Cultura

Il “SOLUNTUM ART FESTIVAL” è un progetto artistico-culturale che nasce con l’intento di promuovere la cultura musicale nonché le bellezze storico archeologiche presenti in Sicilia ed in particolare nel comprensorio di Santa Flavia e dintorni ponendosi così come progetto turistico-culturale rivolto oltre che ai cittadini anche ai turisti presenti nelle strutture ricettive del territorio.

La manifestazione si terrà dal 30 Giugno al 30 Luglio con un calendario che prevede la effettuazione di pregevoli iniziative ed eventi artistici, culturali, scientifico-culturali e musicali nonché un incontro dibattito e/o convegno dal titolo: “Tra Musica, Arte e Archeologia”.

 

altGli eventi previsti dal palinsesto del programma saranno presentati dalla conduttrice e giornalista televisiva Licia Raimondi.

Alla manifestazione di apertura prevista il giorno 30 Giugno alle ore 10,30 saranno invitati relatori tra politici, operatori culturali, giornalisti, musicisti, studiosi, gli operatori del settore alberghiero ed i turisti presenti presso le strutture ricettive del comprensorio. Il Soluntum Art Festival è realizzato e promosso dal Parco Archeologico e Antiquarium di Solunto diretto dalla Dr.ssa Lucrezia Fricano insieme all'amministrazione del comune di Santa Flavia presieduta dal Sindaco, Salvatore Sanfilippo, ed in collaborazione con l’antenna Europe Direct della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea.

La direzione artistica è affidata al consulente al turismo e spettacolo del comune di Santa Flavia, Giuseppe Di Franco.

PROGRAMMA   DELLE   ATTIVITA   PREVISTE

Martedì 30 Giugno 2015 ore 10,30
Giornata di apertura e relativo Convegno e/o incontro dibattito dal titolo: “TRA MUSICA, ARTE E ARCHEOLOGIA”
Ore 19,30 presso Agorà del Parco Archeologico - spazio musica “Solisti At Solunto”: Romina Copernico,
Arpa Celtica;
Martedì 07 Luglio 2015 0re 19,30
presso Agorà del Parco Archeologico - Spazio musica “Solisti At Solunto”: Nicolò Renna, chitarra
classica;
Martedì 21 Luglio dalle ore 19,30
“Il cielo sopra Solunto” osservazioni astronomiche di luna, stelle e pianeti nonché la proiezione di video
e foto relative alle bellezze paesaggistiche e sottomarine del comprensorio;
Mercoledì 22 luglio 2015 ore 19,30
presso Agorà del Parco Archeologico - Spazio musica “Solisti At Solunto”: Mari Salvato, fisarmonica;
Giovedì 23 Luglio dalle ore 19,30
“Il cielo sopra Solunto” osservazioni astronomiche di luna, stelle e pianeti nonché la proiezione di video
e foto relative a alle bellezze paesaggistiche e sottomarine del comprensorio;

 

CONCERTI AL TRAMONTO:

Martedì 28 luglio ore 19.30

Serata dedicata alla musica classico partenopea con l’esibizione del gruppo “NAPLES ENSEMBLE” con: Isadora Agrifoglio (soprano), Domenico Ghegghi (tenore), Mariano Sanfilippo (tenore), Giuseppe Cusumano (violino e pianoforte) e Alberto Maniaci (pianoforte).
 

Giovedì 30 Luglio dalle ore 19,00 alle 20,30

Serata dedicata all’esecuzione di brani tratti da musiche da film con l’esibizione del gruppo “ENSEMBLE HOLLYWOOD” con: Francesca Ferreri (soprano), Marta Favarò (soprano), Fabrizio Corona (tenore) Antonio Alfano (violino), Alberto Maniace (pianoforte). e la consegna del “PREMIO FILANGERI” a personalità e/o personaggi dell’arte, della cultura, dello spettacolo ecc. del comprensorio di Santa Flavia e dintorni.

