Il nuovo pentito Gravagna, parla di un progetto di furto ad una ditta di trasporti a Bagheria

Il nuovo pentito Gravagna, parla di un progetto di furto ad una ditta di trasporti a Bagheria

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Livesicilia.it in una serie di articoli firmati da Riccardo Lo Verso, continua a pubblicare stralci delle dichiarazioni dell'ultimo pentito di mafia Danilo Gravagna, che in uno dei passaggi parla di un furto che si doveva fare a Bagheria ai danni di una ditta di autotrasporti che ha sede sulla S.S. 113

Ecco come Gravagna ricostruisce la vicenda davanti al pubblico ministero Francesca Mazzocco: “.... nel 2011 prima dell'arresto di Nicola Milano e Tommaso Di Giovanni... siamo andati a Bagheria nel corso principale in una gioielleria che ho saputo essere di proprietà di Zarcone (Antonino Zarcone, il mafioso arrestato nell'Operazione 'Pedro' del dicembre 2011 con l'accusa di essere stato il reggente di Bagheria, ed oggi pentito ndr), abbiamo parlato perché dovevamo fare un furto presso una ditta di autotrasporti che posteggia a Bagheria nella statale 113, Di Martino è la ditta, lui è di Catania, però il parcheggio è di un certo Salamone di Bagheria... allora tramite Zarcone abbiamo avuto l'autorizzazione... c'era con noi Tonino, affiliato di Porta Nuova, che lo chiamavano Bambolina.... (il riferimento sarebbe ad Antonino Lo Iacono arrestato dai carabinieri in un blitz del 2011 ndr)”.

Nonostante il via libera di Zarcone, però - racconta Gravagna - “il furto non è stato fatto... in quanto cera stato un tentato furto e avevano preso più precauzioni...”

Ma il tentativo di estorsione a Di Martino è andato comunque avanti stando a quanto riferisce il neopentito, coinvolgendo anche l'ex capo della protetsa deo Tir in Sicilia.

"Di Martino lavorava al porto di Palermo, tramite il presidente dell'Aias di Catania Richichi, noi avevamo cercato il contatto con Di Martino per chiedergli se per Natale e per Pasqua, visto che lui lavorava molto con i semirimorchi al porto di Palermo, poteva dare qualcosa per le persone carcerate...”.

La risposta però sarebbe stata negativa o non sarebbe mai arrivata: “... tramite Richichi abbiamo saputo che non era... non gli aveva fatto sapere niente, lui glielo aveva fatto sapere e lui non aveva dato nessuna risposta, cioè questo significava che lui non voleva aderire a questa situazione, allora abbiamo pensato di colpirlo facendo questo furto”. Fallito il primo tentativo di furto per la presenza della polizia, il clan non si sarebbe dato per vinto: “Comunque poi lo abbiamo colpito lo stesso in un secondo tempo, perché abbiamo rubato de semirimorchi dentro il porto di Palermo, sempre della stessa ditta nel 2012”.