Cultura

Apprezzare, respirare e stimare l'arte è questo l'obiettivo che si prefigge il protocollo d'intesa firmato dalla Scuola Primaria "Francesco Paolo Tesauro", rappresentato dal dott Mario Veca, dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Ficarazzi, rappresentato dall' avv. Giovanni Giallombardo, e dal FAI provinciale (Fondo Ambiente Italiano), rappresentato dalla prof.ssa Rita Cedrini.

L'accordo sancisce un rapporto di collaborazione che si concretizzerà nell'apertura dei monumenti storici di Ficarazzi in data 6 e 7 giugno dalle ore 9,00 alle 13,00, nato dall'esigenza di favorire l’interesse per il patrimonio storico, artistico, culturale di Ficarazzi, al fine di reinterpretarlo e trarne spunti e motivazioni per la formazione e il potenziamento di una forte moderna identità collettiva.

I piccoli alunni della scuola Tesauro saranno coinvolti nel guidare i visitatori alla scoperta dei siti storici del territorio comunale di Ficarazzi (Castello Giardina, l'Acquedotto Monumentale e la Torre Cordova), stabilendo in questo modo un contatto diretto con il passato, le tradizioni e l'arte. È importante che l’educazione si incontri con il patrimonio culturale del territorio in cui abitano i soggetti in formazione, poiché esso costituisce il vero capitale su cui si basa lo sviluppo della comunità ed ogni generazione deve esserne consapevole, per conoscerlo e tutelarlo.

Secondo quanto stabilito dal Circolo didattico 'F.P. Tesauro', il protocollo d'intesa e la conseguente idea di coinvolgere il FAI nell'adozione dei monumenti ficarazzesi nascono da un progetto scolastico, classe amica FAI - Apprendisti Ciceroni.

L'iniziativa didattica aveva preparato alunni di sei classi dell'istituto di formazione primaria a fare da guide turistiche e si era concluso in occasione della giornate FAI di Primavera, che si sono svolte a Bagheria lo scorso marzo.

''.... È un'esperienza che l'amministrazione Martorana e in particolare il mio assessorato non potevano negare ai bambini e non solo, per tendere verso un nuovo concetto di sviluppo..'', così l'ass. Giallombardo si è espresso a proposito delle giornate ficarazzesi del FAI, comunicando che i siti culturali di Ficarazzi sono aperti a tutta la cittadinanza, oltre che ai bambini.

Secondo l'amministrazione Martorana, se da un lato i piccoli utenti saranno contemporaneamente visitatori e testimoni di un passato fatto di storia, arte e costume e si sganceranno dai ritmi incalzanti della quotidianità, dall'altro i monumenti acquisiranno un valore umano oltre che culturale, in un'ottica di promozione e sviluppo del territorio. 

 

A nove metri di profondità, malgrado il vento di maestrale e il mare agitato, vicino alle coste dell'antica Sòlanto a Porticello è stato scoperto un piccolo tesoro: un giacimento di materiale fittile. 

Un carico di tegole, coppi, mattoni che sarebbe servito a erigere templi, edifici, teatri, rimasto nascosto nei secoli sotto la sabbia e una rigogliosa prateria di posidonia, la tipica pianta acquatica che riveste i fondali del Mar Mediterraneo. La concentrazione di questi reperti lascerebbe supporre che si tratti del carico di una nave mai riuscita a lasciare le coste. Affondata probabilmente proprio per via del trasporto di una merce troppo pesante.

Questo materiale si pensa sia stato prodotto nelle antiche fornaci, molto attive nel V sec. a.C, situate fra il porticciolo, edificato già in epoca fenicia, e la città di Sòlanto. Era lì che si producevano anfore e oggetti di vario uso.

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Le operazioni di scavo però, a causa del maltempo, sono durate solo due giorni, e dunque non è stato possibile effettuare ricerche più approfondite.

-"Alcuni di questi materiali sono stati recuperati da un equipe formata dagli operatori subacquei Roberto La Rocca, Francesco Balistreri della Soprintendenza del Mare, alcuni appassionati di subacquea e di reperti archeologici come Salvatore Ferrara o Lino Gaetano, ex direttore del servizio rilievo e documentazione della Soprintendenza del mare e infine il Blue Shark - Diving Club di Andrea Santoro, il Blue Aura Diving Club di Monica Restivo, Gorgonia Escursioni che hanno messo a disposizione le attrezzature, la barca e collaborato al recupero dei reperti"spiega Roberto La Rocca.

