Attualità

Nei miei ricordi di bambino Monte Catalfano era solo una grande e alta muraglia rocciosa aspra arida e arsa dal Sole, inaccessibile e lontana. Sapevo che sotto Catalfano c’era la campagna della nonna, dei miei zii e di mia madre e tutte le volte che mi ci portavano speravo che qualcuno dei miei zii mi conducesse a vedere da vicino questa montagna; cosa ci fosse dietro quella lunga e aspra muraglia di pietra, che vedevo estendersi dal mare prolungandosi verso il paese terminando bruscamente la dove c’era una grande cava di pietra, restava avvolto nel mistero.

Di Monte Catalfano a quei tempi sapevo ben poche cose sentite dagli adulti: che lì durante la guerra c’era una postazione di soldati tedeschi che ci salivano a piedi, raramente su camion; lassù c’era “u Chianu ri Mastru Aspanu”, un terreno dove m’ero convinto che ci fosse proprio Mastru Aspanu che ci coltivasse “u pumaruoru ru siccagnu” e “a racina”; a Monte Catalfano ci andavano a lavorare “quelli della forestale”, ovvero gli stagionali impiegati ai lavori di rimboschimento, ciascuno per almeno centocinque giornate lavorative.

Vedevo Catalfano dalla terrazza di mia nonna e restavo affascinato dalla migrazione giornaliera dei “ciàvuli/ciàula” che a centinaia in un unico stormo schiamazzante si dirigevano da Monte Catalfano "nnì Ciancaiddu”, ovvero Monte Giancaldo, il basso e aspro rilievo che caratterizzava una volta nelle cartoline di saluti in fin dei conti l’aspetto panoramico del grosso paese di Bagheria. (A proposito dei ciavuli, ricordo ancora una imprecazione rivolta a chi discuteva animosamente con altri, che a loro volta per imporre le loro ragioni cercavano di soverchiare le voci altrui: «miii, comu fanno! comu i ciavuli fannu! »).

I “ciàvuli/ciàula” però volavano pure via dai loro rifuggi, nascosti sulla parete tra gli anfratti di Monte Catalfano, quando si udiva il suono di un corno, una trombetta dall’allarme, che avvisava dell’imminente “sparo” delle mine nella cava di pietrame per ricavarne “u rapiddu”, il pietrisco.

altAppena udivo l’allarme seguito dallo schiamazzo dei “ciàvuli”, giusto il tempo di dirigere lo sguardo verso la montagna, vedevo spuntare dalla cava una serie di nuvolette fatte di una densa polvere grigiastra, e subito dopo quasi istantaneamente udire le esplosioni delle mine.

Dei “ciàvuli/ciàula” oggi, o almeno dei loro grossi stormi, non c’è più alcuna traccia, spariti dal panorama nonostante che la cava di pietrisco abbia cessato da alcuni decenni l’attività; di certo fino ai primi degli anni Sessanta i ciàvuli erano una presenza legata a Monte Catalfano e al suo dirimpettaio Monte Giancaldo. (i “ciàvuli/ciàula” ovviamente sono uccelli, uccelli appartenenti alla famiglia dei corvi, di solito intesi in lingua nazionale come cornacchie e/o taccole, in questo caso si tratta(va) di taccole).

Non ci salii mai a Monte Catalfano in quei lontani anni, però non mi sfuggì che anno dopo anno la montagna veniva come rosicchiata, mostrando da lontano ampie parti esposte alla vista di colore grigio chiaro quasi bianco sporco, in netto contrasto col il grigiore intenso della natura geologica delle sue rocce calcaree.

Non ci salii nemmeno quando, ormai più grande, da studente in geologia rivolsi le mie attenzioni ed interessi verso altre montagne. Su Monte Catalfano però finalmente ci salii e lo percorsi per la prima volta sui primi degli anni Novanta del secolo e del millennio trascorsi, quando scopersi la passione di andare per sentieri e piste montane in bicicletta, in mountain bike insomma.

Ma fu solo quando “scesi dai pedali” che scoprii, durante le escursioni esplorative, le bellezze nascoste di Monte Catalfano; delle quali però, a dire il vero, ne ero già a conoscenza per averne sentito parlare a più riprese negli anni precedenti. Oggi, Monte Catalfano sarebbe, ma in parte a dire il vero già lo è, un luogo interamente delizioso se non fosse per le pessime abitudini dei “gitanti” che ci salgono per andarci a trascorrere del tempo in tutta spensieratezza, abbandonando alla fine, prima di tornare ciascuno a casa propria, stanchi ma soddisfatti e contenti, quanto ormai non serve più; insomma abbandonando i soliti rifiuti di varia natura legati a quanto si mangia si beve e si consuma giornalmente.

altMa, da quel che ho visto, meglio da quel che ho osservato gironzolando per sentieri e piste nascoste tra la vegetazione, Monte Catalfano sembra possedere, ancora, sue proprie risorse che lo aiutano a sopravvivere, sapendo reagire abbastanza bene alle “offese” causate da certi incendi ricorrenti, rigorosamente dolosi e/o colposi; tuttavia però, non sa riuscire da solo, altrettanto bene, a reagire alle offese causate dalle male abitudini di chi ci va a passare il tempo.

