Sono stati esposti al secondo piano del museo i dipinti dei pittori locali. Non tutti condividiamo questa scelta, ovviamente tra i favorevoli ci sono gli autori dei quadri esposti e la curatrice dell’allestimento.
Premessa
Se paragoniamo la scrittura allo sport, si potrà dire che non tutti gli scrittori sono campioni. Infatti, io non lo sono, però ho trovato nella scrittura un altro mordente, quello della trasparenza, perché se scrivo in modo opaco per dire e non dire penso di tradire il lettore e mi sento disonorevole.
Incipit
Il “Museo Guttuso” è ridotto a poco più che un ricovero di quadri, mentre dovrebbe essere una delle principali fonti di rinnovamento culturale della città e un potente attrattore di turismo culturale; non male se si considera che a confronto del turismo balneare questa categoria incrementa ancor di più l’economia di Bagheria.
Il fatto
Forse vi state chiedendo perché parlo sempre del “Museo Guttuso”, e poiché sarà la centesima volta che lo faccio, vi devo una spiegazione: lo faccio perché credo che l’arte, tutta, è necessaria per migliorare la vita dell’uomo.
Ovviamente Guttuso mi sprona a parlare di pittura, come Scianna della fotografia e Tornatore del cinema, poi c’è Buttitta con la poesia, e potrei continuare con gli scrittori, che non nomino perché sono tanti, certo non tutti hanno portato a casa il “Premio Viareggio” come Franco Lo Piparo e Ignazio Buttitta.
Giacché ci tengo a precisare che non ho nulla contro quest’Amministrazione, faccio costatare che mi occupo del museo da sempre, avendo creato nel secolo scorso un movimento d’opinione per farlo nascere. Alcuni anni dopo sono stato nominato Membro esperto del Comitato direttivo, e non riuscendo a far nulla per migliorarlo, perché la maggioranza del Comitato era composta da politici e non da persone di cultura, rilasciai un’intervista a Roberto Giambrone per il Giornale L’Ora. In quell’occasione la direzione del giornale annunciò l’intervista con una locandina e la scritta a caratteri cubitali “Pagano accusa la D.C.”, sempre perché parlavo di cattiva gestione del museo e poiché la Giunta era democristiana. Un inciso non da poco, nonostante mio padre facesse parte di quella Giunta.
Ad ogni modo il museo in questi anni è andato avanti errore dopo errore, sino a oggi che sono trascorsi cinquant’anni dall’apertura. L’ultima bricconata è stata quella di ricoverare i dipinti al secondo piano del museo, pur sapendo che non c’era l’agibilità. L’apertura al pubblico, con tanto di festa stile hollywoodiano è durata un solo giorno, ma le spese sostenute sono state tante come il danno d’immagine per il museo. Nel frattempo però i pittori si sono aggiornati i curricula, la direttrice è andata in quiescenza con più amici, l’Assessore e il Sindaco sono appagati perché gli artisti bagheresi, i loro parenti, i loro collezionisti e forse, chissà, anche i loro vicini di casa esultano; mentre il “Museo Guttuso” non ha perso nulla, perché ormai non ha più nulla da perdere.
A ben pensarci, con le acquisizioni delle opere dei pittori locali, i manifesti cinematografici, gli oggetti di artigianato, i fogli di quaderni con disegnini e altre inutilerie, il museo ha raggiunto un altro primato da rivendicare nelle prossime feste d’inaugurazione.
Una politica gestionale come questa, che preferisce la quantità alla qualità, non potrà che essere il cappio al collo del “Museo Guttuso”.
L’augurio che faccio prima di tutti a me stesso, ma anche ai bagheresi, è che il “Museo Guttuso” possa diventare il cuore pulsante di Bagheria, per questo spero che gli esperti dei tavoli tematici permanenti di “Bagheria Cantieri: Programmiamo insieme il territorio” facciano una programmazione nel solco della meritocrazia e no di tipo clientelare partitocratico per favorire amici e amici degli amici. Sarà possibile tutto questo? Io dico di no, ma, vi giuro, vorrei tanto sbagliarmi.
Il finale
La mia posizione è chiara, o il “Museo Guttuso” diventa una risorsa economica, ovviamente all’interno di una globale visione culturale di Bagheria o è meglio chiuderlo, evitando inutili costi di gestione e mettendo a reddito in favore dei cittadini la Villa che fu di Francesco Bonanno, principe di Cattolica Eraclea.
Poscritto
Prima di pubblicare quest’articolo l’ho inviato a un amico accompagnandolo con questa nota: Caro ….., con quest’articolo mi congedo da questa penosa querelle sul "Museo Guttuso". Ovviamente ne esco sconfitto, e posso dire che ho perso la battaglia, anche se gli ideali non si sconfiggono mai. Prima o poi la verità verrà a galla, è una regola fondamentale del tempo e per questo sono sicuro che un giorno, magari non tanto vicino, quando io non ci sarò più, le mie idee trionferanno e avrò vinto la guerra. Lo so, sono un idealista.
Intanto, in questi anni ho compreso che se vuoi che gli altri diano importanza alle tue idee non le devi regalare ma vendere, e più le vendi care più saranno apprezzate.
La foto: Sanguigna di Fausto Pirandello (particolare), collezione Ezio Pagano