Il merito di questa scoperta l'hanno però Lino Gaetano e Salvatore Ferrara che durante una delle loro immersioni sono riusciti ad individuare la presenza di racconta Ferrara. La cittadina di Kàle Aktè dal greco "bella costa", corrisponde oggi a Caronia e secondo lo storico Diodoro Siculo, fu fondata nel 446 a.C. da Ducezio, condottiero siculo. 

Tratto da repubblica.palermo.it

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Presentato ieri al Comune di Santa Flavia il cartellone della rassegna teatrale SOLUNTO IN SCENA che si terrà dal 20 Luglio al 10 Agosto 2014nel Parco Archeologico di Solunto.

Una conferenza stampa alla presenza di Mauro Avogadro, Francesco Romengo, Rinaldo Clementi e Rosamaria Spena che cureranno la regia di opere presenti in cartellone, che hanno accolto la sfida su questo proposito: fare diventate SOLUNTO il terzo polo della drammaturgia classica in Sicilia, dopo Siracusa e Segesta.

Intendiamo fare di SOLUNTO IN SCENA un appuntamento annuale, tale da ripotare in vita un sito archeologico da troppo tempo trascurato dall’Amministrazione Regionale, ha così esordito il Sindaco di Santa Flavia dott. Salvatore Sanfilippo, che ha puntualizzato anche che l’amministrazione comunale con questa iniziativa intende risvegliare la memoria, la memoria delle nostre radici, la memoria della civiltà dei nostri padri, questo è l’ obiettivo legato anche ad una sfida di rilancio culturale del territorio.

L’Amministrazione Comunale di Santa Flavia, Ente Promotore di SOLUNTO IN SCENA, in collaborazione con l’Ente Parco Archeologico di Solunto diretto dalla dott.ssa Lucrezia Fricano propone un cartellone di rappresentazioni teatrali ispirate alla drammaturgia classica elaborato dal Comitato Tecnico-Artistico, composto da rappresentanti di: Comune di Santa Flavia, Parco Archeologico di Solunto, Fondazione I.N.D.A. di Siracusa, Liceo Scientifico “G. D’Alessandro” di Bagheria, Liceo Classico “F. Scaduto” di Bagheria, Istituto Tecnico Economico Statale “Don L. Sturzo” di Bagheria, Istituto Comprensivo “Karol Wojtila - Pontefice” di Santa Flavia, Associazioni Casa Teatro, L’Urlo e Controscena.

Del comitato tecnico-artistico, fa parte perché ha pensato e creduto sin da subito in questa grande sfida, il dipendete comunale Filippo Zizzo, l’arch. Cettina Castelli, che sin dallo scorso anno, hanno coinvolto in una attività sperimentale – definita anno zero – il Preside del Liceo Classico Scaduto di Bagheria Prof. Mimmo Figà ed il Liceo Scientifico D’Alessandro di Bagheria nella persona del già Preside Prof. Gaetano Pagano mettendo in scena le opere realizzate dagli allievi dei rispettivi laboratori teatrali: Alcesti di Euripide con la regia di Rinaldo Clementi e Antigone di Sofocle con la regia di Rosamaria Spena.

Fanno anche parte del comitato tecnico artistico la dott.ssa Lucrezia Fricano, Direttore del Parco Archeologico e la Prof.ssa Giovanna Badalamenti Dirigente Scolastico dell’Istituto Comprensivo “Karol Wojtila - Pontefice” di Santa Flavia il cui contributo è visibile nel coinvolgimento della popolazione giovanile coinvolta nella prima fase del progetto “SOLUNTO VIVE” che si concluderà nelle giornate del 31 maggio ed 1 giugno con momenti di animazione e visite guidate gratuite negli scavi archeologici.

Quindi, un comitato tecnico -artistico, composto da qualificate professionalità con specifiche competenze, che ha dato vita a questo progetto SOLUNTO IN SCENA che ha avuto anche importanti adesioni di prestigiosi partner tra cui: il Rotary Club di Bagheria e di Termini Imerese che partecipano anche con un contributo quale sostegno all’iniziativa, l’Associazione ITALIA NOSTRA- Associazione per la tutela del patrimonio storico, artistico e naturale della nazione presieduta dal Prof. Pietro Longo e l’Associazione Regionale N.O.G.R.A. Nucleo Operativo Guardie Rurali, associazione di Sorveglianza e tutela del territorio, che presterà il servizio di sorveglianza – a tutela del parco archeologico – per tutte le manifestazioni.