Viste con i miei occhi e immortalate in fotografia da tanti appassionti fotografi naturalisti, a Monte Catalfano, nonostante tutto, le orchidee selvatiche, belle, belle assai da vedere ed emozionanti da scoprire nel manto erboso, si ostinano a spuntare puntualmente ogni anno; e insieme alle orchidee altre essenze vegetali degne di essere ammirate e soprattutto rispettate.

Insomma Monte Catalfano oggi è un luogo delizioso, un’oasi di tranquillità che meriterebbe di essere protetto da tutti; un’oasi di serenità a “due passi” dal paese, che probabilmente è il più caotico e chiassoso, puro eufemismo, di tutta la regione.

Francesco Speciale

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Nacque nel lontano 1979 l'Associazione Pro handicap, Vivere...vivere insieme Onlus, grazie alla sarificio e all'impegno di Irene Savona e di tanti altri: giovedì pomeriggio nella sede di via Città di Palermo, prova vivente che i beni confiscati possono avere un uso sociale, si è svolta una assemblea-festa per ricordare la ricorrenza.

I ragazzi, e sono oltre un centinaio quelli che usufruiscono dei servizi dell'Associazione, i familiari, Padre Francesco Michele Stabile, Irene Savona, vera bandiera della Pro-H, oltre al consigliere Bellanti del Mov 5 stelle e all'assessore Puleo: si ricorda la strada fatta e quella ancora tantissima che rimane da fare, per non penalizzare due volte le famiglie di questi ragazzi.

Allora l'Associazione nacque dall'esigenza di dare una mano alle famiglie, una volta cessata cessata la frequenza scolastica dei ragazzi; ma dare una mano soprattutto a loro, per consentire  con le attività ludiche o di lavoro, un  sia pure parziale inserimento nel circuito del lavoro e di una vita normale, sollecitandoe sviluppando anche le capacità e le inclinazioni che questi ragazzi dimostrano di possedere.

Per un lunghissimo peridodo la sede della Pro-H rimase in via Consolare, da tre anni è stata trasferita in un immobile confiscato alla mafia in via città di Palermo, più piccolo sì, ma  reso confortevole dall'amore dei genitori e dei volontari.

Viene frequentato nei pomeriggi dai ragazzi che svolgono attività ricreative, socio- assistenziali e cognitive, e si va a finire semopre sullo stesso tasto: per fare il salto di qualità, per passare dall'attività ludico-assistenziale a forme più evolute d sostegno alla disabilità non basta l'amore  e la dedizione dei genitori e l'impegno profuso dai volontari, ma occorre coinvolgere personale qualificato e altamente specializzato.

In poche parole ci vogliono risorse, che in questo momento, e lo dice senza mezzi termini l'assessore Maria Puleo nel suo intervento rispondendo alle sollecitazioni di Irene Savona, non ci sono.

Qualcuno propone di affidarsi a contributi volontari, cosa che già in parte avviene ma nella situazione economica che Bagheria attraversa, sembra una proposta difficile da percorrere.

In chiusura Irene Savona consegna tre attestati di fedeltà a tre soci fondatori reduci dal 1979: Padre Francesco Michele Stabile, Giuseppa Martorana e Stefano Caruso. Poi brindisi edolcetti.

 

In queste ore il sindaco Patrizio Cinque sta predisponendo l'ordinanza di chiusura delle scuole in conseguenza dell'allerta meteo della Protezione civile trasmessa anche a Bagheria.

Analogo provvedimento era stato già preso dal sindaco Leoluca Orlando a Palermo, che ha appunto firmato l'ordinanza per chiudere nella giornata di domani 7 novembre le scuole di ogni ordine e grado.

Le previsioni meteo parlano di forti venti assieme a piogge di elevata intensità, e per misura precauzionale, a Bagheria l'allerta è solo arancione, si stanno pre-allertando i servizi di protezione civile. 

Il sindaco sul suo profilo facebook ha scritto "Ho appena firmato un'ordinanza sindacale che stabilisce per domani, venerdì 7 novembre, la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado, compresi gli asili nido e i servizi educativi del Comune, a causa dell'allerta meteo diffuso dal Dipartimento regionale della Protezione Civile che indica per la zona di Bagheria lo stato di preallarme fino alle 24 di domani."

Continua  la segnalazione e la verbalizzazione  di abusi  edilizi di varia natura, malgrado l'attività di prevenzione e vigilanza dello speciale nucleo degli agenti della Polizia municipale preposti alla vigilanza  e alla tutela del territorio; si tratta generalmente di piccole opere, del tipo verande e muretti, spesso però eseguiti senza alcuna autorizzazione.

In contrada Incorvino sono stati realizzati muretti di  contenimento lungo il  perimetro di un lotto di terreno,  e installazione di un cancello  scorrevole in ferro.

In via A.Catalano è avvenuta la realizzazione di una rampa di scala in cemento armato e pavimentazione di una porzione dell’area del retroprospetto destinata a verde.

In  via Cellini,  è stata  realizzata una veranda, nel  balcone di una unità  immobiliare posta al piano  primo di un immobile, con  tettoia in struttura portante in  legno e copertura

In via La Masa invece è stato abusivamente realizzato  un manufatto con travi  in legno con copertura a doppia  falda inclinata anch’essa in legno e rivestita con guaina  bituminosa; pavimentazione  con piastrelle in ceramiche. Adiacente al manufatto descritto è stato realizzato un pergolato.

Nalla strada comunale Incorvino-Amalfitano infine è stato realizzato in una trazzera interna un battuto cementizio della lunghezza di 100 metri e della larghezza di tre.

 

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