Attualità

Ogni volta che terminava la funzione religiosa, che fosse una messa domenicale o un funerale, non facevamo poi troppe distinzioni, noi, chierichetti del Sepolcro, ci toglievamo le tunichette bianche ornate di rosso per dare dei calci al nostro super santos. E cosi, alla chetichella, correvamo verso il nostro campo di gioco, che non era affatto un rettangolo verde ma un modesto spazio dalla forma irregolare, piazza Larderia, unica area non transitata dai veicoli non distante dalla nostra parrocchia.

Certo, non si poteva definire il terreno ideale per una partita di calcio, dovendo rincorrere il pallone su di un manto acciottolato dalle pendenze irregolari che riservava alla nostra sfera arancione traiettorie imprevedibili e mai uguali; un muro e una saracinesca, l’una trasversale all’altra, le due porte dai contorni indefiniti da violare per marcare il punto.

Eppure, le prime volte, quel gioco innocente non veniva vissuto in modo sereno, circondati sempre da un inquietante silenzio, immersi in un atmosfera quasi irreale, a certificare un’aura di sacralità che promanava dalla presenza ingombrante dell’antico palazzo che da il nome alla piazza, il cui prospetto ci appariva sobrio e sgraziato allo stesso tempo; e il sapere che dietro le sue mura si raccoglieva la vita ritirata di alcune suore votate a Dio, conferiva alla struttura un aspetto ancora più severo, eppure seducente.

Non so se fosse stato più il desiderio ludico o la malìa del luogo a spingerci sempre là. Inoltre, guardinghi, ci voltavamo spesso verso la cancellata in ferro, d’ingresso al palazzo, nel timore che qualche suora potesse uscire all’improvviso per rimproverarci o, peggio ancora, come era costume in altre viuzze, per minacciarci di tagliare la palla se ne fosse venuta in possesso.

Le nostre preoccupazioni si rivelarono infondate; lo capimmo presto, quando una di loro si accostò a noi e, con gentilezza, ci chiese semplicemente di attenuare il volume delle nostre voci esuberanti per rispettare la loro quiete. “Come si fa a non esultare per un gol fatto?”, ci chiedemmo, ma aderimmo senza porci ulteriori domande; anzi, di più, scartammo la saracinesca dal nostro campo, il cui rimbombo prodotto dall’impatto col pallone era assimilabile allo scoppio di grossi petardi, e utilizzammo il solo muro, già prescelto, come unica porta.

Nel tempo, si instaurò una innocua complicità con le suore, fatta di sguardi e scambi di sorrisi, fino a che ci ospitarono nella loro dimora, regalandoci il piacere di ammirare le bellezze architettoniche degli interni, imbevute di misticità. In breve, ci considerammo con orgoglio i custodi della piazza e, in qualche modo, dei privilegiati perché riuscivamo a coglierne, fin quasi a respirarlo, il suo segreto fascino.

Erano i primi anni ottanta.

Non sono più tornato in quel luogo per molti anni, un po’ perché vivo da un’altra parte e non mi capita spesso di trovarmi a Bagheria, un pò perché ho preferito affidare alla mia memoria il compito di richiamare quei nostalgici ricordi di gioventù, in modo che nulla mi possa sembrar mutare.

Nella tarda serata del Giovedì Santo, al termine di un incontro tra vecchi amici, ho deciso di approfittare degli eventi pasquali per fare visita alla chiesa della mia infanzia. Al termine, guadagnata l’uscita, la mia attenzione veniva richiamata da un vocio indistinto che proveniva dalla vicina piazza Larderia; ne ho subito immaginato la causa, dato che mi era giunta notizia che quello spazio, da molti prima considerato un angolo morto della città, da qualche tempo stava godendo di rinnovato vigore grazie al vivace entusiasmo dei giovani frequentatori di un locale di ristorazione, che proprio lì aveva aperto i battenti.alt

Mi sono avvicinato, quasi furtivamente, per non invadere con la mia presenza quella scanzonata atmosfera di festa: due botti di vino, in posizione verticale, si ergevano in bella mostra di fronte il locale reggendo i bicchieri di birra semivuoti di una quindicina di giovani accalcati attorno, pervasi da uno stato di euforia generale che accompagnavano con esclamazioni volgari e risate sguaiate.

