Cronaca

Sta diventando uno dei reati  'predatori' più diffusi: si individua l'auto che serve, in genere quasi nuova, e nottetempo si procede a spogliarla dei copertoni. E'accaduto, e continua ad accadere in pieno giorno nel posteggio della stazione ferroviaria, è accaduto di notte stavolta  in pieno centro, a ridosso di via Dante.

In qualche caso i malandrini sono stati sorpresi dai proprietari o dalle forze di Polizia, in altri casi, come in questo, l'hanno fatta franca. Forse per cercare di sfogarsi e per condividere lo sdegno e la rabbia per un danno non indifferente, è stato lo stesso proprietario che ha messo la foto su facebook.

Commenti? rischieremmo di ripeterci, per questo li lasciamo ai lettori, nella speranza di trarne una qualche lezione.

Intorno alle ore 19.00 di questa sera a Santa Flavia all'incrocio tra la strada statale 113 e via delle Grazie, subito dopo il passaggio a livello, una Toyota Aygò condotta da una signora bagherese e proveniente da Bagheria, mentre si avviava a girare a sinistra per via delle Grazie, si è scontrata con una moto Ducati Monster, condotta da S.P. anche lui bagherese di 25  anni,  che proveniva in senso contrario: la moto ha impattato contro il faro destro dell'auto, ed il conducente è rovinato a terra.

Il giovane è rimasto ferito a terra sino all' arrivo del 118 che è stato peraltro estremamente tempestivo: il personale dell'ambulanza ha assistito per oltre mezz'ora il giovane sul posto prima di procedere al suo ricovero al Buccheri La Ferla.

S.P.  mentre veniva soccorso era lucido, lamentava forti dolori ad uno degli arti inferiori.

I legali di Nino Di Bella avevano proposto ricorso sino in  Cassazione avverso l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per il loro assistito ma la Corte di Cassazione confermando il provvedimento, pertanto  il 9 ottobre, i Carabinieri della Compagnia di Bagheria hanno notificato a DI BELLA Gioacchino Antonino, nato a Bagheria, classe 1955, dipendente del CO.IN.R.E.S., pluripregiudicato, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa l’8 ottobre 2013 dal Tribunale di Palermo.

Il provvedimento, che ridispone la custodia cautelare in carcere a seguito dell’udienza dell’8 ottobre presso la Suprema Corte di Cassazione, scaturisce dall’attività di indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, conclusa lo scorso 25 marzo con l’operazione denominata “Baghdad”, che aveva visto l’arresto del DI BELLA e di LO PARO Diego, entrambi dipendenti del Consorzio incaricato della raccolta e smaltimento dei rifiuti.

I reati contestati rimangono quelli di associazione a delinquere di tipo mafioso ed estorsione, essendo stata riscontrata una partecipazione costante e diretta alle attività della famiglia mafiosa di Bagheria. Il DI BELLA, condotto presso la Compagnia Carabinieri di Bagheria per le operazioni di identificazione, è stato successivamente tradotto presso la Casa Circondariale “Pagliarelli” di Palermo su disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Patrizia Pisciotta, la donna che era accusata di omicidio preterintenzionale per avere provocato,  secondo l'accusa nel febbraio del 2010 con una gomitata conseguente ad una accesa e volenta discussione, la morte del marito, Ciro Gallo, insegnante di 44 anni, è stata completamente assolta dall'accusa.

L'avvocato difensore Salvo Priola, sostenuto da una perizia di parte, ha dimostrato che la morte non fu provocata da un gesto violento della donna conseguente alla lite, al culmine della quale Gallo era crollato aterra privo di vita, ma da un improvviso aumento di pressione e da una serie di gravi patologie concomitanti dell'uomo.

Pare che la discussione sia partita perchè Ciro Gallo aveva rimproverato il figlio: ne  era nata una accesa discussione, poi degenerata, con la moglie che nel tentativo di divincolarsi ha colpito il marito, rimasto a terra privo di vita.

L'accusa di omicidio preterintenzionale formulata in un primo momento nei confronti della donna, era stata poi riqualificata come morte in conseguenza di altro reato.

Le argomentazioni dell'avv. Salvatore Priola  hanno convinto anche il p.m. Renza Ceschon che in sede preliminare aveva chiesto l'assoluzione per la donna e la conseguente archiviazione del caso. 

Era stato il GIP Piergiorgio Morosini a respingere la richiesta di archiviazione del caso fatta dal p.m. ed ha chiedere il processo per omicidio preterintenzionale: il GIP sosteneva che esistevano elementi per pensare che i rapporti della coppia fossero in crisi e che la morte di Gallo, fosse in qualche modo la conseguenza del clima di tensione determinatosi tra la coppia.

Alla fine a rivelarsi decisiva per la decisione del Tribunale è stata la perizia medica che ha sostenuto che il malore che ha portato Ciro Gallo alla morte, non poteva essere conseguenza di una gomitata,ed aha assolto la donna.

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