La 'Via Crucis' di Fernando Botero a Palermo - di Giuseppe Alletto

La 'Via Crucis' di Fernando Botero a Palermo - di Giuseppe Alletto

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Il gigante colombiano sceglie la capitale della Sicilia come unica tappa italiana del suo tour mondiale. Dopo New York, Medellìn, Lisbona e Panama, le famosissime figure tondeggianti e monumentali di Botero invadono le sale Duca di Montalto del Palazzo Reale di Palermo.

In questo ciclo di opere (27 dipinti a olio e 34 disegni) il “grande vecchio” della pittura mondiale attraversa e rinnova l’iconografia della Via Crucis, tema frequentatissimo sino al XVI secolo, ignorato successivamente e oggi pressocché scomparso. Quello di Botero appare un Cristo umanissimo, piegato e straziato da un dolore in tutto simile a quello che annichiliva i prigionieri di Abu Ghraib, raffigurati nella toccante e famosa serie di tele prodotte qualche anno fa dall’artista.

Nei dipinti e nei disegni in mostra a Palermo, Botero continua il suo percorso pluridecennale da sempre teso a scandagliare in lungo e in largo la storia dell’arte e i suoi tòpoi.

Colori e sfondi sembrano avere una matrice giottesca, abbondano inoltre gli omaggi a Masaccio, Durer, Pinturicchio. L’artista colombiano rinnova soluzioni pittoriche che erano ricorrenti nel passato, come quella di mescolare la realtà quotidiana col racconto biblico o, ancora, quella di dipingere il proprio ritratto all’interno delle raffigurazioni.

Tra i personaggi che affollano la scena de “Il bacio di Giuda” è possibile riconoscere, in basso a destra, lo stesso Botero che, come ha affermato, indossa “il miglior vestito della festa per apparire umilmente nell’opera, accanto a Cristo”.

Nel ciclo della Via Crucis, l’incontro tra la drammaticità palpabile del tema affrontato e la serenità formale delle figure assicurano quel cortocircuito di emozioni e sensazioni che rendono unica quest’ultima produzione boteriana. Di eccellente fattura anche le opere grafiche in mostra, in cui l’impianto monumentale delle figure contrasta con la leggerezza e l’eleganza della linea disegnativa e delle vibrazioni cromatiche offerte da un uso sapiente dell’acquerello.

L’arte di Botero si presenta quasi sempre come meta-pittura, nel senso di una pittura che rilegge sé stessa, cita i suoi eroi e riflette sul suo sistema di segni. Ma l’artista colombiano non si limita a citare: egli, seppure con “grande rispetto” (Botero), rischia di continuo nel rinnovare questa o quella iconografia cristiana tradizionale, ed infine ha la meglio.

Nelle opere di Palazzo Reale appaiono spesso figure di militari in divisa, dalle fattezze sudamericane, a sostituire i tradizionali soldati romani o ancora un Cristo abbattuto sotto il peso della Croce può rovinare su una strada asfaltata del tutto simile a quelle delle nostre città.

In una “Crocifissione” del 2011 l’artista, originario di Medellìn, raffigura il corpo di Gesù con accenti cromatici verdastri, inchiodato a una Croce che si staglia su uno scorcio simile a quello del Central Park a New York. Un Cristo sofferente e sconfitto dunque, immerso in una contemporaneità sfuggente e incurante dell’umano dolore.

Quella di Fernando Botero a Palermo appare come l’ultima grande sfida di un’artista che, come un maestro antico, lungi dal propinare facili shock allo spettatore o dal fabbricare trovate pseudo-originali, si fa carico del compito non facile, anzi immane, di aggiungere qualcosa di nuovo e qualcosa in più a una tradizione lunga secoli: non è forse questa la vera arte?
 

Giuseppe Alletto