Attualità



Addiopizzo: denuncia collettiva, anche in provincia si può fare!

Incontri e confronti tra cittadini, istituzioni e commercianti per denunciare insieme il pizzo - 28/29/30 novembre e 4 dicembre.

Quattro giorni di iniziative, dibattiti, incontri. Un’invasione pacifica di giovani, rappresentanti delle istituzioni, commercianti e imprenditori e cittadini che hanno deciso di voltare le spalle al racket delle estorsioni scegliendo la strada della legalità e un unico, importante, obiettivo: trasmettere anche in provincia il messaggio che cambiare si può e che insieme è anche più facile.

Il 28/29/30 novembre e il 4 dicembre Addiopizzo promuoverà una serie di attività ed eventi nei comuni di Bagheria, Monreale e San Giuseppe Jato. Saranno coinvolti cittadini, operatori economici, istituzioni civili, militari e religiose.

A Bagheria, venerdì 28 novembre, la giornata inizierà alle ore 10,00 con un incontro al Liceo Scientifico D'Alessandro con il Procuratore Vittorio Teresi, continuerà nel pomeriggio con una passeggiata di sensibilizzazione presso gli esercizi commerciali  bagheresi con il Commissario Nazionale Antiracket Santi Giuffrè, si concluderà con l'aperitivo di consumo critico al Bitta in Piazza Larderia. 

Il Bitta, che ha già opsitato altri eventi di Addiopizzo, è l'unico esercizio commerciale insieme ad un altro, La Vie en Rose, ad aver aderito al progetto "Addiopizzo Card", che vede come testimonial l'ex Iena PIF e l'inviata di Striscia la Notizia Stefania Petix.

Il progetto addio pizzo Card, le cui info si possono reperire a questo link - http://www.addiopizzo.org/index.php/addiopizzocard/ sul sito di Addiopizzo, verrà presentato successivamente al Bitta.

L’obiettivo è quello di sostenere il vento di cambiamento che da qualche tempo soffia anche nelle periferie della provincia di Palermo, dove la mafia ha storicamente mantenuto forte e saldo il controllo del territorio, forse più di quanto possa riuscire a fare, ormai da tempo, in città.

In questo quadro, l’associazione palermitana intende proseguire e rilanciare la sua attività di sensibilizzazione, prevenzione e contrasto al racket delle estorsioni e all’organizzazione mafiosa anche nel territorio della provincia di Palermo e in mandamenti importanti come quello di Corleone, San Giuseppe Jato e Bagheria, dove Addiopizzo sta seguendo da tempo numerosi imprenditori e commercianti che hanno intrapreso significativi percorsi di denuncia, a dimostrazione che anche in questi territori si può resistere alle estorsioni.

Il senso dell’iniziativa è quello di allargare lo squarcio aperto con le diverse operazioni antimafia (Nuovo Mandamento, Argo e Reset) che negli ultimi due anni hanno inferto duri colpi a Cosa nostra nei territori di Monreale, San Giuseppe Jato, Bagheria, Ficarazzi e Altavilla.

Durante le giornate saranno fornite informazioni utili a commercianti e imprenditori su come entrare a far parte della rete del consumo critico di Addiopizzo e sul cammino da percorrere lungo la strada della denuncia, coinvolgendo anche cittadini, istituzioni e comunità religiose.

In questa maniera, il Comitato Addiopizzo vuole ribadire il suo impegno sul terreno del contrasto al racket e all’organizzazione mafiosa, offrendo supporto e assistenza a quanti ancora oggi , stretti dalla morsa delle estorsioni, vivono nel dubbio se compiere la scelta di denunciare.

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Puntuale arriva, come per ogni Governo che si sia succeduto negli ultimi decenni, una nuova riforma che promette di rivoluzionare il sistema scolastico italiano.

