Attualità


Pubblichiamo uno stimolante contributo di Pippo Ferrante sulle dinamiche, non solo numeriche, di uno dei più diffusi social network.

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Sempre la solita premessa, l'analisi dei numeri è fatta utilizzando gli strumenti ADV di Facebook, cioè quei tools dedicati alla pianificazione di una inserzione dentro la piattaforma. Si tratta di una stima, quindi. Inoltre, molti account sono fake, alcuni sono della stessa persona e molti non inseriscono il luogo di residenza; già Mark Zuckerberg anni fa aveva stimato in un 10% il numero di questi fake.

L'analisi che Facebook permette di fare, quindi, è riferita ad una sorta di pubblico stimato sul territorio bagherese. Per cui, noi, dando per assunto che il pubblico su Facebook è formato da utenti registrati che hanno indicato Bagheria come sede di residenza, traduciamo questo “pubblico” in utenti registrati.

Il Facebook bagherese, a Febbraio del 2015, è questo: Totale 26.000 di cui 13.400 uomini e 12.600 donne che distribuiti per fascia di età fannno 
13-19 anni: 4.000 registrati; 20-34 anni: 11.500 registrati; 35-49 anni: 7.200 registrati; 50-65+ anni: 3.300 registrati

Rispetto ai numeri che avevo misurato nel mese di novembre del 2013 c'è un forte balzo in avanti, da poco più di 19.000 mila siamo passati a 26.000.000.

Un dato che caratterizza moltissimo la città di Bagheria. Quello che si discute oggi su Facebook acquista subito una valenza sociale rilevante.

La fascia di età che va dai 13 ai 20 anni presenta trend negativi, cosa che si è già verificata in altri territori "maturi" e che risulta un fatto oramai consolidato. Questa è la generazione WhatsApp ed infatti Facebook, accorgendosene, ha fatto la cosa più logica: l'ha acquistata!

Invece, interessante, è il dato riferito alla fascia di età compresa tra i 50 e gli oltre 65 anni che vede quasi triplicati i suoi riferimenti. Ogni cinque persone che incontriamo sul Corso Umberto I che sono demograficamente dentro questa fascia di età, possiamo essere certi che almeno uno (se non due) di essi è su Facebook.

Per questo motivo le discussioni che si aprono su questa piattaforma, acquisiscono a livello locale, una forte connotazione d'opinione.

Certo è chiaro che Facebook a Bagheria sembra essere un “paese per vecchi”!

Ancora oggi, però, la piattaforma non è sfruttata bene: molte sono le attività produttive/commerciali che utilizzano account personali, mentre invece dovrebbero pensare alle Pagine [che hanno strumenti marketing oriented interessanti] o quanto meno ai Gruppi.

Questo oltre che andare contro il buon senso, va anche contro le regole della piattaforma stessa. Quante volte avete fatto gli auguri alla Boutique sotto casa perchè è il suo compleanno?

Poca conversione avviene sulla real life. Far nascere aggregazioni attorno ad interessi sui social network è, più o meno, facile. Trasferire questo interesse nel quotidiano risulta ancora adesso molto complicato in città.

Non si è sviluppato un uso strumentale della piattaforma ma restiamo ancorati alla sola conversazione attorno, purtroppo, ad un tema che sembra essere esclusivo: l'amministrazione della cosa pubblica e le mitragliate continue.

Spesso, in questo contesto, si sfocia in quello che si definisce “Religion War”: le posizioni siano tali "per fede" e, quindi, la discussione è destinata a non aver mai fine.

Per non parlare, poi, della rilevanza locale che assume il cosiddetto “analfabetismo funzionale” che come certifica l'OCSE, riguarda tre italiani su dieci e quindi anche noi bagheresi.
Ma questo è un'altro argomento, del quale parleremo più avanti.

Pippo Ferrante

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Sistema Bagheria è un progetto partecipato ( link. http://www.hellobagheria.com/chi-siamo.html ) promosso da associazioni e diversi cittadini di Bagheria e Santa Flavia, nato poco meno di un anno fa, la nostra intenzione è quella di lavorare insieme su progetti comuni superando insieme le difficoltà che "volenterosi" e associazioni affrontano su un territorio dal grande potenziale, dominato da troppa indifferenza. 

Il prodotto principale di Sistema Bagheria è www.hellobagheria.com un sito web che attualmente viene utilizzato per comunicare le iniziative delle associazioni aderenti e per il supporto operativo del gruppo. Sul nostro sito vogliamo raccogliere le informazioni utili a cittadini e visitatori per apprezzare il territorio e fruirlo con maggiore consapevolezza. Riconosciamo, come tanti di non conoscere casa nostra quanto dovremmo, per questo siamo partiti con un'attività di ricerca, un piccolo censimento di tutti i luoghi di interesse e delle identità di Bagheria e Santa Flavia.

