Villa S.Isidoro, un tesoro da scoprire

Villa S.Isidoro, un tesoro da scoprire

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E sette! sono ben sette le ville settecentesche di Bagheria, restaurate, aperte e visitabili: apre l‘elenco Villa Cattolica, sede del Museo d’arte moderna ‘Renato Guttuso’, seguita da Palazzo Aragona Cutò, sede della biblioteca e di altri servizi culturali, e dal ‘palazzo’ Butera, sede di rappresentanza del comune di Bagheria e l’annessa Certosa, sede ormai stabile del ‘Museo del giocattolo e delle cere Pietro Piraino’.

Tutti edifici nella disponibilità del comune di Bagheria, e pertanto visitabili, mentre aperta al pubblico è anche villa Palagonìa, la villa, tra quelle del nostro patrimonio architettonico del Settecento, più nota al mondo.

In mano privata, però visitabili e aperte per cerimonie, mostre e convegni, ci sono anche Villarosa e Villa Ramacca.

Nelle prossime settimane a queste sei complessi monumentali si andrà ad aggiungere Villa S Isidoro sino a qualche tempo fa abitata dalle eredi del Marchese Pietro di S.Isidoro, le sorelle Antonietta e Maria Teresa De Cordova.

altE l’orientamento dell’attuale proprietà è di farne una casa Museo visitabile da chi, studente, turista o comunque visitatore, lo volesse.

E’ stata creata all’uopo una Associazione di cui è responsabile Stefania Randazzo che è anche consulente artistico del Museo Mandralisca di Cefalù, oggi Fondazione, che con il suo Ritratto di Antonello è uno dei musei più visitati di Sicilia.

Se a quanto detto in premessa aggiungiamo che villa Valguarnera, la più sontuosa delle nostre ville, Villa Spedalotto, e Palazzo Inguaggiato, (di cui un appartamento al piano nobile è stato di recente comprato e ristrutturato dal regista Peppuccio Tornatore), e villa Trabia sono abitate dagli eredi degli antichi baroni e nobili, che Palazzo Larderia è occupato dalle suore e che palazzo San Marco, anche questo abitato dai proprietari, periodicamente viene aperto ai visitatori, viene fuori che la frase che talvolta sentiamo pronunciare sull’abbandono e sulla decadenza delle ville settecentesche di Bagheria è un luogo comune che prescinde dalla reale situazione ed è di fatto una affermazione che è fondata solo per quanto riguarda la spoliazione di quanto nelle ville, tra mobili, arredi, quadri, libri, abiti e suppellettili varie era un tempo custodito.

Chi lo volesse, e se solo qualcuno lo proponesse, per conoscere ed apprezzare la ricchezza ed in certi casi l’originalità di alcuni modelli architettonici nati con le ville bagheresi, i visitatori avrebbero una buona mezza giornata o volendo anche una giornata intera.

Ed è questo il progetto ambizioso o il sogno ad occhi aperti che cullano Domenico Angileri e i suoi collaboratori: un programma che nel breve periodo, si parla di giugno,  vedrà l'apertura della Casa Museo, nel medio periodo un restauro work in progress, a villa aperta, mentre nel lungo periodo si parla di ricostruzione della cappella e di un uso più intensivo di questo bene architettonico.

Una mano dovrebbe arrivare dalle sinergìe che si pensa di mettere a sistema con il Mandralisca di Cefalù, mentre un'altra grossa mano potremmo darla noi, intendiamo come comunità e come amministrazione.

A partire dalla sistemazione del lunghissimo viale di accesso, detto appunto di S.Isidoro, il rettifilo ante litteram, nella parte finale nel passato di solito trasformata in discarica ed oggi ancora ingombra di materiale di risulta.

Il primo aiuto in vista dell'apertura che ripetiamo si pensa a giugno con tutta la solennità che l'evento richiederà, (si parla della presenza dell'ambasciatore spagnolo, spagnoli erano infatti i Del Castillo fondatori della villa casale), potrebbe essere la sistemazione dignitosa di un percorso che in un  futuro prossimo dovrebbe vedere pullman di turisti e visitatori.