Il direttore del Parco Archeologico di Solunto dott.ssa Lucrezia Fricano è molto soddisfatta della sinergia e della collaborazione e di tutta l’energia e l’entusiasmo che caratterizza il gruppo di lavoro promotore dell’iniziativa. “Solunto in scena” rappresenterà una grande occasione di offerta culturale per il territorio e una grande occasione per la riscoperta del sito archeologico.

Il Cartellone vede in calendario la messa in scena delle seguenti opere:

“Gli Alunni di Zeus” dell’autore Gaetano Balistreri; opera moderna pensata ed ambientata negli scavi archeologici della Cittadella di Solunto, sarà interpretata da Stefania Brandeburgo, Maurilio Leto e Dario Battaglia con la regia del maestro Mauro Avogadro; opera messa in scena nel 1991 al teatro Libero di Palermo che ha riscosso notevole successo di pubblico e di critica.

Verso Argo” - Drammatizzazione di Eva Cantarella con la regia di Manuele Gilberti;
“Le Baccanti” di Euripide con la regia di Alejandro Bucchelli;
che saranno messe in scena dagli attori dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico (A.D.D.A) dell’I.N.D.A. Istituto Nazionale del Dramma Antico di Siracusa

Lisistrata”, rivisitazione a due mani del testo originale di Aristofane di Rosamaria Spena e Enrica Volponi con la regia di Enrica Volponi che sarà messa in scena dagli attori dell’Associazione CASATEATRO.
“I Cavalieri” tratta da Aristofane, Brecht, Jarry, elaborazione e regia di Rinaldo Clementi, che sarà messa in scena dagli allievi del Laboratorio Teatrale del Liceo Classico F. Scaduto di Bagheria coordinato dalle prof.sse Gabriela Paredes e Olimpia Puleo,

Caligola, potere e follia di un imperatore”, testo tratto dal “Caligola” di Camus, con la regia di Francesco Romengo, che sarà messa in scena dagli allievi del Laboratorio Teatrale dell’I.T.E.S. Don L. Sturzo di Bagheria coordinato dalla prof.ssa Enza Gianporcaro

Cassandra o della verità” testi rivisitati e tratti da Omero, Eschilo, Primo Levi e B. Brecht regia di Rosamaria Spena, che sarà messa in scena dagli allievi del Laboratorio Teatrale del Liceo Scientifico G. D’Alessandro di Bagheria, coordinato dalla prof.ssa Giusy Lo Presti.

All’incontro è intervenuto il prof. Piero Longo che ha sottolineato la grandissima valenza dell’iniziativa, sia per la location degli scavi archeologici di Solunto ricchi di fascino e suggestione, sia per l’articolazione del cartellone delle opere che saranno messe in scena; queste vedono in primo luogo la valorizzazione delle intelligenze e professionalità del territorio. Inoltre, ha dichiarato il prof. Longo: l’iniziativa mira in alto e non vuole copiare altre realtà ma si caratterizza fortemente per i contenuti e l’articolazione.

Mauro Avogadro ha manifestato grande entusiasmo per la partecipazione a questa iniziativa, sia per il fatto di curare la regia di “Gli Alunni di Zeus” di Gaetano Balistreri suo compagno di Accademia Silvio D’Amico di Roma, sia di poter lavorare con attori come la Stefania Blandeburgo palermitana doc e Maurilio Leto di origine bagherese, che hanno davvero esperienze importanti alle spalle e hanno riscontrato tanto successo sia in opere teatrali che in film e fiction televisivi e Dario Battaglia, ottimo allievo della scuola dell’INDA, dove Avogadro insegna e ha curato per il cartellone 2014 la regia de “Le Vespe” di Aristofane.
 

La pittura, per colori e forme, assomiglia ad un’istallazione pop, gli arredi sembrano gioielli preziosi, le maioliche sono riproduzioni di opere d’arte. Nulla sta per se stesso ma rimanda a qualcos’altro, nella mostra Impop di Arrigo Musti, a cura di Lorenzo Canova. Sullo sfondo un’epoca che non vi è più e della quale rimane una labile traccia, dietro dei colori forti e volutamente sgargianti, nel tentativo nobile di dialogo tra le vestigia del passato ed un “luccicante” contemporaneo.

Il progetto è promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione artistica – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con i servizi Museali di Zètema Progetto Cultura. Era dai tempi di Renato Guttuso che un bagherese, e neppure un palermitano non realizzava una mostra in un museo d'arte contemporanea di Roma.