La parola d'ordine è meritocrazia, tanto per cambiare, ma c'è una novità: i dodici punti attraverso i quali il Governo Renzi vorrebbe riportare all'antico splendore la scuola italiana.
Nessun testo complicato, nessun codice da decifrare, ma una serie di slogan che a primo impatto sembrano quasi la manna dal cielo per gli insegnanti, i quali, lo ricordiamo per dovere di cronaca, non percepiscono un aumento di salario (previsto per legge) da diversi anni.
Con una piu attenta analisi si giunge ad un'amara verità, coperta da un velo pietoso che aleggia sulla politica, sulla burocrazia, sull'istruzione.

Le proposte messe sul piatto da Renzi si sgretolano di fronte alla realtà catastrofica che stiamo vivendo: una crisi della classe politica senza precedenti che imbarazzantemente si arroga il diritto di paternità su dei provvedimenti che sono per lo più multe dell'Unione Europea all'Italia o vecchi provvedimenti del DL APREA, già dichiarato incostituzionale.

altSe, coraggiosamente, osate proseguire nella lettura, tenete a mente che tali riforme non hanno ancora un piano di copertura; non esistono i soldi per attuare un piano del genere.

Ma andiamo per ordine: quello millantato da Renzi ne "La Buona Scuola" non è un piano d'assunzione straordinario per 150.000 precari, ma il risultato di una sanzione dell'Unione Europea derivata dal mancato rispetto dei trattati comunitari in materia di istruzione e ricerca;

Particolarmente colpisce la volontà di imporre una meritocrazia all'interno del corpo docenti per la suddivisione dei salari; meritocrazia basata sulle valutazioni di "dirigenti, docenti e alunni"; solo che effettivamente nel testo completo non appare una indicazione precisa che consenta di attuare un metodo imparziale di valutazione degli insegnanti.

Viene lasciato quindi tutto all'interpretazione di chi usufruisce della legge, per cui ogni istituto dovrà adottare un regolamento interno che consenta di stabilire dei criteri di valutazione. Ma è proprio qui che arriva il bello: l'eredità lasciata dall'ex DL APREA in questo disegno consiste nella trasformazione dei consigli d'istituto (organi eletti democraticamente da piu meno tutti i componenti della scuola) in consigli di amministrazione, che sono invece organi nei quali figurano, oltre ai rappresentanti degli studenti, dei genitori e dei docenti, uno o piu privati.

Dei "benefattori" che finanzierebbero le scuole pubbliche con fondi esterni. I privati che accedono al consiglio di amministrazione hanno diritto di voto, ed in seguito a ciò possono condizionare i criteri di valutazione dei docenti di cui prima. Praticamente una privatizzazione delle scuole, accentuata dalla modifica già attuata due anni fa sui criteri di gestione dei fondi d'istituto ed i rapporti con le banche, che ha di fatto estromesso i consigli dalla gestione dei pochi fondi rimasti.

Alla voce "meritocrazia" troviamo anche la distribuzione stessa dei fondi pubblici agli istituti, che dopo queste riforme andrebbero ad essere ripartiti secondo criteri di virtuosità (anche questi da definirsi). Fondi disomogenei e dunque in imbarazzante contrasto con l'art. 97 della Costituzione, che ne prevede l'equa ripartizione a prescindere dai meriti.
Questi sono soltanto alcuni dei passaggi proposti da Renzi, ed il lettore avrà già capito che questo è l'ennesimo temporeggiamento: una proposta di legge che non passerà MAI per incostituzionalità minaccia di bloccare il parlamento per mesi e mesi.

Il costo stimato de "la Buona Scuola" è di 20 miliardi di euro, una cifra importante che attualmente l'Italia non potrebbe permettersi di spendere. In settimana sono state diffuse le prime informazioni sulle coperture: si parla di tagli preliminari di 300 milioni, che vanno ad incidere solo sulla scuola pubblica: dal blocco degli scatti di anzianità, al taglio di progetti nazionali fino addirittura al taglio delle spese di igiene, che è uno dei settori piu carenti.

Renzi ha forse dimenticato che negli ultimi 20 anni i fondi alle scuole private sono stati piu che decuplicati?

altIl motivo per cui stamattina gli studenti bagheresi sono scesi in piazza a bloccare questo scellerato disegno di legge.