Dal 07 al 30 Luglio 2015 presso i locali dell’Antiquarium:

Mostra fotografica internazionale: "TESSERE" - Tratti d'Europa, esposizione di opere dei fotografi: Esko AArre-Ahtio di Turku, (Finlandia); Guido e Bernardo Giannone (Milano-Roma); Roberto Miata (Palermo) Anna Rizzuti (Palermo) a cura di: Giovanni Giannone (Irideblu88)
Inaugurazione della mostra giorno 7 Luglio alle ore 17,30

La foto di copertina è di Giuseppe Di Franco
 

Nasce un nuovo museo a Bagheria. E trova sede nella settecentesca villa De Cordova di Sant’Isidoro, eccezionalmente rimasta integra sia nella struttura che nei preziosi arredi, opere e suppellettili. La villa aprirà al pubblico il 20 giugno per la prima volta nella sua lunga storia.

Il bene culturale più importante di Aspra viene restituito alla fruizione pubblica con tutte le opere, tra cui alcuni capolavori, e i documenti contenuti all’interno di questo scrigno prezioso. La villa e i suoi giardini, la cui cellula iniziale è da identificare nella Masseria Grassini, appartenuta alla famiglia dei marchesi Del Castillo e De Cordova, dopo la morte della marchesa Maria Teresa De Cordova nel 2011 è stata ereditata dall’imprenditore Domenico Angileri che, tramite l’associazione da lui presieduta, ha avviato un ambizioso progetto per la trasformazione del complesso in un polo culturale.

L’apertura al pubblico è stata preceduta da una mostra ospitata al museo Mandralisca di Cefalù dedicata ai due dipinti inediti di villa Sant’Isidoro: “ Davide con la testa di Golia” di Pietro Novelli e “San Sebastiano martirizzato” di Jusepe de Ribera (lo Spagnoletto ), repliche autografe dei due grandi artisti, riconosciute da Vincenzo Abbate.

Gli ambienti del piano nobile della villa vengono adesso restituiti al pubblico. “ Lo sfarzo della volta del grande salone affrescato da Rocco Nobile e dai fratelli Tresca- ci dice Stefania Randazzo direttore scientifico del progetto – si alterna al susseguirsi di ambienti più intimi e quotidiani dove è possibile oggi ammirare sezioni dedicate alla fotografia, ai giocattoli, agli abiti e agli accessori”. Gli strumenti e le macchine per la lavorazione delle olive, degli agrumi, dell’uva e del grano che documentano la vita della villa, azienda agricola fino agli anni ‘70 del Novecento , sono esposte nei suggestivi ambienti della stalla seicentesca .

L’apertura alla consultazione del ricchissimo archivio documentario e della biblioteca sarà l’ultimo atto del progetto di una pubblica fruizione di un inedito e prezioso patrimonio culturale.

L’inaugurazione del museo di villa De Cordova di Sant’Isidoro – dice il proprietario Domenico Angileri – è il primo passo di un progetto culturale che ha tra gli obiettivi quello di attivare protocolli d’intesa e convenzioni con l’università, scuole di ogni ordine e grado e altre istituzioni culturali finalizzate all’attività di ricerca, gestione e manutenzione del bene”.

Il progetto complessivo, promosso dall’Associazione culturale villa Sant’Isidoro e dal suo presidente, è portato avanti con la direzione scientifica di Stefania Randazzo coadiuvata da Giuseppe Tegnenti, la partecipazione di Flora Rizzo per l’allestimento dei costumi e degli accessori e di Salvatore Pulizzotto e Antonino Scarpulla per la sezione etnoantropologica, di Gaetano Renda, progettista dell’intervento di restauro, e Mauro Sebastianelli, restauratore e consulente per la conservazione.

LA CASA MUSEO / SCHEDA

altVilla Sant’isidoro De Cordoba nasce nell’ambito della baronia di Solunto risalente al 1392, anno in cui il re Martino conquista la Sicilia. All’interno del feudo si costruisce un primo edificio destinato alla conservazione ma anche alla lavorazione dei prodotti agricoli. Nel Settecento la campagna palermitana e della piana di Bagheria diventano il luogo di villeggiatura prediletto dalla nobiltà palermitana. In questo contesto storico e culturale si inserisce l’attuale villa Sant’Isidoro, dal 1648 marchesato

L’organizzazione attuale del piano nobile della villa è databile alla metà del Settecento come attesta la firma e la data riportata nella decorazione del grande salone dipinto a “trompe l’oeil”: 1753. A questo periodo è riconducibile la maggior parte delle opere di trasformazione dell’edificio, anche se ulteriori interventi vengono eseguiti nella seconda metà dell’Ottocento dopo che una Del Castillo sposa, nel 1849, un De Cordova. L’ingresso della famiglia è documentata dal blasone dipinto sul soffitto della prima stanza, a cui si accede dallo scalone monumentale, al centro del quale sono leggibili le armi delle famiglie Del Castillo, De Cordoba, Mastrilli e Paternò.

