E' una delle vicende minori rivelate da Sergio Rosario Flamia nel profluvio di dichiarazioni che sta rendendo in seguito al suo pentimento.
In poche parole nella saletta colloqui del carcere ci sarebbe stato una vera e propria affiliazione a cosa nostra di un detenuto; non è ancora chiaro chi sia stato il neomafioso, anche se si stanno facendo accertamenti per individuarlo.
Il particolare viene fuori dalle carte che riguardano la recente indagine 'Apocalisse' sui mandamenti di Resuttana e San Lorenzo.
Flamia riferisce sostanzialmente che nel periodo che precedette la sua scarcerazione due mafiosi di peso, Vito Galatolo, figlio del boss dell'Acquasanta e Vincenzo Graziano, gli chiesero la cortesia di non utilizzare per un certo giorno la saletta dei colloqui solitamente riservata ai non fumatori, dove Flamia incontrava i parenti, e di informare anche gli altri due o tre detenuti, a lui noti, che solitamente ricevevano i familiari in quella stanza, di ritardare il loro arrivo al colloquio per consentire la 'puncitina' di un nuovo adepto.
'Tutto a posto, grazie per non essere venuto', sarebbe stato il ringraziamento dopo la 'cerimonia' da parte di Vito Galatolo a Flamia.
Il pentito S.R.Flamia: 'un detenuto venne affiliato a cosa nostra nella sala colloqui del carcere'
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