Poco più in là, accovacciati a terra, con la schiena sostenuta dalla cancellata del palazzo, altri erano intenti in chiacchere tra un sorso di birra e una sigaretta, mentre una coppia di tanto in tanto si scambiava malcelate effusioni, lei con indosso una minigonna succinta, tirata in su per la postura rannicchiata.

Sotto la struttura precaria, una veranda allestita nello spazio esterno antistante il locale, un uomo più avanti negli anni, l’unico di mezz’età in quel momento presente oltre me, sedeva da solo davanti un tavolino sopra il quale campeggiava solitaria una bevanda alcolica, con lo sguardo completamente assente a fissare il vuoto davanti a sé e una sigaretta, consumata e spenta, stretta tra le labbra.

Il mio pensiero è andato a quelle monache, così gentili con noi, e mi chiedevo, se ne fosse rimasta qualcuna, se anche loro fossero state testimoni di quella trasformazione e con quale animo. L’unica risposta alle mie domande, forse, era data dalla presenza di un sistema di telecamere a circuito chiuso lungo il perimetro del palazzo, triste accettazione da parte di chi, prima di me, aveva dovuto ammettere che i tempi erano cambiati.

L’orologio segnava le due meno un quarto del mattino, era ora di tornare dalla mia famiglia; così, mentre osservavo una addetta del locale imbracciare una ramazza e spazzare le cunette dei marciapiedi da cumuli di bicchieri di plastica e bottiglie di vetro, alcune in frantumi, indice di una serata che nelle ore precedenti doveva avere registrato un’affluenza più consistente, mi sono allontanato lentamente da quella linfa vitale.

Apprezzo l’idea di ritornare a fruire degli spazi storici, di riproporli come centri di aggregazione sociale, purché ciò avvenga senza stravolgerne l’identità, nel rispetto del decoro e della gente che ci vive. Il nostro patrimonio culturale merita di essere vissuto, pena la sua sterilità; tuttavia, quello che avevo visto non mi era piaciuto.

Rassegnato, sulla strada per casa, quasi a voler preservare la magia di un passato ormai dissolto, ho richiamato alla mente un episodio buffo: quello di un’anziana signora che, una volta, nel suo incedere ricurva, si paralizzò attonita nel sorprendere il nostro parroco a giocare insieme a noi ed esultare per un gol realizzato; il tutto, ad eccezione del rotolio della palla, nel più rigoroso e surreale silenzio.

Massimiliano Chiello
 

I sindacati dei dipendenti del Coinres non si sono presentati  all'incontro con il sindaco di Bagheria previsto per oggi ma hanno inviato un comunicato all'Assessore regionale all'Energia, Vania Contrafatto, chiedendo un incontro urgente. Il testo del comunicato.

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In base alle ultime notizie pervenute a questa O.S. risulta che sono stati attivati dal Comune di Bagheria percorsi di fuoriuscita dal Consorzio COINRES e si ipotizzano forme di gestione diretta del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti o attraverso la ricerca di soggetti privati cui appaltare tale servizio.

Nel considerare che natura giuridica del Consorzio tra enti pubblici, assimila tale soggetto ad un ente pubblico, con i medesimi obblighi e gli stessi vincoli connessi ad una disciplina di tipo pubblicistico e, tenuto conto della gravita' situazione dal punto di vista organizzativo e gestionale dei servizi di igiene fino ad oggi gestiti attraverso COINRES e il suo personale, questa O.S., nella qualità' di organizzazione sindacale stipulante il contratto di riferimento della categoria

                                                                                                                CHIEDE
un urgente incontro alla presenza dell'Assessore Regione alle Acque e Rifiuti, dei vertici del Consorzio e del Sig. Sindaco del Comune di Bagheria al fine di chiarire gli aspetti connessi alla gestione operativa del servizio ed al mantenimento degli attuali livelli occupazionali.

Nel rilevare che la questione riveste carattere di urgenza, si resta in attesa di un Vs. tempestivo cenno di riscontro, in assenza del quale saremo costretti ad attivare le procedure di raffreddamento previste dalla legge al fine di tutelare i diritti di tutti i lavoratori oggi impiegati dal  Consorzio.

