Attualità

In un momento di piena confusione amministrativa - con ancora calde sul tavolo le dimissioni dell'assessore al bilancio Mastrolembo (in un ente locale in dissesto l'assessore principale), l'assistenza igienico sanitaria ai bimbi diversabili che fatica ad essere ripristinata ( e se lo sarà solo per poche ore, gravissimo !), la notizia del secondo finanziamento perso dal nostro Comune, la crisi rifiuti che continua ad imperversare e per la quale non si capisce che strategia voglia attuare l'A.C. , lo sciopero dei lavoratori Aps in corso ed un problema relativo alla gestione del servizio idrico che si prospetta imminente e allarmante - il Sindaco Cinque non trova di meglio che aprire, con propria determina, l'isola pedonale di Corso Umberto I alle macchine e al traffico.

Trovo questa decisione frettolosa e approssimativa, presa senza una seria analisi del contesto del nostro centro storico e presa senza nessuna concertazione con la Città, che anzi a gran voce tramite comitati civici difende la pedonalizzazione.

La viabilità del nostro centro storico dovrebbe essere decisa attraverso l'utilizzo di importanti strumenti quale il Piano Urbano di Mobilità (già finanziato e redatto) che dovrebbe essere approvato in Consiglio Comunale.

Noi non avremmo mai preso una decisione del genere, ma avremmo puntato con forza a portare nel nostro centro storico servizi e non macchine, trasporti pubblico-privati e non smog, persone e non caos. Occorrerebbe un dialogo diverso con la categoria dei commercianti, proposte di piccoli sgravi fiscali in cambio di animazione, collaborazione nell'organizzazione di eventi, inserimento in circuiti regionali, incentivo all'apertura di localini e non certo la semplice concessione ( dannosa a nostro parere) del transito automobilistico sul Corso.

Ad oggi invece questa sembra essere l'unico pensiero del Sindaco e dell'assessore alle attività produttive Tomasello.

Discutibile anche la scelta di permettere ,come dichiarato dall'assessore stesso, il parcheggio delle automobili dentro le scuole 'G.Bagnera' e 'G. Cirincione'.

A Bagheria le battaglie da portare avanti sono quella affinchè gli spazi interni delle scuole siano luoghi ludico-aggregativi, in cui i bimbi e i genitori possano in tutta tranquillità recarsi anche il pomeriggio e non parcheggi per automobili.

Cosa ne pensano quelle famiglie che reclamano spazi dove portare a giocare i figli e svolgere una passeggiata in tutta tranquillità e lontano dalle automobili ? anche e sopratutto a loro una amministrazione che abbia a cuore la vivibilità della nostra cittadina dovrebbe pensare nelle sue azioni quotidiane. Perchè un cittadino dovrebbe venire ad abitare a Bagheria se si continua ad abbassare il nostro livello di vivibilità?

In passato le proposte, fatte da alcuni nostri concittadini e rivolte alle svariate Amministrazioni Comunali che si sono susseguite, guardavano alla creazione di una zona verde di fronte la scuola Cirincione ricongiunta con lo spazio pubblico di Piazza vittime della mafia, oggi l'amministrazione ha come orizzonte, invece, che l'atrio interno delle scuole diventi parcheggio.

Infine un dubbio amministrativo che mi pongo. Il Sindaco o chi di competenza ha pensato che nel nuovo Piano Regolatore adottato dal nostro Comune poco meno di un anno fa ed in fase di approvazione definitiva il Corso Umberto I è segnato come Verde Urbano attrezzato a parco ed indicato con il simbolo Vp. La scelta di una sua apertura al traffico non è quanto meno inopportuna se non forse al limite della legittimità in vista della prossima approvazione del Prg e con le norme di salvaguardia già vigenti ?

Daniele Vella, già candidato Sindaco - direzione Pd.

Con questo comunicato vogliamo far sentire una voce chiara e decisa contro l'apertura al traffico di Corso Umberto I stabilita con determina del Sindaco Cinque.

A nostro avviso l'Amministrazione ha preso una decisione frettolosa che sembra dettata più da impegni elettorali presi con particolari categorie che,piuttosto, da uno sguardo complessivo allo sviluppo del nostro territorio.
Dove è finita la concertazione con i cittadini tanto sbandierata in campagna elettorale? dov'è la condivisione? il ragionare insieme e il decidere con metodi partecipativi sono adesso dimenticati così in fretta?

