Cronaca

Ancora una volta un commerciante di pesce vittima di una rapina, ancora una volta le modalità dell'atto criminoso ripetono pari pari l'episodio verificatosi  un paio di mesi fa.

P.T., la vittima designata, era uscito di casa intorno alle tre del mattino, e dopo avere fatto salire nell'auto un suo collaboratore si è mosso per andare al mercato.

A Santa Flavia, nel tratto di strada che conduce alla piccola chiesetta di san Giuseppe , i due si sono visti impedita la strada da un falso segnale di divieto di accesso, ed hanno innestato la marcia indietro.

I malviventi , in tre e pare tutti giovani, erano dietro con un altra auto e di fatto li hanno tamponati impedendogli qualunque via di fuga: scesi dall'auto con il volto coperto e con le pistole in pugno hanno intimato ai due uomini di scendere dalla loro auto, costringendoli sotto la minaccia delle armi, a consegnare la somma, circa duemila euro, che i due portavano con se.

Al commerciante non è rimasto da far altro che denunciare il fatto presso il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Bagheria.

In una circostanza analoga verificatasi due mesi fa il commerciante preso di mira proprio a Porticello nella stradina che costeggia la Chiesa, era riuscito, facendo marcia indietro, a sfuggire ai rapinatori che avevano tentato di bloccarlo e che gli avevano sparato contro anche colpi di pistola.

E' da almeno un anno che il mondo legato alla commercializzazione del pesce a Porticello vive un periodo di gravi tensioni ed è costellato di episodi che stanno preoccupando seriamente gli inquirenti.

Già un anno fa la Polizia era venuta a sapere che ignoti, si presume con colpi di fucile, avevano danneggiato la videocamera di sorveglianza posta nella piazza antistante il mercato ittico, e nei mesi successivi sono stati almeno cinque gli incendi di auto furgoni  e camion-frigorifero destinati al trasporto del pesce che sono stati dati, nottetempo e dolosamente, alle fiamme.

Evidentemente questo testimonia di gravi conflitti di interesse che stanno maturando all'interno del variegato mondo della commercializzazione del pesce, un settore che viene considerato estremamente lucroso e redditizio.

Le indagini sono rese difficili anche dal muro di omertà, che intorno a questi episodi, gli investigatori si trovano a dover superare.

GEAPRESS – L’ultima cagnetta è morta ieri pomeriggio, ma di cani uccisi con il veleno a Casteldaccia (PA) se ne contano ormai ben 13. Non tutti si rinvengono. Anzi Calogero Olivieri, che assieme ad altre due persone si occupa dei randagi della cittadina, ne ha avuto notizia dai contadini.

“Non vedo più tornare i cani dove abitualmente stazionano – dice Calogero Oliveri a GeaPress – poi, il racconto dei contadini. C’è chi, una volta trovato il cane avvelenato, lo getta nei contenitori dell’immondizia, oppure in un terreno limitrofo, basta che non sia il suo. Io semplicemente non li trovo più“.

Per la cagna di color nero le cose, però, sono andante diversamente. Si era avvicinata a Casteldaccia, proveniente da chissà dove, da circa un anno. Calogero con lei aveva impegnato molto del suo tempo. Voleva riuscire a farsi avvicinare e poterla così portare in un ambulatorio veterinario per la sterilizzazione. La cagnetta, però, era diffidente e nonostante gli interminabili tentativi, era decisamente restia a farsi avvicinare.

“Tranne ieri, quando - ci racconta Calogero – è arrivata fino in paese per morire di fronte casa mia. E’ una cosa che mi dispiace tanto – aggiunge il volontario – e vorrei che le persone capissero che quanto combinato dall’avvelenatore è molto pericoloso e non solo per i cani“.

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La cagnetta è morta, infatti, con una evidente bavazione, segno questo che è stato utilizzato, molto probabilmente, un prodotto di sintesi chimica ad uso agricolo. Metaldeide o altri principi attivi altamente tossici. In alcuni casi anche per semplice contatto o inalazione. Questo pomeriggio il volontario di Casteldaccia si recherà presso la Stazione dei Carabinieri.

“Il Comandante – ci riferisce Calogero – è già al corrente ed entro staserà firmerò la denuncia. C’è una cosa però che non riuscirò mai a dimenticare. La cagnetta alla quale mi ero molto affezionato, era gravida. Tra pochi giorni avrebbe dovuto partorire“.

Pochi giorni addietro, sempre nel palermitano, vi era stata un’altra moria di cani, sempre per spargimento di bocconi avvelenati. Lo denunciarono i volontari di Termini Imerese che organizzarono pure una manifestazione (vedi articolo GeaPress). Purtroppo la reperibilità di veleni anche molto pericolosi, è sconfortante. Basta un supermercato. Tutto a portata di mano. Veleno e imbottitura.

tratto da geapress.org  

“Tuti gli impedimenti che gli puoi mettere...però glieli devi mettere tutti. Non gliene devi fare prendere, deve fare sempre il giro.. se tela fidi... Questi impedimenti quali sono... che io la trasmettoa  data da destinarsi, all’ultimo gli arretrati glieli blocco e non gliene do…perché devono imparare, i cornuti, che i soldi devono uscire” .

