delle merci a tutt'oggi fonte di serio disagio per gli operatori commerciali  e per il traffico in piazza Madrice

In un confronto necessariamente lungo e articolato si lavori con fantasia a trovare 'soluzioni al contorno': non è impossibile, lavorando insieme, e sia pure con mezzi limitati, individuare alcune cose che si possono fare.

In ogni caso si abbandonino i provvedimenti estemporanei, o comunque si adottino decisioni il più largamente pubbliche e condivise senza mettere la gente di fronte al fatto compiuto.

In alternativa, se niente di tutto questo dovesse funzionare, bene: la comunità venga allora chiamata a decidere in un grande esercizio di democrazia  sull'argomento.

Si faccia un referendum e si chiuda questa telenovela.

Angelo Gargano

la foto di copertina è tratta dalla rete