Da qui comincia il percorso di visita all’interno degli ambienti che obbediscono alla regola francese dell’enfilade, attraverso una successione di vani porta che in taluni casi, in ossequio alla simmetria degli spazi, diventano doppi. Dal grande vano d’ingresso, detto “quadreria”, si sviluppano i tre ambienti dell’ala est , l’area più privata del piano nobile: uno studio e due camere da letto con i decori in stucco, testimonianza delle trasformazioni nella seconda metà dell’Ottocento. Nell’ambiente attiguo alla camera padronale, verosimilmente l’alcova, con un soffitto a travi dipinte con decori bianchi e blu che documentano la fase seicentesca della villa, sono esposti abiti femminili e un prezioso corredo con abiti da battesimo e comunione.

Nell’ala ovest si susseguono gli ambienti di rappresentanza: lo studio con i dipinti più importanti della casa museo (Jusepe de Ribera, Pietro Novelli, Scipione Compagno), i ritratti degli antenati della famiglia e il soffitto decorato a tempera; il grande salone con le finte architetture, armi e crateri, opera firmata e datata di Rocco Nobile e, nella volta, l’Allegoria della Giustizia, dipinta dai fratelli Tresca, pavimentato con quadrelle in terracotta smaltata; la sala delle armi dove sono esposte le collezioni d’armi della famiglia e una collezione di monete e banconote.

Le porte lignee che collegano i tre ambienti, decorate a foglia d’oro con pitture policrome, rimandano ai tipi del tempo: fiori, vasi, elementi fitomorfi e conchiliformi impreziosiscono gli ambienti e richiamano i temi del trompe l’oleil del salone.

Gli ultimi tre ambienti ospitano la collezione di camere oscure, macchine fotografiche e cineprese con lastre fotografiche ed elementi per lo sviluppo fotografico e il ritocco, giocattoli d’epoca e fumetti e, infine, l’ambiente dal quale si raggiungerà la terrazza panoramica in cui sono esposti abiti, cappelli, calzature e accessori sia femminili che maschili.

I GIARDINI DI VILLA SANT’ISIDORO / SCHEDA

altLe caratteristiche del paesaggio e il contesto hanno avuto una funzione determinante nella evoluzione e trasformazione della villa e dei suoi giardini. Il fondo ricco di abbondanti acque, qui condotte attraverso un sistema che l’adduceva dal fiume di Ficarazzi, e la notevole estensione, hanno permesso di mantenere nel corso dei secoli, nonostante la trasformazione nella metà del Settecento in luogo di villeggiatura, la funzione originaria di “azienda agricola” con la produzione di limoni, olive, uva, pesche.

Numerosi atti rinvenuti nell’archivio della casa testimoniano l’intensa e mai interrotta attività di manutenzione dei magazzini delle derrate o la costruzione, nel 1802, di un trappeto per la molitura delle olive. Gli interventi più importanti vennero fatti nei primi anni dell’Ottocento quando fu chiamato a sovrintendere ai lavori l’ingegnere cappuccino fra Felice da Palermo, che si adoperò per il “trasporto di una zappa d’acqua dal fiume di Ficarazzi fino alla casina della Bagaria nella contrada dell’Aspra propria”.

La fertilità del terreno ha fatto sì che tale vocazione continuasse anche nel XX secolo con il marchese Pietro De Cordoba, il quale produceva agrumi e li commercializzava oltre lo stretto in Germania e in Inghilterra.

 

Caterina Guttuso, pittrice bagherese è l'ideatrice e l'animatrice di una operazione culturale che è insieme originale, complessa, ambiziosa e intrigante: raccontare le atmosfere, le immagini, i suoni, le emozioni evocate da  dieci film di Peppuccio Tornatore attraverso  l'arte pittorica e gli accostamenti narrativi e culinari.

Insomma i dieci film di Tornatore sinteticamente riletti  attraverso i quadri di Caterina Guttuso, i racconti brevi degli autori di 'Apertura a strappo', Valeria Balistreri, Giorgio D'Amato, Lucia Immordino, Adele Musso, Federico Orlando, accoppiando ad essi un piatto o un dolce tipico siciliano ed un vino della casa vinicola siciliana, baariota per eccellenza, la Vini Corvo.

