Attualità

Il regio Ginnasio, chè tale era quando venne istituito  nel 1914 dopo pressanti richieste e sollecitazioni delle popolazioni del territorio, compie proprio oggi 100 anni.

Una età importante anche per una scuola, che ha educato decine di migliaia di bagheresi e non solo, che ha visto passare tra i propri banchi ragazzini che un giorno sarbbero stati grandi uomini o grandi artisti, o più semplicemnte cittadini di questa comunità.

La sede originaria fu presso palazzo Ugdulena al piano terra, mentre al 1° piano c'erano gli uffici della Presidenza, poi negli anni '60 la costruzione dell'edificio attuale, mentre quello che oggi è la media 'Ciro Scianna' era il cosiddetto 'avviamento'.

Un tempo per accedere alla scuola media, dopo aver superato quello di V elementare c'era un esame che si svolgeva a settebre, il cosiddetto esame di ammissione, in cui le prove che occorreva superare consistevano in giorni diversi in un tema di italiano, un compito di matematica ed due prova di disegno, geometrico e ornato, come un tempo si diceva.

Chi non superava l'esame di ammissione andava all'avviamento professionale, poi successivamente abolito.

Oggi questa ricorrenza è stata festeggiata  nella palestra dell'Istituto, nel corso di una cerimonia molto bella e coinvolgente: per la presenza rumorosa dei ragazzini, per la presenza di alcuni tra i 'vecchi' dirigenti scolastici, riconosciamo la prof. Puleo per tutti, per la presenza di quasi tutti i dirigenti scolastici delle scuole bagheresi, per la presenza del sindaco dei ragazzi, Gabriella Panno con tanto di fascia tricolore, e per la presenza dell'assessore alla pubblica istruzione Rosanna Balistreri e del sindaco 'vero' Patrizio Cinque.

altSi canta tutti insieme l'inno nazionale ed introduce la nuova dirigente, Angela Troia, succeduta alla prof. Giuseppina Attinasi che aveva diretto la scuola sino all'anno scorso, e sottolinea quanto per lei, esordiente anche come dirigente scolastico, stare in questa scuola con tanta storia possa essere importante.

L'assessore Balistreri sottolinea il valore della cultura e del sapere strumenti fondamentali per la crescita e la conoscenza, con il sindaco Patrizio Cinque che contagiato dal clima informale si lascia andare a qualche battuta su qualche suo compagno di classe, che innamorato della scuola 'G.Carducci', volle restarci ben di più dei tre anni canonici.

Poi parla sul serio del valore del sapere e da un consiglio che forse non solo i ragazzi dovrebbero seguire e cioè 'Chiedete sempre il perchè di quello che vi accade intorno, interrogatevi, non accettate passivamente quanto vi si dice, perchè è dalla risposta che riuscirete a trovare  a questi perchè che potrete riuscire a cambiare la vostra condizione'.

Ci riporta alla mente la brechtiana 'Lode del dubbio'.

 

Patrizio Cinque e la sua amministrazione di fronte alla ormai cronica emergenza rifiuti si vedono costretti a prendere atto che le cause e la soluzione del problema non sono di ordine esclusivamente politico e si decidono ad imboccare strade già sperimentate e percorsi nuovi che possano garantire un minimo di decoro cittadino..

In poche parole il problema rifiuti oltre che politico è questione che ha risvolti non secondari di natura tecnico-organizzativi, gestionali, di criticità che pesano come un macigno ( si pensi solo al fatto che occorre andare a conferire i rifuti a Siculiana, a 300 Km. di distanza tra andata e ritorno), oltre che di cattive abitudini e comportamenti di parte della popolazione.

In poche parole volere non è potere.

Allora si sta facendo ricorso a massicce dosi di noli a caldo per fronteggiare le montagne di rifiuti, noli che però rischiano di far saltare del tutto i conti di un comune già di suo in dissesto, e ne è una riprova l'aumento della Tari ( e non Tasi come avevamo erroneamente scritto in un primo momento) che proprio oggi il consiglio comunale andrà a discutere.

Bisogna prendere atto che malgrado l'impegno personale degli amministratori e la volontà indubbia di volere violare alcuni santuari,  i 63 addetti Coinres a Bagheria, semplicemente non ce la fanno a raccogliere le 65-70 tonnellate di rifiuti al giorno che producono i bagheresi.