La Dipendenza della Casina delle Civette, dove sarà possibile ammirare le opere di Musti, dal 21 giugno al 28 settembre 2014, sembra essere la cornice ideale per un confronto/scontro tra l’antico e il moderno, tra il classico e il contemporaneo, che lascia trasparire una visione iperbolica, seppur freddamente cinica, della contemporaneità dietro opere che colpiscono l’occhio ma inducono ad interrogativi indefettibili ed urgenti. Uno di questi è: cosa comporta il nuovo che avanza?

Il lavoro di Arrigo Musti ha un fil rouge che lo ha sempre contraddistinto, dato dalla visione in chiave sociale dell’arte e del design. Le opere in mostra a Villa Torlonia, prevalentemente, istallazioni site-specific concepite dall’artista per gli spazi della Dipendenza della Casina delle Civette, alludono ad un mondo contemporaneo sempre più globalizzato che, soprattutto nelle società più benestanti, trova nel lusso e nei suoi colorati simboli veri e propri antidepressivi, via di fuga da un pensiero che denuncia una profonda crisi interiore. Il pensiero, che contraddistingue la parte nobile dell’uomo, sembra dunque cedere il passo, alla ricerca di ossessivi e colorati simboli esteriori, dimenticando, ancor più gravemente in Italia, le nostre nobili vestigia del passato.

Tuttavia ciò che interessa è la contraddizione e la precarietà di tale inusuale tendenza attuale. In tal senso, l’istallazione, costituita da un pouff a forma di pietra preziosa di colore rosso - rubino (IMPOP 1), che troverà posto nel portico d’ingresso alla Dipendenza della Casina delle Civette, vuole essere metafora di quanto detto sopra, così come un altro pouff, di colore blu-zaffiro, posto nello spazio interno.

Tali sedute sono instabili e precarie, metafora della forma fine a se stessa, poiché segnate talora da un foro circolare, talaltra da un taglio trasversale, che impedisce di sedervisi, privandoli della relativa utilità e destinandoli alla sola esibizione su un piedistallo. Chi li osserva può vedere, insieme alla labilità di una società orientata alla forma ed al lusso, quanto questa poi non sia sostenuta da una sostanza di pensiero. Il foro-vuoto depressivo che insiste nella pietra preziosa, per traslato, esiste in ognuno di noi quando cerchiamo di evadere da noi stessi.

Spiega, ancora, l’artista: “Quando realizzo la segmentazione dell’icona del lusso e della forma, rappresentata dal gioiello sgabello, mi sento “impopolare”, anzi, come ci insegna lo pseudo linguaggio veloce dei cellulari, “Impop”. Impop, voglio precisarlo, non deriva dalla Pop Art con la quale non ha nulla in comune. Se fosse stato così sarebbe stata “Unpop” la parola adatta a descrivere tali oggetti.

Il termine “impop” è l’abbreviazione della parola italiana impopolare, quando essere impopolare significa essere in antitesi con i propri tempi e le loro tendenze massificate. Questo può accadere solo quando, in certe epoche, come la nostra, essere molto popolari significa cercare di non pensare a nulla, esorcizzando le paure della crisi morale e materiale che ci affligge. Magari distraendosi con beni inessenziali, che diventano essenziali e finanche quotidiani, ci si può adagiare sul lusso e sulle mode, realizzando o acquistando oggetti di utilità quotidiana, che ricordano nelle fattezze una pietra preziosa o un gioiello, ingannando profonde insicurezze e vuoti depressivi”.

La mostra si compone, poi, di 8 inedite “tele” di metallo (serie iron drop) trattate con materiale semisolido, finite con laccatura lucida e segnate, da una goccia che solca l’immagine di un volto di statua, che affiora in bassorilievo, corrosa e ridotta ad una maschera abbozzata di materia che si decompone sotto l’effetto dell’incuria e per metafora dell’oblio.

Si potranno, inoltre, ammirare dei complementi d’arredo che Arrigo Musti ha realizzato con l’arch. Anna Russo: due maioliche (maiolic tiles), di grandi dimensioni, che rivisitano alcuni soggetti della serie Drops dell’artista, riproponendoli su un supporto di pietra lavica, un tavolo, a forma di anello, una sedia, isomorfa ad un pendente con ciondolo, ed un pouff a forma di pietra preziosa.

La mostra è un trionfo di colori, densi di significato, figlia di un’epoca che riesce ancora a sfornare nuove tendenze artistiche, che non rinunciano a una personale riflessione sulla società, cogliendone inclinazioni e contraddizioni.

 

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