Da parte di questa maggioranza Cinque Stelle non abbiamo visto nessuna analisi sul possibile sviluppo di Bagheria. Si è assenti dal dibattito relativo allo sviluppo ed al governo del nostro comprensorio,ed oggi apprendiamo con stupore negativo che si è assenti anche dal dibattito relativo al progredire del nostro territorio comunale.

La nostra vicinanza e i nostri complimenti vanno ancor di più ai ragazzi del Comitato Corso Umberto Isola Pedonale per la manifestazione svoltasi sabato scorso. Il sostegno al tema del potenziamento e della salvaguardia delle isole pedonali nei centri storici delle nostre Città occupa da sempre un posto principale nella piattaforma programmatica della nostra area politica.

Investire su uno sviluppo eco-sostenibile , favorendo la nascita e la crescita di centri di aggregazione sociale è l'unica via per recuperare quel senso di appartenenza alla comunità che tante volte sembra smarrito ai cittadini.
Sottoscriviamo anche noi l'appello al mantenimento dell'isola pedonale di Corso Umberto e rivolgiamo la nostra attenzione a tutte quelle iniziative che possano diffondere il binomio servizi-vivibilità.

Come ben detto dal Comitato lavorare per un potenziamento dei servizi e per discutere del futuro dell'intero centro storico bagherese è certamente l'orizzonte giusto. Di certo la base di partenza di questa discussione non può essere l'apertura al traffico dell'unico spazio di aggregazione sociale e di sfogo presente nel centro di Bagheria.

Invitiamo il Sindaco a recedere da questa decisione, a nostro avviso pessima.

La nostra area politica,all'interno del Partito Democratico e tra le persone,come sempre,sosterrà questa battaglia.

Partito Democratico di Bagheria- Area Renzi

All’albergue ci accoglie Angel, un eccentrico hostellero: avevamo paura che non ci fossero posti, il suo “si!” è la nostra salvezza. Posteggiamo le bici in una stalla ed entriamo nell’albergue che è davvero bello. Fuori piove e la stanchezza è tanta. La doccia ci da un po’ di forze, quelle per andare e tornare dal ristorante che è vicino, ma pare così lontano…mangiamo benissimo per soli 7.5€ , e conosciamo due ragazzi di Milano, pellegrini a piedi, uno mi racconta che dalla partenza si è andato alleggerendo del superfluo, dalle continue telefonate che fa a sua madre per rassicurarla, mi auguro che si alleggerisca pure del telefonino e di sua madre.


La notte non passa liscia: Claudia è presa da “incubi da acido lattico”. La mattina scendere a fare colazione è una forzatura, ma non siamo soli: tanta gente ha sofferenze di ogni tipo.
Piano piano ci rimettiamo in moto: la via è un single-track pietroso; poi di nuovo sentiero in discesa verso Najera, la città ancora dorme, la attraversiamo in silenzio ammirando come paia scavata nella montagna e tagliata in mezzo dal fiume.
All’uscita del paese ci aspetta uno strappo in salita; lo facciamo aspettare ancora e ci fermiamo a fare la seconda colazione in una splendida e profumatissima pineta.
Ripartiamo immersi in campi coltivati a vigne e a grano, col sentiero rosso. Uno spettacolo.

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Arriviamo felici a S.Domingo de la Calzada, paesino turistico: strano notare la schiera contrapposta di pellegrini e turisti, sembra che ognuno pensi male dell’altro.

Usciamo presto dal paese e raggiungiamo Villarta, ci piazziamo nella piazza centrale ma di riposare non se ne parla: dei ragazzini in bici ci vedono e ci fanno la festa. Foto di rito e ripartiamo; solo pochi km e ci fermiamo per fare la bella siesta all’obra di enormi cipressi, sdraiati tra il grano appena tagliato…questa è vita. Le bici fanno da stendino ai vestiti lavati la sera prima. Claudia si addormenta e io mi godo il passaggio dei pellegrini a piedi, dondolanti sotto lo zaino a ancor di più sotto il sole cocente di Spagna, santi uomini della terra in cammino che è danza mentre il tempo si ferma e la vita chiede di essere capita finalmente.