Per fare un confronto, negli anni '80 per una popolazione di 40.000/45.000 abitanti gli addetti erano una cinquantina con tre autocompattatori, quando però il paese era meno esteso e la produzione pro/capite di rifiuti oscillava dagli 0,800 ad 1 Kg. al giorno.

L' emergenza continua  è scattata infatti allorchè lanciata la rivoluzione di agosto ci si è resi conto che la mancanza dei 25 ex Temporary che lavoravano per la Ecogestioni, si faceva sentire nell'equilibrio generale.

E' anche vero, come ha denunciato il sindaco che il Coinres ha servito più che i cittadini, gli interessi di cosa nostra.

Quando a Bagheria erano destinati, almeno sulla carta, oltre 150 addetti Coinres le emergenze rifiuti venivano abilmente pilotate tre-quattro volte l'anno per consentire affidamenti d'urgenza senza gare d'appalto per far lavorare la palicedda, il polpo e i mezzi delle ditte di qualche amico, che riuscivano a realizzare in poche settimane i fatturati di un anno intero.

Pe certificare la presenza di cosa nostra al Coinres basta mettere in fila alcune cifre: un operaio del Coinres di Misilmeri, parente di un capomafia, ucciso in aperta campagna mentre avrebbe dovuto essere al lavoro; solo a Bagheria tre dipendenti arrestati per associazione mafiosa, due operai licenziati per furto di carburante dai mezzi, decine di mezzi bruciati all'interno dei depositi, un compattatore rubato e mai più ritrovato, mentre proprio in questi giorni in Tribunale ha avuto inizio il procedimento che vede imputati a vario titolo per truffa, assenteismo ed altri reati, dodici dipendenti del Coinres di Bagheria.

E nella prima udienza la testimonianza di un maresciallo dei carabinieri che ha partecipato alle indagini avrà fatto fischiare le orecchie a più di un politico del tempo dei comuni consorziati.

Patrizio Cinque ed i suoi assessori sanno bene inoltre che, tra fuoriuscita dal Coinres, (i cui commissari scadono peraltro oggi 30 settembre), varo della nuova società pubblica di gestione e selezione del personale trascorrerà  almeno un anno, ed in questo lasso di tempo la situazione potrà solo peggiorare.

Da qui  l'orientamento che sembra emergere è quello di fare ricorso a strumenti tradizionali: detto dei noli, si pensa di fare una gara d'appalto, limitata nel tempo, per affidare all'esterno in una sorta di miniAro la raccolta dei rifiuti  indifferenziati nei quartieri  di periferia, lasciando ai 63 del Coinres il compito del porta a porta e della raccolta dentro le mura.

E Patrizio Cinque accarezza un sogno che ove si realizzasse potrebbe cambiare la situazione in maniera radicale: il problema è stato affrontato in sedi autorevoli, e si riferisce alla eventualità di consentire al solo comune di Bagheria, che è quello che ha maggiori difficoltà, di potere conferire i rifiuti a Bellolampo, anche se va detto che il sindaco Orlando, pur senza fare nomi, ha escluso che altri comuni oltre alla città di Palermo possano essere autorizzati a scaricare a Bellolampo.

Ma la questione è sul tappeto e potrebbe consentire,  anche se fosse solo a titolo temporaneo, una radicale inversione di rotta. 

Angelo Gargano

 

Determinato ma sereno, il giovane parrocco della Chiesa delle Anime Sante, padre Massimiliano Purpura, che a conclusione delle omelie di domenica scorsa salutate alla fine  da lunghi applausi, ha detto la sua sulle polemiche di questi giorni, riguardanti la collocazione in Chiesa della statua dell'Immacolata, e che hanno visto anche un gesto incivile e inaccettabile quale quello di una scritta e di atteggiamenti minacciosi nei suoi confronti.

Ci riceve nel suo piccolo studio nella Chiesa delle Anime Sante, e si vede cha ha tanta voglia di parlare non solo dello specifico della vicenda che lo ha proiettato sui media, ma soprattutto del suo ruolo di pastore di anime.

'Tutte le decisioni assunte e i lavori eseguiti nella nostra Chiesa - premette - sono state pensate e realizzate nel rispetto della storia di questo luogo sacro e con il concerto delle autorità ecclesiastiche'  e sono state e saranno sempre - continua - rispettose della conservazione di beni storici e artistici di pregio e delle tradizioni religiose'.