Il risultato è stato a tratti sorprendente, abbiamo trovato più di 30 tra ville, dimore storiche e palazzi, 20 chiese e cappelle, gallerie e musei di diverse dimensioni, ma anche luoghi di interesse naturale unici nel loro genere, personaggi illustri storici e viventi, leggende e riti, tutti questi definiscono un'identità unica e nonostante tutto viva.

Ti invitiamo a visionare la lista che abbiamo stilato sul nostro sito web:

http://www.hellobagheria.com/blog/sistema-bagheria/item/67-il-nostro-lavoro-sui-luoghi-di-interesse-e-l-identita-di-bagheria-e-santa-flavia-il-censimento.html

Questo lavoro è un primo punto di arrivo ma anche un punto di partenza, su ogni voce realizzeremo delle schede utili a informare e fruire dei beni visitabili, abbiamo quindi iniziato a raccogliere testi, video e foto.

Se sei a conoscenza di qualcosa che manca, se pensi che ci siano delle imprecisioni, se c'è una voce che ti sta particolarmente a cuore e vuoi aiutarci nella redazione della scheda contattaci scrivendoci a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o tramite la pagina contatti del nostro sito web www.hellobagheria.com

Manuela Macaluso - Giuseppe Gallo
 

Pubblico questo riflessione perché mi fa piacere condividere con chi ne è interessato, alcune informazioni, raccolte nella mia decennale attività tecnica nel trattamento dei rifiuti in Sicilia. Spero di riuscire anche a dipanare qualche dubbio e a dare un quadro un po più chiaro della situazione dei riifuti in Sicilia.

GLI  ATO RIF IUTI  (AMBITI TERRITORIALI  OTTIMALI)

altLa creazione delle “società d'ambito” o ATO (Ambito Territoriali Ottimale) è un'idea teoricamente molto corretta, avallata delle direttive europee, anche se in pratica, in Sicilia soprattutto, ha mostrato gravi problemi.

Gli ATO hanno dato però buoni risultati in molti territori italiani; infatti si è osservato, che il ciclo completo dei rifiuti è impossibile da gestire per un singolo comune, mentre può funzionare bene a livello di un ambito territoriale (o comprensorio di comuni).

Il Decreto Legislativo 152/2006 (Testo Unico Ambientale) vieta ai comuni la gestione diretta del ciclo integrato dei rifiuti (dal produttore allo smaltimento finale).

Nei tempi passati (fino agli anni'90) il ciclo dei rifiuti consisteva soltanto nella raccolta dai cassonetti e nel trasporto in un terreno, in genere di proprietà comunale, che fungeva da discarica, poi bastava una pala meccanica che ricopriva i rifiuti con la terra ed il gioco era fatto; l'unico problema era di trovare una discarica dove abbancare tutti i rifiuti prodotti da un comune, e la gestione della discarica non richiedeva accorgimenti particolarmente complessi, al punto da potere affermare che fosse  semplice ed agevole la gestione dei rifiuti “in house” o comunale.

Poi venne la comunità europea con le sue direttive, che potevano funzionare bene per il Lussemburgo o per l'Olanda ma in Sicilia crearono non pochi problemi...

In particolare nel 2003 venne pubblicato il D. Lgs. 36/2003 che forniva delle norme tecniche molto onerose e complesse per la realizzazione di nuove discariche, al fine di limitare il più possibile la contaminazione delle matrici ambientali (acqua di falda, suolo, sottosuolo ed aria), e venne introdotto il concetto di “discarica controllata” a differenza di quelle antiche che erano “non controllate”.

Ovviamente vennero chiuse tutte le vecchie discariche non controllate e vennero inserite in una anagrafe di siti inquinati stilata dall'Assessorato Territorio ed Ambiente, mentre
successivamente vennero stanziati molte risorse provenienti dai fondi POR per la bonifica di quasi tutte le discariche non controllate della Sicilia.

Il suddetto Decreto 36/2003 poneva delle condizioni molto restrittive sulla scelta delle aree da destinare a nuove discariche, perchè non si potè  più realizzare discariche in aree vincolate, protette, siti di interesse naturalistico, ecc..., ed inoltre  occorreva mettere in moto procedure burocratiche molto lunghe e complesse quali AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) e VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) che molto spesso si concludevano con esito negativo, con il risultato che nel territorio siciliano divenne sempre più difficile la realizzazione di nuove discariche e sempre più costoso lo smaltimento nelle poche discariche autorizzate.

Questo era comunque lo scopo del Decreto 36/2003, il quale recependo le direttive comunitarie ambiva ad incoraggiare, se non addirittura forzare, i comuni ad ottenere un risultato rivoluzionario: la definitiva chiusura delle discariche, il raggiungimento di percentuali altissime di raccolta differenziata (e quindi recupero) e la termodistruzione della (minima) parte non recuperabile.