Ripartiamo verso Belorado, attraversando paesini semi abbandonati; ogni tanto allo sterrato si alterna un asfalto morbido, oleoso e puzzoso…ma Belorado è vicina: siamo stanchi ma stiamo meglio del giorno prima: e poi l’arrivo a belorado è in discesa, uno sterrato veloce che pedaliamo felici di corsa rincorrendo dei bambini in bici, bambini anche noi.
Troviamo subito posto nell’albergue della chiesa, tutto è bello, la chiesa con le rondini sul campanile, la gente, i pellegrini.
Andiamo a fare compere e ci prepariamo da noi una cena ottima, sarà l’unica volta che cuciniamo. Facciamo amicizia con un gruppo di Messina, tra questi uno spassoso erborista ed un fisioterapista, al lavoro tra i pellegrini dolenti. Dormiamo coi tappi nelle orecchie, anche i pellegrini russano, e meno male che non mangiano fagioli.
Conosco un ragazzo, è infermiere in italia, è appena stato in ospedale: è sorpreso della gentilezza e professionalità con la quale è stato trattato.

La Spagna rappresenta forse ciò che avremmo dovuto o ancora potremmo essere: un paese dove il rispetto dell’uomo esiste, dove la cultura del prossimo, senza distinzioni di razza, sesso,, orientamento religioso è il collante di ogni rapporto; dove i dipendenti politici del popolo ne rappresentano l’indipendenza nei rapporti internazionali e lo sviluppo in quelli etico-culturali.
È un paese che vuole crescere, che ha messo al bando il ladruncolo Aznar (ladro di marmellate se paragonato allo psiconano italiano) che pure era favorevole ai pacs; un paese che ha detto no alla guerra e ha avuto i coglioni per tirarsi fuori da una occupazione illegale…
Una cosa mi ha impressionato: il loro sistema viario e di parcheggio, il primo diviso per veicoli, bici e pedoni, ognuno con le sue regole e diritti; il secondo “nascosto” spesso sotto le piazze, le piazze erano per le persone non per le macchine come da noi.

La notte a Belorado passa presto, troppo presto; la mattina prepariamo le bici che avevamo incatenato in uno spiazzo dietro la chiesa…di chiese ne visiteremo tante, tutte simili ma tutte diverse; siamo gli ultimi a lasciare l’albergue, il cammino inizia con una salita e ci fermiamo di continuo fino a che ci stoppiamo: Claudia ha troppo dolore alle gambe, proviamo con le vitamine ma nel frattempo siamo fermi, seduti su una panchina a guardare gli altri pellegrini passare; vorrei essere sulla bici…ma aspettiamo. La sosta, una aspirina e le vitamine fanno bene a Claudia che riprende a pedalare alla grande. Siamo sempre tra i vigneti e continuiamo a salire; reincontraimo i messinesi che sono partiti all’alba: è bello godersi gli incontri, anche se hanno il gusto del non vedersi più. Dopo la pausa caffè siamo di nuovo on the road; e la strada stavolta comincia ad impennarsi; oltretutto fa caldo; ma siamo uniti, e arriviamo “cu ciatuni” al passo di Punta Petraia a quota 1.150m. potremo scendere fino a Burgos dalla facile carrettiera, ma siamo pellegrini; preferiamo quindi continuare per San Juan de Ortega…ne varrà la pena, se di pena si può parlare: la strada è larga, piatta, sterrata ed in leggero declivio; per di più immersa in un bosco fittissimo: siamo nel paradiso del ciclista: mentre i pellegrini a piedi camminano, noi sperimentiamo l’efficace invenzione della ruota.

altRaggiungiamo S.Juan in scioltezza: la chiesa è l’elemento principale dell’agglomerato di case, la visitiamo e poi incontriamo il prete per il sello; quando gli diciamo che siamo siciliani l’unica cosa che sa dire è “mafia”, come se uno mi dicesse basco e io rispondessi “Eta”; gli sorrido egli dico di stare attento, mentre davvero in una parte di me qualcosa inizia a roteare. Ripartiamo, tanto la strada è in discesa. Claudia ha la bici con la forcella e si lancia…io devo stare attento ad ogni pietra, sono più pesante di corpo e di bagaglio.

