Assolto "perché il fatto non sussiste". Cade in appello l'accusa di concussione per Antonio Borzacchelli, l'ex maresciallo ed ex deputato regionale.
Secondo l'accusa, Borzacchelli sarebbe stato una pedina della rete di "talpe" in Procura organizzata dall'ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro, poi condannato a sette anni, e dal manager della sanità Michele Aiello.
Il processo tornava in secondo grado dopo l'annullamento della condanna a otto anni deciso dalla Cassazione. In primo grado il tribunale gliene aveva inflitto dieci. L'inchiesta è la stessa che per altri imputati si è conclusa con pene pesanti. Tra questi proprio Cuffaro, in cella a Rebibbia, e Aiello, condannato con sentenza defintiva per mafia e di recente tornato in carcere dopo una lunga parentesi ai domiciliari.
Borzacchelli, difeso dall'avvocato Franco Inzerillo, rispondeva di concussione proprio ai danni di Aiello (parte civile nel processo) dal quale avrebbe ottenuto una villa minacciandolo, qualora non avesse acconsentito alle sue richieste, che avrebbe scomodato politici ed ex colleghi investigatori per fargli revocare le licenze sanitarie.
In realtà le accuse nei suoi confronti all'inizio erano ben più pesanti.
Era stato ipotizzato un altro tentativo di concussione, da cui è stato assolto, e quello di violazione di segreto d'ufficio in favore del boss Giuseppe Guttadauro, per cui è scattata la prescrizione.
In particolare, Borzacchelli avrebbe fatto parte della rete di talpe che, partendo dall'ex maresciallo del Ros Giorgio Riolo e attaverso Totò Cuffaro e l'ex assessore comunale Mimmo Miceli, riuscì a far giungere al boss Guttadauro la notizia che gli inquirenti avevano piazzato una microspia in casa del capomafia.
Adesso arriva l'assoluzione
Assolto in appello il maresciallo Antonio Borzacchelli, già imputato nel processo 'Talpe in procura'
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