Per questo scopo furono create le tante società d'ambito (ATO) della Sicilia, e la provincia di Palermo fu divisa in 6 ATO.

altL'ATO Palermo 4 comprendeva Bagheria ed altri 21 comuni, (oltre che la Provicncia regionale di Palermo), da Altavilla sino a Villabate e poi via via verso l'interno, l'ambito era esteso ai comuni che si trovano lungo la dorsale della veloce Palermo - Agrigento sino a Lercara e Castronovo di Sicilia e si chiamò con l'ormai famigerato acronimo di Coinres.

Il Coinres (ATO Palermo 4) si dimostrò la società d'Ambito più fallimentare della Sicilia, presa ad esempio, anche nelle indagini delle Competenti commissioni parlamentari nazionali, come la peggior gestione in assoluto.

Nel periodo 2000-2007 furono stanziati tanti milioni di euro tramite i fondi POR per la realizzazione di strutture a servizio degli ATO in tutta la Sicilia.
Furono realizzati Centri Comunali di Raccolta (C.C.R.), impianti di compostaggio a target provinciale, impianti di recupero plastica, pneumatici, forniture di mezzi, campagne di informazione per la popolazione, ecc.

Dall'ATO Coinres sono arrivati alla Regione per essere finanziati alcuni progetti per dei Centri Comunali di Raccolta da realizzare a Bagheria, nonché forniture di mezzi, ecc..., ma tali progetti pur approvati  non furono mai effettivamente completati per evidente disinteresse del Coinres a portarli a termine.

Qualche voce di corridoio disse che quegli impianti e quei mezzi avrebbero tolto lavoro ad imprese private che “DEVONO” lavorare, quindi è stato meglio lasciar cadere tutto lì.
Inoltre vi erano molti interessi, forse anche politici, affinché andasse avanti il sistema dei trasporti, dei noli (meglio a caldo) delle “palicedde” ecc.

Il risultato fu che il comune di Bagheria ed i comuni facenti parte del piano d'Ambito Coinres rimasero praticamente estranei agli sviluppi e alle evoluzioni maturati da diversi comuni siciliani sulla raccolta differenziata, e per i bagheresi la raccolta differenziata rimase una chimera.

La   Legge  9 del 2010: arrivano le SRR ( Società Regolamentazione Rifuti)

Nel frattempo gli ATO sono stati liquidati (o sono in via di liquidazione) e si sono trasformati in una struttura transitoria chiamata SRR, Società di Regolamentazione Rifiuti, in seguito alla Legge Regionale 9/2010.
Con la Legge Regionale 3/2013 si crea l'A.R.O. (Area di Raccolta Ottimale) che, con i dovuti artifici consente al comune di staccarsi dall'ambito sovra-comunale (ATO) e di far coincidere l'ARO con i confini del Comune stesso, in modo tale da consentire ai comuni, soprattutto quelli più grandi, di gestire autonomamente il proprio territorio.

Il problema è che adesso la gestione dei rifiuti non è come ai bei tempi andati delle “discariche non controllate”, ma si compone di molte fasi complesse, molto più difficili da gestire per un solo comune.

Pretendere che un comune gestisca per intero il ciclo dei rifiuti significa che ogni comune dovrebbe avere un suo impianto per il recupero di umido, plastica, carta, ecc.
Inoltre dovrebbe avere un termovalorizzatore o una discarica per la frazione non recuperabile, ecc.. ed ovviamente non è proponibile, e pertanto la gestione del rifiuto per un comune si limita alla raccolta, allo stoccaggio ed alla preparazione per l'invio dei rifiuti separati, da recuperare, o eventualmente da smaltire.

Il problema adesso è stabilire chi deve eseguire queste operazioni; la pratica più semplice è quella di espletare un bando di gara ed affidare tutto ad un impresa che opera nel settore, di modo che l'ente pubblico non ha più alcun pensiero e incombenza se non reperire i soldi da dare all'impresa; in alternativa però si può costituire una società partecipata che svolge le operazioni di raccolta, trasporto, anche se purtroppo  l'esempio noto di struttura partecipata (che non si è nemmeno costituita come Società) è il Coinres ATO PA4.

Vediamo la situazione bagherese:

Il  PIANO  ARO PER  BAGHERIA

altNel 2013, subito dopo l'emanazione della L. R. 3/2013, con l'Amministrazione Lo Meo è stato approvato dalla Regione il cosiddetto Piano ARO per Bagheria. Tale piano prevedeva tutte le metodiche necessarie a svolgere le operazioni di raccolta, stoccaggio, recupero e smaltimento di cui sopra.