L'altra mano la potrebbe dare il nostro assessore alla cultura, Rosanna Balistreri, accelerando quel percorso di un biglietto unico per visitare tutte le ville e i musei di Bagheria che potrebbe rappresentare un eccellente incentivo. Insomma ognuno per la nostra parte potremo fare qualcosa, perchè quel sogno coltivato da Angileri, possa diventare anche il nostro.

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Diciamo subito che, per lo stato di conservazione degli interni, ma soprattutto degli arredi, della quadreria, della biblioteca, del guardaroba e di tante altri arredi domestici, Villa S. Isidoro sarà una vera miniera di informazioni, a partire da quel piccolo Museo etno antropologico che la proprietà si propone di sistemare nei corpi bassi mettendo in esposizione tutti quegli oggetti della cultura e del lavoro contadini di cui i locali erano ancora pieni e che la pazienza certosina di alcuni volontari sta riportando alla luce.

Sarà una miniera anche per quello che potrà venir fuori dalle cataste di documenti che potranno fornire agli studiosi che lo vorranno informazioni preziose non solo sulle ville, ma sull'economia e più in genrale sulla vita del territorio,ed a questo proposito si pensa già di coinvolgere l'Università di Palermo.

Ma non solo cultura materiale quindi ma anche cultura aulica. Pare che l’attribuzione a Pietro Novelli ed a Jusepe De Ribeira, detto Lo Spagnoletto, di due dei quadri ritrovati, sia solo una delle prime ‘scoperte’ che la villa ci ha riservato.

Le due opere dopo  l’attribuzione fatta dal critico Vincenzo Abbate ed il lavoro di restauro eseguito presso il laboratorio del Museo Diocesano,  sono in questi giorni esposti al Mandralisca, in un allestimento curato dallo stesso Abbate e da Stefania Randazzo.

In questi giorni fervono i lavori, decine di persone, sono impegnate chi nel recupero, chi nella catalogazione, chi nella sistemazione, chi nel restauro vero e proprio di centinaia tra mobili, abiti, armi, e arredi vari che sono stati trovati nella villa dall’attuale proprietario Domenico Angileri, cui l’immobile è stato trasferito dopo la scomparsa dell’ultima componente della famiglia De Cordova, Maria Teresa.

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Di tutto questo ne parliamo con Domenico Angileri, il proprietario cui brillano gli occhi quando pensa a quello che potrà diventerà questa villa, che esordisce come tante nel XIV secolo come un baglio con torre al centro di un'area destinata alle colture de tempo, e che anche se non è tra quelle considerate ‘auliche’, perché i Del Castillo, marchesi di Sant’Isidoro, quando la edificarono verso la fine del XVIII secolo tale la concepirono, come residenza di campagna

La villa però presenta oltre ad alcune ricercatezze, le porte laccate, affreschi di pregio nelle stanze di rappresentanza, ha anche una serie di soluzioni originali che ne fanno un pezzo ‘unico’ a partire dal doppio ingresso della villa, uno da sud che guarda Bagheria e l’altro a nord che guarda all’Aspra che è un elemento unico nelle ville di quel periodo.

Villa S. Isidoro era una delle ville inoltre che possedeva in assoluto la maggiore superficie intorno, circa sessanta ettari, una estensione notevole se si pensa che i pilastri d’ingresso sono facilmente identificabili all’incrocio tra via Sant’Isidoro, la strada che conduce al cimitero, e la S.S.113 mentre i pilastri dell’uscita sono in via Pietro Tempra ad Aspra. 

Quando verrà aperta al pubblico, sarà una tappa obbligatoria per tutti noi abitanti del territorio, per i ragazzi delle scuole, e per quanti apprezziamo che in una realtà difficile e complessa quale la nostra, c'è sempre qualcuno che sperimenta, che vuole trovare strade nuove e che non si rassegna.

Lasciamoci coinvolgere anche noi in questo progetto di fiducia nel futuro.

Angelo Gargano