Dove è l'essenza del film il vero filo rosso che lega questi diversi momenti rappresentativi, ed è' come se il film passasse attraverso un prisma che ne scompone le varie lunghezze d'onda, le varie anime, i vari messaggi  e poi le ricomponesse  in un 'unicum', in cui a raccontare lo 'spirito' del film sono l'arte pittorica, narrativa  e perchè no? culinaria.

Si va da Nuovo Cinema Paradiso con una rappresentazione grafica che vede una pellicola cinematografica trasformarsi in serpente e dove il tema letterario curato da Giorgio D'Amato è quello della fuga dalla propria terra, abbinato con un piatto-emblema  'pasta chi vrocculi arriminati (o a palina) ed il classico rosso del Corvo, il primo vino siciliano ad essere imbottigliato; per passare a Malena, graficamente rappresentata da un sinuoso profilo di donna distesa su sfondo nero, raccontato da Adele Musso che descrive con abili artifici lessicali ed intensa partecipazione l'onirica bellezza e le terrene 'contraddizioni' di questa donna, con il cannolo siciliano e la sua dolcissima crema di ricotta a fare da rimando ed accostato al Zighidì, passito liquoroso di Pantelleria; La migliore offerta,  una delle più significative riletture con quel buco della serratura ( copertina del catalogo) che consente di scrutare stavolta  dentro una stanza in cui i quadri diventano tutti uguali ed indistinguibili, ma consente di scrutare anche dentro le manìe, le debolezze e le ingenuità di un uomo la cui complessità viene colta nella breve narrazione di Valeria Balistreri, con la frutta di Martorana, che riesce ad ingannare l'occhio al punto da sembrare vera è il dolce che inevitabilmente si coniuga alla vicenda del film e con il Targa, un marsala che rimanda alle antiche vicende dei Florio; Baarìa viene rappresentato da Caterina Guttuso  con mezza faccia del protagonista, a cogliere forse quella Bagheria a metà, croce e delizia di tutti noi paesani, e l'eterno, perenne dilemma descritto da Lucia Immordino se andar via o restare per cambiare, con la pasta con le sarde inevitabile combinazione e metafora  culinaria ed il Kados, un Grillo in purezza per consentire di apprezzarne sino in fondo sapori e aromi; per chiudere con La sconosciuta, ancora una donna nuda stavolta di fronte a mostrare le ferite della mente  e del cuore che Federico Orlando richiama nello scritto che riporta le immagini del film ed in cui il passato ed il ricordo hanno ruolo predominante, risotto con le fragole e Star bianco, un blend tra l'autoctono vitigno Inzolia e le uve Chardonnay trapiantate in Sicilia, fanno da pendant culinario.

L'operazione è riuscita ? a guardare iil catalogo sembrerebbe di sì, ma saranno i visitatori della mostra che rimarrà aperta per una settimana  dal 21 al 28 luglio a dare un giudizio più definitivo.

Dieci film, dieci quadri di dimensioni significative, (1m x 1 m), dieci racconti, dieci tra piatti e dolci, dieci vini; si può dire che lo spettacolo è sicuramente garantito.

L'appuntamento è per  l'inaugurazione della mostra che si svolgerà domenica 21 giugno alle ore 19.00 a villa Cattolica, allorchè oltre ai quadri ed alla lettura di alcuni brani dei racconti brevi,  si potranno apprezzare alcuni assaggi dei piatti e dei dolci preparati dal Bar Ester. Tra gli sponsor oltre ai già citati Vini Corvo e Bar Ester anche il Rotary club.

Non è superfluo aggiungere che la prestigiosa location, ma non solo, anche tutta l'attività di supporto logistico, sono da attribuire alla sensibilità artistica dell'assessore alla cultura Rosanna Balistreri che ha fatto in qualche modo suo il progetto che contiene, apprezzamento che ha anche manifestato, elementi di forte innovazione e creatività, e che va nella direzione di dare spazio e far crescere le potenzialità culturali del territorio.

