Attualità

Lunedì 27 ottobre, è stata sottoposta alla 3ª commissione una delibera avente per oggetto la riduzione da 40 a 35 anni del termine per la estumulazione delle salme. A nostro parere riteniamo 40 anni un tempo già breve rispetto ai 99 previsti in passato (che si giustifica solo con la situazione di emergenza che vive il cimitero di Bagheria) e una ulteriore riduzione a 35 ci sembra una decisione errata.

È ingiusto dover procedere all'estumulazione di una salma solo dopo 35 anni ciò significa riaprire una ferita ancora aperta e arrecare un danno psicologico a coloro i quali subirebbero tale limitazione. La tomba non è soltanto l'ultima dimora terrena dei nostri defunti ma bensì un punto di riferimento, un punto di contatto che ognuno di noi ha con i propri cari.

La riduzione a 35 anni comporterebbe un ulteriore disagio nei confronti di coloro i quali non hanno ancora elaborato il lutto e che giornalmente fanno visita ai propri defunti unico modo per mantenere il contatto con loro. Bisogna comprendere il danno che una decisione del genere arrecherebbe. È indispensabile dare dignità ai defunti e al luogo che li ospita e dare ai loro parenti la possibilità di compiangerli senza ulteriori limitazioni. Perché non è riducendo i tempi dell'estumulazione che il problema della carenza di loculi verrà risolto ma bensì accantonato per qualche periodo.

Infatti nonostante ci sia un emergenza cimiteriale la giusta soluzione del problema è quella di ACCELERARE I PERCORSI DELL'APPROVAZIONE DELLA VARIANTE URBANISTICA CHE DARÀ SEGUITO AL PROGETTO DI AMPLIAMENTO DEL CIMITERO DI BAGHERIA.

Non possiamo sempre pensare a soluzioni tampone che danno un risultato provvisorio e non definitivo. Dobbiamo pensare a progetti che anche se richiedono tempi più lunghi possano rappresentare una vera soluzione del problema. Tra l'altro è in corso di definizione la gara per l'assegnazione dei lavori per la costruzione di 120 loculi che ci consentiranno di tamponare la situazione fino a quando il progetto di ampliamento verrà attuato.

La 3ª commissione ha già espresso all'unanimità parere sfavorevole alla delibera e colgo l'occasione per ringraziare il presidente e tutti i consiglieri che ne fanno parte per la sensibilità avuta nell'esprimere il voto negativo. Ci auguriamo, che vi sia lo stesso esito anche quando la stessa verrà presentata all'intero consiglio comunale.

Nel caso contrario ci opporremo con tutte le nostre forze, per dissuadere coloro i quali avranno l'intenzione di votare a favore della riduzione dei termini per l'estumulazione dei defunti e per convincerli a non commettere tale errore.

Il Consigliere Comunale
Mimmo Di Stefano 

Raccolte ed inviate al sindaco di Bagheria quasi 750 firme per dire no all’idea di trasformare gli spazi delle scuole in area parcheggio.

Questa mattina, martedì 28 ottobre 2014, abbiamo protocollato le firme di tanti genitori e cittadini indignati che hanno detto no alla possibile decisione di utilizzare gli spazi delle scuole primarie “Bagnera” e “Cirincione” come posteggio per le auto, annunciata dall’Assessore Tomasello nelle scorse settimane.

Insieme ai tanti genitori e cittadini che hanno voluto sostenere questa causa, se ancora ce ne fosse bisogno, siamo pronti a scendere nuovamente in campo per ribadire quanto sia importante per noi una città a misura di bambini. Una città che tenga conto delle loro esigenze e che anzi, proprio sulla base di queste, sviluppi una politica che si muova in questa direzione. Una politica che certamente quindi non può prevedere finalità diverse per quegli spazi che nascono e debbono per i più piccoli, per il nostro futuro.

Siamo a fianco dei dirigenti scolastici che giustamente preoccupati hanno preso posizione e anche con loro siamo pronti a qualsiasi azione per tutelare i nostri bambini e per ribadire un concetto di per se molto chiaro: le scuole non si toccano.

Le quasi 750 firme raccolte in pochissimo tempo e il tam tam automatico, generatosi immediatamente tra genitori e cittadini, dimostrano quanto siano forti e reali le preoccupazioni di chi, proprio per le numerose difficoltà presenti nel nostro territorio, guarda al futuro di Bagheria con preoccupazione ma nello stesso tempo non perde la voglia di poter contribuire al suo miglioramento, scegliendo di fare la propria parte, anche solo con una firma.