La polemica nasce quando per motivi legati al precedente assetto storico dell'altare maggiore e per la necessità di evitare continui microtraumi alla settecentesca statua lignea della Madonna Immacolata, il parroco ha deciso, consultata la Curia, di toglierla dalla nicchia sull'altare maggiore, di sistemarla stabilmente su una vara  in una cappella laterale protetta da un cancelletto, a destra subito dopo l'ingresso della Chiesa.

Cominciano i mugugni di qualcuno dei fedeli, e soprattutto degli ex portatori della vara; ex appunto perchè il gruppo dei portatori, che non sono confraternita, è stato sciolto lo scorso anno.

Sostengono alcuni che fu nel 1954 quando l'allora cardinale Ernesto Ruffini, proclamò l'Immacolata, madre e regina di Bagheria, che la collocazione della statua nella nicchia centrale dell'altare maggiore non è mai stata messa in discussione; tra l'altro quest'anno si celebra con l'Anno mariano il 60° di quella ricorrenza.

Gli animi si riscaldano, le proteste salgono di tono, qualcuno chiede l'intervento della Curia, peraltro già informata da padre Massimiliano, e si arriva all'episodio di intolleranza: al ritorno di un pellegrinaggio in Calabria con un gruppo di fedeli, padre Massimiliano scopre una scritta sulla porta della canonica, vagamente minacciosa.

All'inizio non dà particolare peso alla cosa, poi segue il suggerimento di denunciare il fatto alla Polizia.

altSull'altare centrale andrà invece, così come era un tempo, un quadro in corso di restauro, una deposizione datata 1801 dell'Intergugliemi, che in quel periodo lavorò molto a Bagheria e nel territorio.

'I lavori eseguiti sulle opere - tiene a sottolineare padre Massimiliano - sono stati tutti autorizzati e vengono eseguiti da specialisti del settore'.

 Ma forse l'oggetto del contendere è un altro, e riguarda non solo la decisione di sciogliere il gruppo dei portatori, ma dei requisiti che, a chi si candida a portare la vara, verranno nel futuro richieste.

'Intanto - dice padre Purpura - oggi la Polizia ci chiede l'elenco delle persone che vanno sotto la vara, per cui io procederò con una selezione in cui gli aspiranti portatori dovranno presentare il loro curriculum', e sembra di capire, anche il certificato penale.

La  fede, chiosa padre Purpura, è un percorso che non si manifesta  solo con una partecipazione episodica ai riti religiosi, messe o processioni, o sotto forma di pratiche quasi pagane, la fede si testimonia ogni giorno con i propri comportamenti e il proprio stile di vita.

Chi può godere del 'privilegio'  di andare sotto la vara della Madonna, deve essere nella vita di ogni giorno, con i propri comportamenti, con la propria vita, testimone di fede e di legalità.

Quanto accaduto in altri luoghi, a Palermo o in Calabria, con inchini durante le processioni delle vare di fronte alla abitazioni di personaggi discussi, è qualcosa di inaccettabile per la coscienza religiosa e civile.

'Il cristiano è tale in tutte le sue manifestazioni - conclude padre Massimiliano Purpura - non esistono sfere personali o riservate all'interno delle quali si può derogare ai principi intangibili della fede e del credo religioso: è arrivato il momento di cambiare, ed il primo cambiamento deve riguardare noi stessi, il nostro modo di essere e di comportarci: se non ora quando?

Angelo Gargano

 

 

 

 

Il 'camino' de Santiago de Compostela non è solo  il pellegrinaggio religioso per eccellenza, ma è anche un percorso dentro se stessi, ed è una ricerca non solo religiosa che tenta di dare risposte ad alcune delle domande che l'umanità si pone da sempre. Per questo ci piace pubblicare, a puntate settimanali,  questa testimonianza di Michelangelo Testa.

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Quello che mi accingo a scrivere è il racconto del “viaggio”, il nostro viaggio verso Santiago de Campostela.
La partenza è avvenuta già anni or sono, quando dalle “vie” più disparate si è fatta presente la voglia di vivere questo cammino.
È successo di accendere la radio alle 4 del mattino e sentir pronunciare quelle parole magiche: “Santiago de Campostela”…; e poi ancora e ancora, in un continuo richiamo a “fare” qualcosa che in fondo già ci appartiene, ma di cui abbiamo perso ogni cognizione.
 