Angelo Gargano 

Troppo spesso viviamo dentro confini di pensiero definiti, confini che ci infliggiamo (e non a caso uso questo verbo) da soli e non ce ne accorgiamo nemmeno, lo sguardo basso a fissare il nostro microcosmo. A volte, invece, una circostanza, un’occasione, ci offre la possibilità di alzarlo questo sguardo e avvicinarci al limite più avanzato del pensiero, quello in grado di offrirci prospettive diverse che non conoscevamo o di sottolinearci aspetti che seppur dominanti risultano trascurati. Domande per le quali non abbiamo risposte e paradossalmente, proprio perché troppo grandi, smettiamo di porci.

È stata questa la prima riflessione che è affiorata alla mia mente visitando la mostra “L'arte segna il tempo / il tempo segna l'arte” (30 Maggio – 3 Luglio) di Filippo Panseca ospitata a Bagheria dalla Galleria Adalberto Catanzaro Artecontemporanea presso i locali di Villa Casaurro (Nota a margine: Adalberto Catanzaro che non ringrazieremo mai abbastanza; portare certi artisti a Bagheria è un merito che forse lo stesso Adalberto non riesce a percepire pienamente). La sensazione è quella di confrontarsi con un’arte che è sia visiva che concettuale e che trova una sorta di miracoloso quanto naturale punto di equilibrio tra l’estetica e l’idea. In sintesi: la mostra di Filippo Panseca è un’esperienza per la mente.

Ma per meglio comprendere queste parole occorre sapere e capire, per i pochi che non lo conoscessero, chi è Filippo Panseca.

Nato a Palermo nel 1940 Filippo Panseca ha attraversato la scena artistica italiana e internazionale col passo dell’artista del suo tempo, in grado di usare gli strumenti che la contemporaneità gli ha messo a disposizione per parlare il suo linguaggio e per rappresentare la sua arte. Materiali innovativi, tecniche sperimentali, computer painting, continua apertura di nuovi scenari e possibilità, ci parlano di un artista che negli anni si è mosso come un esploratore delle nuove frontiere e ciò non per il gusto della sperimentazione fine a se stessa, ma solo per trovare, nel linguaggio del suo tempo, la maniera di veicolare le sue idee. Panseca ci tiene tantissimo a non essere etichettato come “artista digitale”, perché – giustamente – non è lo strumento che definisce l’artista, ma il suo pensiero che si fa forma e sostanza attraverso le sue opere.

altCome lo definì Pierre Restany "Filippo Panseca è il maestro del riciclaggio planetario della comunicazione", ed è questo l’impellente bisogno dell’artista, la comunicazione che raccoglie simboli e li rielabora o li scarnifica per metterli a nudo. È un bisogno che si avverte nella forza comunicativa delle sue opere. L’attenzione verso l’innovazione tecnologica lo ha portato a spaziare dalle fotografie al film e al video, da elementi meccanici, elettronici, luci e suoni, ai materiali plastici foto e biodegradabili, dai minerali - come fosforo e fluoro - alle opere immateriali da inviare attraverso satelliti, alle plastiche fotosensibili e al computer. La semplice elencazione degli strumenti restituisce l’idea di quale grande opportunità rappresenti l’arrivo della mostra del Maestro a Bagheria.

Non esattamente qualcosa con la quale è facile imbattersi. In particolare, la mostra bagherese ha un elemento dominante, atavico e precursore di ogni cosa: il tempo. Un tempo, per esempio, racchiuso e rappresentato nell’essenza delle sfere rosse biodegradabili, contaminato e rivoluzionato nelle mirabili Interferenze Tra Spazio e Tempo, dove La decapitazione di San Giovanni Battista si sovrappone al Summit Nato in Galles, attualizzato nella cronaca feroce del Golia decapita Davide.

Splendide anche le stampe digitali su tela a trasferimento termico che riportano in superficie una cronaca iconografica della nostra storia, dall’icona pop rappresentata da Marylin, alla Nave con carico di 1000 clandestini Bosniaci di un’estetica emotivamente sconvolgente (personalmente, l’opera che mi ha emozionato di ogni altra).

La mostra si chiude il 3 Luglio, consiglio non solo di visitarla, ma di mettere su il più efficace dei passaparola, perché l’incontro con Filippo Panseca è uno di quegli incontri che ti segna, ti apre prospettive, ti offre nuovi strumenti per percepire e decodificare la realtà, riporta d’attualità un vecchio amico che qualcuno preferirebbe riporre in un angolo: il pensiero.
 

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