Noi, da cittadini, siamo e saremo al loro fianco affinché questa città migliori e non torni indietro. Perché un’amministrazione che non tutela i bambini e che non guarda alle scuole come centri di aggregazione pomeridiana ma al contrario a degli spazi da utilizzare per risolvere il problema dei parcheggi, è un’amministrazione che sceglie di tornare indietro.
Restano infine molte perplessità sulle nuove dichiarazioni dell’Assessore Tomasello che da un lato afferma che “si devono ascoltare tutte le voci e ponderare le reciproche posizioni”, e dall’altro parla “di un veto all’utilizzo da parte dei vigili del fuoco” relativo all’uso di “una piccola parte delle aree interne alle scuole che già a parcheggio venivano adibite”, affermazione, quest’ultima, che ci fa intendere quindi che le prime operazioni in tal senso siano state già effettuate.

Ci auguriamo che l’Amministrazione ritorni sui propri passi e soprattutto che si chiarisca le idee. In ballo ci sono diritti troppo importanti e questa città non può permettersi altri passi falsi.

Salvatore Ducato, Massimo Mineo, Manuela Pipitone
 

Plaude il sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque, alla decisione dell’Agenzia del demanio di concedere la villa confiscata al capomafia di Bagheria Gino Di Salvo nell’area del parco Valguarnera ai vigili del fuoco.

Il boss Di Salvo, abitava in una residenza costruita nell’area attorno alla settecentesca Villa Valguarnera. Nel 2009 i giudici ne hanno ordinato la confisca definitiva. Non solo di Salvo fece costruire la sua abitazione all’interno del parco monumentale, ma in quella villa, nella prima metà degli anni Novanta, ospitò Provenzano e un altro grande ricercato, Giuseppe “Piddu” Madonia.

I giudici del tribunale di Palermo hanno dunque ordinato la confisca dei beni, fra cui proprio la villetta di via Sofocle al numero 11, ed il bene è passato nelle mani dell’Agenzia dei beni confiscati.

Adesso è dunque patrimonio dello Stato, e, dopo che saranno necessarie delle varianti da approvare a cura della Soprintendenza e della Regione, quell’area potrà diventare presidio dei vigili del fuoco.

“Nei giorni scorsi abbiamo incontrato i dirigenti dei vigili del fuoco – dice il sindaco – e siamo concordi, anzi abbiamo spinto affinché il bene venisse assegnato ai vigili del fuoco tanto che in via informale avevamo detto che se il bene fosse stato assegnato al Comune lo avremmo ceduto ai vigili gratuitamente perché Bagheria e naturalmente tutto il comprensorio ha bisogno di un presidio dei vigili del fuoco. Sono anni che si discute della presenza dei pompieri a Bagheria; una città di oltre 60mila abitanti deve poter contare su un’altra forza di pubblica sicurezza e non dover attendere sempre i tempi, talvolta che possono incidere sulla vita e la morte, di un mezzo di soccorso che arriva da fuori città”.

L’area che dovrebbe diventare presidio dei vigili del fuoco è un lotto di 520 metri quadri con 252 metri di superficie coperta, su tre elevazione, una struttura dunque idonea ad ospitate un presidio dei pompieri.

“Seguiamo la vicenda da tempo e stiamo concordando insieme ai vigili del fuoco le modalità più idonee per la creazione del presidio – aggiunge Cinque - oltre al distaccamento dei vigili, nella stessa struttura confiscata potrebbe nascere un centro unico di protezione civile, ambientale e di sicurezza urbana” conclude il sindaco.

Ora, se tutto andrà in porto, i prossimi step riguarderanno le procedure di variante.

Fonte Ufficio Stampa del comune di Bagheria


 

La strada è bellissima, uno sterrato desolato che ogni tanto sale, ogni tanto sale assai, ma in questo caso uniamo le forze e saliamo a piedi: l'importante è andare! é bello arrivare in cima e voltarsi. vediamo arrivare un ragazzo sulla bici, è riuscito a superare la pendenza senza scendere a piedi, ma paga con la rottura di un pedale.

Dino è dei nostri, mentre Ivan e Sonia sono davanti. Ci buttiamo in discese lunghissime nel sole a picco, e raggiungiamo Ittero entrando da un ponte sul fiume. è questa la tappa che ho amato di più, forse perché vi posso concentrare le sensazioni dell'intero viaggio, il sole, i colori, i suoni, lo spazio...
Giunti come già detto ad Ittero, andiamo a fare la spesa per il pranzo con Dino, mentre Sonia e Ivan continuano…

Il paese pare vuoto! Veniamo presto a sapere che tutti sono in Chiesa per un battesimo (cosa che ad Ittero avviene ogni 4/5 anni); ci dirigiamo così verso la chiesa, arrivando mentre escono: è usanza augurale che i genitori del battezzato offrano delle caramellos agli astanti lanciandole per aria, ma ciò che colpisce è la foga con la quale la popolazione si “proietti” sulle disiate leccornie; e dire che la maggior parte degli abitanti è avanti con gli anni e con seri problemi a curvare la schiena…; le risate sono in questi casi un obbligo, specie osservando come gli anzianotti si prodighino ad aiutare le pulzelle….

