RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
La potatura degli alberi fa parte della gestione ordinaria del verde urbano, ma il risultato che ci consegnano gli “esperti arboricoltori” nominati dai comuni, per qualsiasi essere umano dotato di un minimo di sensibilità, a volte è davvero raccapricciante. Forse dovremmo partire proprio dal fatto che un bambino, istintivamente non disegnerebbe mai alberi del genere.
A Santa Flavia, nel centralissimo Corso Filangieri, cento alberi di Jacaranda Mimosifolia che durante il mese di giugno regalavano una bellissima fioritura hanno la chioma totalmente mozzata. Scheletri senza rami, senza una foglia, senza un fiore. Mostri geometrici alieni al mondo vegetale, che poco hanno a vedere con la vita degli esseri viventi. Zombie porta sacchetti di immondizia.
Un originale concetto di “decoro urbano” di un paese a vocazione turistica come Santa Flavia.
E così che i cittadini esprimono la loro personale visione di “street art” plasmando “nature morte” degne dei migliori scenografi.
Ci sarebbe da scherzare e da prenderla sul ridere se non fosse per il danno d’immagine, che subisce il paese di Santa Flavia da questi “geni” che hanno scarsa dimestichezza con il senso civico e con il rispetto della natura.
Dei cento esemplari di Jacaranda piantati qualche anno fa, almeno una ventina sono morti a causa della potatura sbagliata effettuata nello scorso mese di ottobre. Alcuni sono stati sostituiti da alberi da frutto. Un paio di Nespoli, un mandorlo, un albicocco.
E' la tecnica totalmene sbagliata della “capitozzatura”, una potatura drastica che è stata inflitta alle nostre Jacarande. E' dimostrato che è la più dannosa tecnica di potatura degli alberi, la peggiore, eppure, nonostante numerosi studi spiegano i suoi effetti nocivi sugli alberi, la capitozzatura rimane una pratica comune ritenuta da molti “esperti arboricoltori” la migliore tecnica.
Con la capitozzatura hanno rimosso il 100% delle foglie delle Jacarande. Le foglie sono gli organi con cui gli alberi producono il loro nutrimento. Rimuovendole, gli alberi rimangono senza l’energia necessaria ad alimentare tutte le loro parti. La perdita di così tante foglie attiverà un meccanismo di sopravvivenza che consisterà nella produzione di nuovi rami lunghi ma molto più esili e improduttivi, così che gli alberi possano recuperare, il più velocemente possibile, il loro volume fogliare. I rami prodotti a livello dei tagli, saranno molto lunghi e con attaccature deboli e potranno facilmente spezzarsi.
Il costo della capitozzatura non si limita all’intervento in sé. Se gli alberi sopravviveranno, entro pochissimi anni richiederanno di essere nuovamente potati, perché la possibilità che il vento provochi la rottura di rami più o meno grossi è maggiore e sarà quindi necessario intervenire per rimuoverli. E se l’albero muore, dovrà essere rimosso.
Oggi disponiamo di tutti gli strumenti conoscitivi, normativi ed operativi per fare in modo che ciò non accada più. Quello che ancora manca è una coscienza comune, la condivisione di un sentimento di imbarazzo e sgomento di fronte a potature come queste. Dobbiamo imparare ad indignarci.
E dunque, cittadini, incapaci di cogliere il valore dei vostri alberi, al punto da farli seviziare, danneggiandoli irreparabilmente, forse inseguendo i fantasmi delle vostre paure o vagheggiando di gronde, balconi e facciate immacolate.
Spaccalegna dotati di motoseghe, pronti a sacrificare qualunque rigurgito di professionalità in nome di qualche Euro, convinti che gli alberi non siano altro che pezzi di legno.
Amministrazioni comunali ignoranti, pavide e decise a giustificare una tale brutalità in nome di una mal interpretata libertà di intervento.
Sindaci, assessori, consiglieri indifferenti che quotidianamente passano di fronte a questo scempio e non colgono l’implicita offesa arrecata alla collettività di cui fanno parte.
SVEGLIA!
Tra questa potatura ed i maltrattamenti arrecati ad un animale, i rifiuti abbandonati per strada, i sacchetti di immondizia appesi a questi “zombie” vegetali, gli atti di vandalismo o le prevaricazioni verso i deboli non c’è nessuna differenza.
Perché quando parliamo di danni arrecati agli alberi non parliamo di tecnica e non parliamo nemmeno di estetica: parliamo di etica.
Un cittadino flavese
Lettera firmata