Io e Claudia, compagni di viaggio, di questo viaggio e di quello più lungo che è la vita.
Nasce così, da tante luci segnato, la spinta, l’idea. Poi è il puro desiderio di conoscere, di sperimentarsi ad andare a fare il resto.
Ognuno con le sue “responsabilità” e le sue capacità…
Partiamo allora? Si, ma prepariamoci!
Sono, devono essere poche le cose da portare con se: meno hai, più hai diceva un hippy barbuto 20 secoli fa!
Convinco Claudia a ridurre all’essenziale il nostro bagaglio, solo il minimo, il resto deve essere là.

Sarà così, sempre.

Adesso permettetemi solo due note tecniche: il nostro vestiario è costituito da due completi da ciclista, maglia antivento, guanti, casco, 3 paia di calze, scarpe da trekking, occhiali e crema solare; nelle borse laterali posteriori delle bici sistemiamo tutti i nostri effetti personali; asciugamani, sapone; e poi ancora pantaloni corti e lunghi, due magliette, poncho antipioggia, saccoletto leggero, kit riparazione bici, compreso smagliacatena, torcia, garze, aspirine.
Le bici sono sistemate da Freebike, dove Dario e Totò montano i portapacchi posteriori; non si romperà nulla, nemmeno una foratura.

Imballiamo le bici la sera prima di partire, smontando i pedali, manubrio, cambio posteriore e ruota anteriore che sistemiamo a protezione della corona, caliamo la sella e smontiamo pure i portapacchi. Tutto viene avvolto nella plastica con le bolle e rinforzato col cartone.
All’alba mio padre ci accompagna all’aeroporto per il primo volo che ci porterà a Roma con Airone; i tizi del checkin si accorgono che abbiamo due bici (ma va!), due bici a bordo ci costano 100€. Che il bravo Marco di Tutankamon ci rimborserà. La compagnia spagnola Vuelin considera le bici come bagagli e non le fa pagare, in Italia non è così.

Da Roma ripartiamo per arrivare a Bilbao nel tardo pomeriggio; più in fretta che possiamo prendiamo le bici ed usciamo dall’aeroporto e subito la Spagna ci offre uno “spettacolo”: un tizio in carrozzella deve prendere l’autobus, questo si abbassa, esce la pedana, lui sale…ve immaginate la stessa scena a Palermo, io no, non ci riesco nemmeno sforzandomi.
Avremo modo di notare che in Spagna vivere con un handicap non è di per se un handicap.
Raggiungiamo la stazione dei bus di Bilbao e prendiamo il primo bus per Pamplona dove arriviamo nella notte. La stanchezza è tanta, il sonno pure.
Spacchettiamo le bici e rimontiamo tutto: non ci avanza e non ci manca niente: buon segno!

È mezzanotte, le bici sono a posto ma noi no: non sappiamo dove andare, Pamplona è grande ma c’è un concerto e non ci sono stanze da nessuna parte, tutti gli alberghi sono pieni; giriamo e rigiriamo, ma non cambia nulla se non che siamo ancora più stanchi: io adocchio il parco, “ho il sacco a pelo, posso dormire ovunque”
Poi ecco che “il destino” ci viene in aiuto: chiediamo informazioni su qualche albergo ad una ragazza (Anna), lei si offre di accompagnarci ma il “suo” albergue non c’è più, l’hanno trasferito.
Sono le due e dopo un giorno di volo siamo completamente a terra.

Anna ci chiede timidamente se saremmo disposti a farci ospitare da lei; di risposta la abbracciamo. Passiamo la nostra prima notte spagnola a casa di una ragazza finlandese naturalizzata spagnola che al mattino ci prepara pure la colazione e ci lascia a casa sua per andare a lavorare chiedendoci solo di stare attenti a chiudere bene la porta.
La mattina facciamo tardissimo e iniziamo a camminare col sole già alto, non abbiamo cartine o guide, vogliamo seguire le frecce…il problema è incocciare la prima: è così che scambiamo l’autovia Santiago de Campostela per il sentiero omonimo; con le nostre belle bici ci facciamo un bel tratto di autostrada, fortuna che il primo svincolo non era poi lontano.

1 puntata  ......CONTINUA

Michelangelo Testa

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