La nostra bella comparsa la facciamo durante il pranzo: ci sistemiamo infatti nel portico di un edificio, accanto ad una fontana; tagliando il pane, sbucciando la frutta…facciamo “muddrichi”; insomma facciamo un casino per terra; Dopo un po’ vediamo arrivare la processione dei festaioli…che si fermano davanti a noi. Che bello, penso! E restando seduto tra i resti del pasto appena consumato, scatto qualche foto …ma loro non si muovono più: restano fermi davanti a noi, che riusciamo a capire solo dopo tempo che …abbiamo banchettato nel loro portico e loro, battezzato in testa, non possono entrare in casa.

La cosa allucinante è che passandoci davanti si scusano del disturbo, Spagnoli Zapateristi!
Dopo pranzo do una guardata alla bici di Dino: non è messa tanto bene: si è allentato un po’ tutto. La cosa che mi sorprende sono i freni di plastica…”come fa a frenare!”.

Dino ad ogni modo riparte prima di noi. Salutiamo anche lui, prevedendo che non lo rincontreremo. Durante la siesta (di tipo “dormiente” per Claudia) faccio un po’ di manutenzione alle bici: i portapacchi sono un po’ allentati, le catene sono secche. Un ragazzo che abita lì vicino mi offre dell’olio e la sua simpatia: è un maniaco di minimoto: ne ha sei, e ci corre da matto.

Ripartiamo controvento e controvoglia. Siamo stanchi e abbiamo bisogno di riposare.
La strada è sempre uno sterrato quasi piatto, con qualche saliscendi.
Passiamo da Boadilla del Camino dove entro in un bar a comprare qualcosa da bere…il paese è vuoto e nel bar ci sono solo uomini…
altGiriamo intorno alla chiesa – centro del paese e riprendiamo il camino. La strada diventa sassosa e il tremolizzo ci stressa i polsi ed il … culo. Pedaliamo accanto ad un fiume. Qui ci fermiamo ad aiutare due bikers in difficoltà con una ruota (non hanno una pompa!). la strada “sul” fiume termina con l’attraversamento di una chiusa.

Oggi Claudia non ne vuole sapere di fermarsi, ed alla fine saranno 76 i Km percorsi.
Fromista, Villarmenteros e Carrion de los Condes “passano” ad alta velocità: la voglia di fermarci “ci” spinge ad andare più forte; il desiderio di riposare mi fa pedalare oltre i miei limiti. Claudia si aiuta aggrappandosi alla mia spalla ed io tiro me e lei. Arriviamo così a Carrion: ho le gambe che sono diventate di legno; un ragazzo ci accompagna dal Convento / Albergue dove due suore ci sistemano per la notte.

La doccia mi restituisce le energie. Siamo “arrivati”! l’atmosfera nello stanzone è bella. Rincontriamo due tizi olandesi che ci avevano superato sulla strada per Carrion, solo che loro sono andati fuori strada, noi abbiamo chiesto info e siamo riusciti ad accorciare.
Usciamo a fare due passi, ed in un giardino, stesi nell’erba, consumiamo la nostra cena…è stata una giornata dura.

Torniamo presto al convento e facciamo amicizia con degli spagnoli, uno dei due inizia la notte martellandosi il torace mentre ascolta musica in cuffie. Pazzo, lucente, schizzato pellegrino spagnolo. Ma viene la notte, la notte calma; ed il sonno si adagia nel letto, portandosi seco i miei pensieri. Dormo, pesante, ma la mattina arriva troppo presto: nel buio i pellegrini a piedi si preparano ed escono, ma fanno rumore e svegliano tutti, anche quelli che vogliono dormire. Ci ho provato a farli silenziare, ma con l’unico effetto che diventando più cauti, fanno ancora più rumore.

Ci alziamo per ultimi e ripartiamo per ultimi. La giornata è bella, fresca e pulita.

