Cafè 113 al contrattacco: richiesta di risarcimento milionaria per la vicenda verdesca-ventresca

Cafè 113 al contrattacco: richiesta di risarcimento milionaria per la vicenda verdesca-ventresca

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Dal comunicato inviato dal titolare del Cafè 113, Vincenzo Tomasello, agli organi di informazione traspare tutta la voglia di gridare le proprie ragioni e la sensazione di essere rimasto vittima di una palese ingiustizia.

Nel lungo documento vengono ripercorsi tutti i passaggi di un fatto di cronaca che, qualche giorno dopo lo scorso Ferragosto, arrivò sulle prime pagine dei giornali e dei siti web suscitando una ondata di indignazione, rivelatasi poi, alla luce dei fatti, scarsamente giustificata..

Il rfierimento è all'operazione di controllo condotta dagli uomini della Capitaneria di porto di Palermo in una serie di locali di ristorazione della costa da Sferracavallo a Casteldaccia, che portò alla irrogazioni di sanzioni amministrative, al sequestro di pesce ed alla pubblicazione di un comunicato in cui erroneamente, come venne poi riconosciuto dalla stessa Capitaneria, con chiaro riferimento ad un noto locale sulla S.S. 113 tra Porticello e Casteldaccia, ( il Cafè 113 scrissero dopo i giornali), si parlava di squalo di specie verdesca servito ai tavoli al posto del pesce spada.

Poi l'equivoco venne chiarito dalla Capitaneria in un succesivo comunicato, si trattava di un mero errore di trascrizione; la ventresca di tonno, come peraltro era correttamente riportato nel verbale di sequestro, nella concitazione di uno scriba divenne squalo verdesca; ma la frittata già era fatta.

Articoli, servizi giornalistici, commenti di utenti e lettori scatenati contro quei ristoratori, individuati dalla stampa, oltre che nel Cafè 113, nel Gallo d'oro di Aspra e nel Castello a mare di Palermo gestito dallo chef  Natale Giunta.

A dire il vero già nell'immediato occorso del fatto i titolari dei tre locali reagirono con veemenza e con comunicati stampa alle contestazioni che venivano loro rivolte, ottenendo peraltro dopo qualche settimana davanti al Tribunale del riesame l'annullamento dei provvedimenti di sequestro, per incompetenza come sostenne allora il dr. Vincenzo Giambruno, responsabile dell'ASP 6, oltre alla restituzione dei beni sequestrati, che venne riconosciuto erano, come nel caso del Cafè 113, in eccellente stato di conservazione e perfettamente commestibili.

Adesso, dopo poco più di due mesi, il Cafè 113 chiede di avere resa giustizia non solo per il difetto di competenza  della Capitaneria nell'operazione eseguita, ma 'soprattutto del metodo seguito nell'operazione di sequestro e diffusione della notizia ai mezzi di informazione, il titolare dell'esercizio commerciale Cafè 113 il 3 ottobre sporgeva denuncia/querela di fatti sopra citati alla Procura della Repubblica di Palermo per i reati di abuso d'ufficio, induzione al falso e diffamazione con il mezzo della stampa riservandosi di costituirsi parte civile per il risarcimento dei danni morali e materiali.

Chiede di avere resa giustizia in sede civile, Vincenzo Tomasello, perchè si dice nel comunicato 'è evidente che l'avvenuta diffusione della notizia palesemente 'falsa' ed 'inventata' circa la somministrazione di verdesca in luogo di pescespada ha determinato un atteggiamento irreversibile all'immagine del ristoratore, che immotivamente, s'è visto portato in prima pagina ed attenzionato dai mezzi di informazione al ludibrio dell'opinione pubblica, integrandone tale condotta, una deformazione dell'immagine e confusione non solo nell'avventore habituè ma soprattutto nel nuovo.....atteso che si è registrata una palese perdita di esercizio progressiva ai danni di un locale elitario che ha costruito sulla qualità e sul servizio i propri attestati di stima'.

Per tutto questo Vincenzo Tomasello, difeso dall'avv. Giuseppe Martorana, ha avenzato richiesta di risarcimento, come si conclude nel comunicato, di danni per 5 milioni di euro a carico 'degli agenti operanti e di chi ha disposto la diffusione della notizia'