Il Piano ARO di Bagheria è stato fatto molto velocemente e scopiazzando un Capitolato Speciale D'Appalto di qualche comune italiano che aveva pubblicato su Internet i documenti di un bando di gara. Pertanto si parlava di soluzioni improbabili e senza alcun senso.

Ma va bene lo stesso, è stato comunque approvato e l'importante è che possiamo gestirci noi senza il Coinres.
Gestirci come?
A questo punto ci sono due alternative: gara d'appalto o gestione interna “in house”.

La gestione interna diretta abbiamo già detto che è vietata dal D.Lgs. 152/06, pertanto per gestire direttamente il Comune occorre istituire una cosiddetta “Società Partecipata” a Capitale pubblico, cioè la SpA che è stata battezzata dall'attuale amministrazione Ge.Co. SpA.

Andando a leggere le finalità della suddetta SpA sorge subito spontaneamente una domanda: qual'è la differenza tra la Ge.Co. SpA ed il Coinres?

Di fatto nessuna: soltanto che la Ge.Co. SpA gestirà il territorio bagherese, mentre il Coinres gestiva un comprensorio di 22 comuni, ma per il resto chiamalo come vuoi sempre cucuzza è.

In merito alle Società partecipate è interessante leggere lo studio curato dal commissario alla Spending Review, Carlo Cottarelli, il quale ha dimostrato impietosamente che fonte mostruosa di sprechi e clientele siano le partecipate in tutta Italia.

In una Società a capitale pubblico non si ricerca l'utile, il profitto,la convenienza o l'economicità di gestione, perchè tanto il capitale pubblico, ma forse sarebbe più giusto dire i cittadini che pagano la tassa, è obbligato a pareggiare tutti i disavanzi. Quindi può essere gestita, come di solito avviene, da persone che non hanno alcuna capacità imprenditoriale ma che sono vicine alla politica.

L'obiezione che può essere mossa è che le gare d'appalto sono spesso condizionate da infiltrazioni mafiose o comunque disoneste; è vero, ed è un pericolo reale, ma proprio per questo sono nati tanti strumenti tecnici e legislativi di controllo.
Si fanno i bandi pubblici a procedura aperta, con presentazione di offerte tramite PEC, ecc....esiste un Autorità di Vigilanza (che si paga in ogni gara).

Controllare una società partecipata, che ha propri organi di gestione, amministrazione e controllo, invece, è molto più difficile perché non vi sono metodi e strumenti normativi efficienti, come ha dimostrato lo studio di Cottarelli.

A parere dello scrivente la soluzione della Società partecipata è fortemente deleteria per il Comune di Bagheria.

Inoltre da sola non è risolutiva, in quanto occorre risolvere le tante carenze strutturali, (ad esempio, che fine ha fatto il Centro Comunale per la Raccolta?).

nella foto di copertina Patrizio Cinque ed alla sua sx gli ex assessori tecnici, Domenico Mastrolembo Ventura e Salvatore Parlatore
 

Nessun impegno di natura personale, quanto piuttosto una questione di incompatibilità.

E’ questa la vera ragione che ha indotto l’ormai ex presidente dei revisori dei conti, il dottor Nino Mineo, a lasciare il suo incarico anzitempo, ed è per questo non si può parlare di dimissioni ma di decadenza dell’incarico. 

Il Presidente del Consiglio Comunale faccia immediata chiarezza e si comporti di conseguenza.

E’ chiara la sentenza breve del Consiglio di Stato Sez. V del 3.12.2014, che fa riferimento anche all’Art. 235 decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (Durata dell'incarico e cause di cessazione)

Nel suddetto articolo di legge è stabilito che “L'organo di revisione contabile dura in carica tre anni e i suoi componenti non possono svolgere l’incarico per più di due volte nello stesso ente locale…”.
Il presidente dei revisori dei Conti, Nino Mineo, ha incappato in questa norma di incompatilità, avendo già svolto in precedenza altri incarichi di revisore per il nostro Comune.

altUna manovra maldestra, molto probabilmente suggerita dall’amministrazione Cinque, quella di far dimettere il Presidente dei revisori dei Conti, per poter garantire a questa amministrazione, il ritorno al voto in Consiglio Comunale per la sostituzione con un altro uomo di fiducia. 

La legge però è chiara e spetterà al Presidente del Consiglio Comunale (che dovrà dimostrare il suo ruolo di garante) farla applicare. In caso di incompatibilità, si deve parlare di decadenza e pertanto si deve procedere allo scorrimento della graduatoria fra i più votati per il ruolo di Presidente del Collegio dei Revisori. Il gruppo consiliare “L’Aquilone “ e “Insieme” vigileranno affinchè venga rispettata la LEGGE

Gino Di Stefano          nella foto di copertina Gino Di Stefano

                                       nella foto interna Nino Mineo

 

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