Quella sera Ignazio Buttitta era in vena di confidenze e il discorso cadde sulle donne.
«Caro Carlo, cosa vuoi che ti dica, sulle donne potrei parlarti per giorni. Io, come uomo, ne ho conosciuto parecchie e direi che mi sono sempre piaciute,
penso che siano quanto di più bello abbia saputo creare la natura. Penso che davvero l’uomo non potrebbe vivere senza la donna. Da giovane, quando ero in salumeria, guardavo gli occhi delle belle donne, le loro mammelle, e mentre tagliavo il salame, a volte mi tagliuzzavo le mani, infatti ho le dita piene di cicatrici.
Ero ragazzo di venti anni, bello, fresco, con il grembiule bianco. Le donne venivano anche per guardarmi, non solo per comprare i salumi. Devo ammettere che la natura è stata generosa con me e in tutti i sensi. Anche dopo che mi sono sposato, le donne restavano incantate nel vedermi e nel sentirmi parlare. Sai, nel tempo ho fatto una scoperta: quando a una donna piacevo, notavo che le sue pupille si dilatavano, il respiro tendeva a farsi accelerato e il seno si gonfiava: saliva e scendeva. Tutto ciò ingelosiva mia moglie. Lei afferrava tutto al volo e mi richiamava: “Ignazio, non perdere tempo a chiacchierare con certune… Vieni, c’è gente che aspetta…”.
Una di queste, che era diventata cliente affezionata, un giorno mi rivelò che aveva scritto alcune poesie a me dedicate. Ne fui lusingato e incuriosito. In quel tempo mia moglie insegnava nelle scuole elementari a Bagheria. Io amo scrivere fino a notte inoltrata e quindi dovevo recuperare il sonno perso, perciò al mattino, quando potevo, restavo a letto fino a tardi.
Una mattina sentii bussare alla porta. Allora abitavo in Via Paternò. Andai ad aprire e rimasi sorpreso nel trovarmi davanti la cliente poetessa. Mi sembrò un dono dal cielo. La donna, quando è innamorata, diventa più bella. La feci entrare. Lei non riusciva a parlare, era come se avesse perso la voce, ma mi parlavano i suoi occhi. Non ricordo quello che le dissi, il tempo non trascorse inutilmente e io ne persi la nozione. A un certo punto, bussarono alla porta. Era la vicina di casa: “Poeta Buttitta, mi scusi, faccia uscire la signora che sta con lei, è tornata sua moglie da scuola, oggi è uscita più presto. Noi, con una scusa, l’abbiamo trattenuta.»
Mi sentii in mezzo ad una tempesta, salvato in extremis. Ebbi modo così di scoprire che i vicini vedevano e sentivano tutto. In genere, la brutta abitudine di immischiarsi nei fatti altrui mi ha sempre urtato, ma in quel caso fu provvidenziale. Grazie alla loro ‘ntriganza io fui salvato e assieme a me fu salvaguardata la pace in famiglia. La mia gratitudine per le quelle vicine carissime resta in me ancora viva, dopo quasi mezzo secolo.
Quando entrò mia moglie, mi raccontò che la vicina di casa, vanitosa, l’aveva intrattenuta, facendole perdere mezz’ora per mostrarle quattro modeste coperte comprate per il corredo della figlia.»
In alto il poeta Ignazio Buttitta a 20 anni; segue foto di Carlo Puleo e di Ignazio Buttitta del 1990