Un nuovo giorno ci aspetta e noi gli andiamo incontro. La strada è piatta, più precisamente è un lungo dritto sentiero pieno di pietre da evitare; ma molto pedalabile. Già nella prima ora superiamo tutti i pellegrini a piedi: in pianura la bici equivale ad un aereo.
Andiamo…muoversi è la vita che ti scorre dentro. Siamo, nel movimento, al piano estatico dell’essere. Qui non ci sono vuoti, ci siamo solo noi. Pedalando cerchiamo di stare attenti a dove passano le nostre ruote (l’unico gommoso contatto con la terra): il peso delle bici è rilevante, anche se abbiamo l’essenziale; e basta una pietra per spaccare un copertone.
I primi 20 km passano in fretta e ci fermiamo a fare colazione a Calzadilla de la Cueza, nell’unico bar aperto. La giornata è soleggiata ma è solo arrivati al bar che decidiamo di alleggerire l’abbigliamento.
Il paesaggio è bellissimo e ci sono pochissime persone ora in giro. Proseguiamo tratto dopo tratto e a pranzo siamo a Sahagun. Entriamo in paese assieme ad una coppia (padre/figlio) che è pure “sul” cammino, ma per divorarlo con l’unico obiettivo di esserne alla fine divorati. Ci tengono a farci sapere quanti km hanno percorso con le loro bici da bitume. Non vediamo l’ora di perderli.

Fatta la spesa in un supermercato andiamo a cercare un posto alberato per desinare…lo troviamo poco lontano, nella parte bassa del paese: un ritaglio di verde nella città di cemento, proprio accanto ai resti di una chiesa romanica come tante ve ne sono.

Ci caliamo tutto e ci mettiamo subito a riposare avendo cura di stendere la biancheria. Ma a me oggi non mi va di stare fermo. Ho voglia di viaggiare, e finisco col convincere Claudia a ripartire subito. Usciamo da Sahagun sotto un sole cocente, ma il mio esperimento dura meno di 15km, e siamo costretti a fermarci: Claudia è “arrivata”, si stende, si addormenta; io la seguo a ruota.
A svegliarmi è il richiamo di una ragazza, “no, sto sognando!”, invece è tanto vera quanto bella, alla guida di una jeep viaggia lungo il cammino per dare una mano ai pellegrini in difficoltà.
altRipartiamo nel pomeriggio: ci aspetta il paese fantasma di El Burgo Ranero. Non c’è anima viva (ma dove sono tutti?). Pedaliamo nel silenzio tra case basse e decorate a fiori…

Ad un tratto scorgiamo una chiesa, l’unico edificio con la porta aperta; entriamo sospinti dalla curiosità e all’interno, dopo qualche istante, si materializza una ragazza immersa, manco a dirlo, in un religioso silenzio: non ci rivolge la parola e solo quando lasciamo la chiesa si prodiga in un saluto sforzato.

Il tratto successivo è davvero impegnativo se non altro per il caldo: raggiungiamo due pellegrini a piedi in piena crisi, tanto che hanno difficoltà pure ad accettare il nostro aiuto che si presenta sotto forma di acqua; li forziamo a bere dalle nostre borracce: a piedi è fondamentale programmare bene le tappe in funzione delle proprie risorse, sbagliare si paga a caro prezzo.

La strada corre veloce e pare perdersi in un orizzonte piatto e lontano. Ogni tanto un cambiamento di pendenza ci ricorda che non stiamo sognando, liberandoci da un torpore mentale che annebbia i sensi: ma anche questo è “cammino”.

Arriviamo nel tardo pomeriggio a Mansilla de las mulas, ma nell’albergue ci viene detto che non c’è posto letto: ci accolliamo di dormire nella lavanderia assieme ad altri due bicipellegrini spagnoli. Preso posto a terra ci rendiamo conto delle nostre “tristi” condizioni, ma è solo dopo essere usciti nei corridoi che notiamo che a terra prendono posto quelli arrivati dopo di noi, e la nostra tristezza diventa “fortuna”.

Dopo la doccia ci mettiamo a passeggiare per il paese: c’è una festa e c’è pure una gara per l’auto meglio elaborata; è miele per i miei neuroni: mi avvicino con fare interessato al vincitore e gli dico di essere particolarmente affascinato dallo sviluppo del suo concetto di “carretto siciliano ad Altavilla Milizia” che si concretizza nell’elaborazione di una automobile dai colori sgargianti. Gli chiedo se ha parenti ad Altavilla, lui nega ma a me resta il dubbio.

Andiamo a cenare in un ristorante accanto all’albergue, e la cucina è al solito deliziosa e abbondante. La sera ci vediamo con i bikers con i quali condividiamo la lavanderia: sono ciclisti di professione.
La notte è dura stesi sul pavimento a sentire la resistenza elettrica del grosso boiler in funzione, ci vuole poco a staccare la spina…(che riattacco la mattina dopo). La sera inizia a tirare vento. Siamo a 20 km da Leon e abbiamo superato la metà del cammino.

La notte giunge veloce e ci abbraccia mentre riposiamo dentro i nostri saccoletti. Domani è un altro giorno.
 

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