Sta in questa intercettazione di un brandello di dialogo di Agostino Scardina con uno dei suoi “compari”, Giacinto Sciortino, il bieco cinismo di chi sui bisogni e sui diritti della gente deve speculare, sol perché sta dietro una scrivania, che gli dà il potere di decidere sulla vita di tanta povera gente che aspetta la pensione e i relativi arretrati come una risorsa per sopravvivere.

Ed è lo stesso Scardina che con la figlia si confida:"Tieniti chiusa...certe cose le racconto  ate, non le sa nessuno, perchè io non le potrei fare queste cose."

Una sorta di autoaccusa per gli inquirenti.

Ed in un periodo come quello attuale di profondo disagio economico, è questa  determinazione di spremere soldi ai più deboli che colpisce e impressiona.

Certo sarà il processo a dirimere la matassa, ad attribuire le responsabilità e ad emettere sentenze.
Ma  conversazioni di questo genere non possono essere liquidate come  battute scherzose.

Episodi come questo come ha detto il procuratore Leonardo Agueci coordinatore del pool di magistrati che perseguono i reati contro la pubblica amministrazione - danno ai cittadini una immagine orribile della pubblica amministrazione. I pensionati e gli invalidi avevano il diritto di percepire la pensione ed erano costretti invece a pagare per prestazioni che gli spettavano.”

Le indagini dei carabinieri della compagnia di Bagheria guidati dal maggiore Francesco Tocci e della stazione comandata dal maresciallo Ettore Saladino entrambi presenti alla conferenza stampa in Procura, datano dall’ottobre del 2010; avevano preso l’avvio dalla denuncia della mamma di una ragazza con il 100% di invalidità in attesa della pensione della figlia e dei relativi “arretrati”.

La signora ha raccontato ai carabinieri che il signor Scardina cui si presentava per chiedere informazioni prendeva tempo e continuava a dare risposte evasive.
Alla fine - ha messo a verbale la signora - per sbloccare la situazione Scardina mi consegnò il numero telefonico di tale signor Aiello”, il quale a sua volta, avrebbe detto chiaramente alla signora che per sbloccare la pratica avrebbe dovuto versargli il 10 % di quanto avrebbe incassato dall’INPS, aggiungendo che, tenendo conto della situazione della signora, stava praticando uno sconto perché di solito chiedeva il 20%.

Il terzo snodo era l’impiegato della Prefettura, Vincenzo Mirabella, che quando riceveva l’o.k. “prelevava” la pratica e la inseriva in una corsia preferenziale.
Nove i casi accertati dalle indagini in cui i cinque complici sarebbero intervenuti, ma non è escluso che ne vengano fuori degli altri.
In un caso addirittura una delle vittime sarebbe stato costretta ad integrare a Scardina la tangente di 350 euro con 15 kg. di olio.

 Mimmo Di Matteo, segretario provinciale della Cisl ha dichiarato:” La realtà portata alla luce dai carabinieri è un fatto gravissimo che conferma le lamentele dei cittadini che si rivolgono ai nostri sportelli lamentando gli eccessivi ritardi nel rilascio delle pensioni di invalidità.”

Ed aggiunge: “Un plauso ai carabinieri che con il loro fondamentale intervento hanno individuato i responsabili di questo deprecabile comportamento”.

A loro volta Carabinieri e Procura hanno sottolineato la disponibilità dei vertici della Prefettura e dell’Inps a collaborare all’indagine chiarendo alcuni passaggi tecnici delle pratiche pensionistiche.

L'INPS da parte sua ha dichiarato per bocca del suo direttore che per tutelare il buon nome dell'Istituto si costituirà parte civile contro i cinque arrestati.
 

Sembra essere diventata la "nuova frontiera" della criminalità locale: rubare computer e attrezzature nelle scuole bagheresi; ultima era stata la scuola "G.Cirincione" una settimana fa.

Ad oggi sono ormai sei o sette le scuole che nell'ultimo anno sono state depredate e spogliate di computer e attrezzature tecniche di videoproiezione , stampanti, ecc..

Stavolta è stato il turno della scuola di contrada Monaco intitolata a "Don Pino Puglisi".

Una quindicina i computer asportati con una tecnica che fa pensare ad un colpo studiato e preparato da tempo con grande meticolosità.

Sconcerto naturalemnete tra insegnanti e ragazzi della scuola, che era peraltro dotata di un sistema d'allarme.

Forse questa gente non si rende neanche conto che rubando questi beni alla scuola si impoveriscono le possibilità di crescita dei nostri bambini.

Indaga la Polizia, la cui sezione scientifica ha proceduto ai rilievi di rito.

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