Il documento, a firma di Luisa Milazzo delle segreteria provinciale FIADEL (Federazione italiana autonoma diepndenti Enti locali e Igiene ambientale), è stato inviato oltre che a Patrizio Cinque, sindaco di Bagheria e al commissario liquidatore del Coinres, Roberto Celico, è stato inviato anche all'Assessorato regionale all'Energia ed alla S.R.R. Area Metropolitana

Si è svolto il 31 marzo 2015 presso la scuola media statale Ciro Scianna”, un progetto di educazione scolastica riguardante argomenti di biologia.

L’incontro, suggerito dalla Professoressa Piera Provenzano e fortemente voluto dalla Dirigente scolastica della Scuola media “Ciro Scianna”, ha ricevuto una operosa riposta dal mondo zootecnico apistico rappresentato dall’agronomo apicoltore Giuseppe Siragusa, ma anche da parte del personale dei servizi veterinari ASP, dottoressa Passeri, dottor Pecoraino e dal dottor Bellipannisia e dall’IZS, Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Palermo, nella figura della dottoressa Castelli, del dottor Vicari e di altri collaboratori.

Il progetto è stato favorevolmente accolto dai ragazzi che con entusiasmo e incuriositi dalla lezione di biologia, hanno partecipato numerosi all’attività.

Dichiara la professoressa Provenzano: “Poiché ritengo che la scuola non è un contenitore stagno, isolato da quanto gli accade intorno, ma un luogo dove risuonano le molteplici voci del contesto territoriale e ambientale. Le prime competenze che i ragazzi hanno appreso dal progetto “Apicoltura a scuola” sono stati il prendersi cura di se stessi e degli altri; acquisire comportamenti responsabili verso l’ambiente; saper cooperare ed essere solidali verso gli altri.
E’ un progetto trasversale poiché lega le diverse tematiche trattate in italiano nelle Georgiche di Virgilio, nelle religioni Ebraiche e Musulmane, il miele viene citato come ristoro per i guerrieri morti”.

Finalità del progetto è l’intervento positivo sull’ambiente e nelle persone, poiché la conoscenza del mondo della società delle api, la loro organizzazione, il rispetto dei singoli ruoli all’interno di essa possa essere da esempio per la società civile.

L’incontro, iniziato con una esposizione di lavori di ricerca sull’argomento da parte di un gruppo di ragazzi della 2a media, ha evidenziato un raffronto tra la società delle api e le loro caratteristiche di vita, con la loro storia che risale a quasi 4 milioni di anni fa e che resta un simbolo di regole di vita sociale che nel mondo gestito dagli uomini sta scomparendo.

Il fatto del mutuo soccorso tra soggetti della stessa specie ed in particolare tra i più deboli o diversi, il linguaggio al fine di un raggiungimento comune come l’approvvigionamento alimentare, rappresenta nelle api qualcosa che tra gli essere umani “moderni” sta per alienarsi o addirittura rendersi quasi non giustificato”, prosegue il dottor Pecoraino; si tiene a precisare che questo incontro non rimarrà fine a se stesso ma verrà replicato con nuovi argomenti sui tanti che l’universo api ci mostra”.

L’incontro è poi proseguito con l’intervento sia dell’apicoltore, con temi specifici sulle api e dai prodotti ottenuti dal loro lavoro, sia dal personale medico veterinario dell’IZS di Palermo che ha parlato in maniera più dettagliata del miele e delle sue proprietà.

Quest’ultimo intervento è stato anticipato da una prova di gusto di miele da parte degli alunni presenti attentissimi per tutto il tempo della lezione che non solo hanno parlato e ascoltato su argomenti aventi come oggetto il miele ma lo hanno anche provato nelle sue varianti di fioritura.

Fonte Ufficio stampa del comune di Bagheria
 

Anche la redazione di bagherianews rivolge un augurio di vero cuore a quanti ci seguono, ma non solo: l'augurio lo estendiamo a tutti i bagheresi ed in particolare a quanti versano in condizioni di particolare bisogno, disagio e difficoltà.

Che questi giorni siano veramente per tutti di tranquillità e di pace, anche per la politica, perchè al rientro sin da martedì saranno tanti e gravi i nodi da sciogliere.

Redazione bnews

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