Dopo un po’ usciamo dal bosco e il paesaggio si apre colorandosi di un giallo intenso. Alberi maestosi segnano ogni tanto la strada e così, col caldo che aumenta, arriviamo ad Atapuerca, borgo sperduto di origine paleolitica.
È ora di pranzo e consoliamo il nostro appetito nell’unico emporio, bar, supermercato, entro commerciale del paese. I “tizi” sono gentilissimi e preparano ottimi panini; la siesta la facciamo all’ombra in un giardino.
Quando riprendiamo il camino decido di sperimentare vie nuove: convinco Claudia ad abbandonare le frecce “guarda, vedi? Il sentiero gira attorno a queste colline, noi ci giriamo attorno per di qua…”…; fatto sta che allunghiamo di 5km e per di più finiamo dentro una enorme fabbrica di calce e cemento…(sono bravo a perdermi).
La strada è ora una statale, la pendenza e l'effetto traino dei camion che ci sorpassano, ci fa volare fino alla periferia di Burgos.
Dopo giorni passati in mezzo alla natura, ritrovarsi nella periferia commerciale di una città...fa schifo.
Incontriamo dei pellegrini, sono straniti e dubbiosi "possibile che sia questa la strada?"
Meno male che il tratto non dura molto, almeno in bici. E così entriamo nella parte storica della città: attraversiamo il fiume e passando sotto una porta si apre alla vista la splendida Cattedrale.
Decidiamo di visitarla a turno, mentre l'altro resta di guardia alle bici.
Vado per primo e ...é bellissima.
Quando entra Claudia noto la curiosità che attira la sua bici, saranno le salamandre?
Arriviamo all'albergue di Burgos che si trova dentro un parco, peccato si possa dormire solo a terra: invero sentiamo il bisogno di pace, di quella pace che solo un paesino può dare; e allora via!
mentre pedaliamo ci raggiungono Sonia e Ivan...iniziamo a fare strada insieme, pedalando allegramente come quattro amici da sempre, raggiungendo Rabè de la Calzada; qui prendiamo posto in un albergue gestito da una coppia formata da un marito rincoglionito e una moglie tirchia.
La cena la prepara la signora di sopra: un panino col formaggio, la peggiore cena del camino.
A noi si "unisce" Dino, un collega di professione di Claudia.
La mattina, dopo foto di rito e saluti, ripartiamo nel freddo, avvolti dalle nostre maglie antivento; siamo nell'altipiano spagnolo a circa 800m.
Tra una foto e l'altra ci riaggruppiamo a Sonia, Ivan e Dino: sarà uno dei più bei giorni di camino.
Dopo un pò lo spazio prende a dilatarsi, la sensazione che si prova è quella di un eterno perdersi, annullandosi nella vastità dei campi, il confine è lontano e il niente che ci separa dalla linea di confine stessa annulla la percezione di noi: siamo un granello di polvere perso nell'infinito essere...
Pedaliamo insieme, nella Comunione che è, che siamo.
Vedo Claudia serena. Il paesaggio meraviglioso, la strada che ogni tanto scende per poi tornare su....
Dopo un paio d'ora siamo ad Hontanas, un paesello medioevale nella persa meseta. Facciamo la seconda colazione nel bar dell'albergue. è ottima: le merende supercaloriche della Dulcesol mandano in estasi.
Resterei qui per un bel pò, magari un annetto o due.
Usciamo da Hontanas e ci aspetta la vista di un bellissimo campo di girasoli, la strada è una mulattiera e Dino ha qualche problema alla bici che gli si va smontando.
Bellissime le rovine di un castello dei Templari gestito da fedeli di Sant'Antonio da Padova.
nel brecciolino che "pavimenta" il sito Claudia fa una caduta. Mi prende un pò di timore: basta così poco e tutto il camino va in fumo! e questo vale sia per noi che per le bici.Esperamos!.
 

Inizia domani martedì 14 ottobre la protesta dei dipendenti dell'APS che si protrarrà sino al 31 di Ottobre, ed è per questo che si può prevedere che si avranno pesanti ripercussioni sulla regolarità della distribuzione dell'acqua.

I lavoratori oltre a rivendicare spettanze pregresse, chiedono soprattutto certezze sul loro futuro, mentre la politica regionale incapace di sciogliere i nodi su rifiuti e APS fallita, continua a rinviare la resa dei conti: se società pubblica consortile con l' AMAP socio di minoranza o individuazione di  altre soluzioni, visto che la riconsegna delle reti ai singoli comuni e la loro gestione diretta 'singolarmente' è esclusa dalla legge.

Il problema è che l'APS fallita perdeva 6 milioni l'anno, e questo malgrado le tariffe dell'acqua elevatissime, per cui nessuno si sente di prendersi in carico questo fardello.

I dipendenti dell'APS in liquidazione sono poco più di 200 che operano nei 52 comuni, ma ne sono stati 'precettati' nel nostro distretto solo dieci per garantire il servizio minimo; ma per fare un esempio a Bagheria solitamente gli addetti che operano alle manovre sono quattro al giorno, mentre da domani sarà solo uno a doversi occupare di questo compito, il che inevitabilmente provocherà seri disservizi.

Non abbiamo notizie ufficiali da parte dell'amministrazione comunale di Bagheria su come intenda fronteggiare l'inevitabile emergenza che si verrà a creare sin dai prossimi giorni.

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