Tuttavia esso è già morto, si autodistruggerà davanti alle porte della corte costituzionale (che ad hoc sarà accusata di fascismo o comunismo, a seconda del dichiarante). Il motivo vero per qui questi ragazzi devono scendere in piazza non è "Buona Scuola" di per se, che resta comunque un progetto sbagliato sotto molti punti di vista, ma l'ennesima presa in giro di un governo che maschera multe da 20mld con provvedimenti che neanche si sono sforzati a rendere credibili.

E questo è un insulto all'intelligenza umana, perchè gli studenti non possono evitare di manifestare il proprio dissenso che contemporaneamente lo Stato strumentalizza per tenere distanti le masse dai reali problemi della scuola pubblica e dell'Italia in generald: un debito incolmabile che ci schiaccia, generato da banchieri e finanziato con le tasse, sprigionato dall'inettitudine di chi profana lo Stato e la Costituzione, che sono sacri.

Ai ragazzi e ai docenti che oggi scendono in piazza voglio dire una cosa: non smettete mai di guardare oltre, non fermatevi alle apparenze, contestate, approfondite, chiedete spiegazioni. Uscite dagli schemi e continuate ad interrogarvi. Oggi forse non otterrete nulla, e magari domani nemmeno. Ma un giorno sicuramente le vostre idee prevarranno. Non per il denaro, per l'istruzione o per i vostri diritti, ma per ricostituire la giustizia sociale che i Costituenti hanno voluto così fortemente.

Difendiamola tutti insieme oggi per poterla riconsegnare a chi verrà dopo di noi, non importa quale sia la contestazione all'ordine del giorno ma che la nostra dignità di uomini e di italiani non vada persa nei giochi di potere che ormai, duole dirlo, sono la quotidianetà. 

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Salvatore Provino

 

Foto di archivio

Pubblichiamo il contributo di Padre Francesco Michele Stabile sulla vicenda della Cresima negata in Cattedrale ad un parente dei Graviano è pubblicato sulla Repubblica edizione di Palermo nel numero in edicola ieri 25 novembre.

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Il confronto di opinioni sul divieto della Curia palermitana di celebrare in cattedrale il sacramento della Cresima del figlio di Giuseppe Graviano, mandante della uccisione di don Pino Puglisi, è divenuto occasione di una riflessione che coinvolge la Comunità ecclesiale, ma anche la società civile. Ho apprezzato tutti gli interventi, perché esprimono aspetti diversi di possibili comportamenti da parte della chiesa.

Tante volte abbiamo chiesto una riflessione comunitaria per elaborare una linea pastorale verso i mafiosi per una conversione di fede. Sono consapevole delle difficoltò e delle sensibilità diverse. Abbiamo fatto una esperienza di queste difficoltà quando scoppiò il caso Aglieri che aveva un altare dove alcuni preti andavano a celebrare messa. E non credo che fosse una modalità accettabile di annunzio del vangelo.

Ora questo intervento della Curia apre una nuova discussione che ritengo preziosa. L’arcivescovo ha voluto prevenire altre polemiche dopo il caso della processione a Ballarò o dei funerali al boss della Zisa dove era coinvolta una congregazione.

Al di là della motivazione della Curia per giustificare questo divieto su cui si sono appuntate riserve e critiche cioè la presenza in cattedrale della tomba del beato Puglisi, a me pare rilevante che possa servire a uscire da un certo letargo della coscienza religiosa che in questi ultimi tempi è sembrata distratta sul fronte dalla mafia. Il motivo per cui ho dichiarato di essere favorevole a questo intervento della Curia è che non possiamo far finta che non sia successo niente come se il martirio di Puglisi fosse già archiviato con il giro di una reliquia per le parrocchie della diocesi.

Non dobbiamo dimenticare infatti che ci sono stati lunghi periodi di silenzio della chiesa sulla realtà mafiosa, che sono stati amministrati sacramenti, e continuiamo ad amministrare sacramenti, per pura tradizione senza chiedere una vera adesione di fede a Gesù Cristo e al suo vangelo. Il silenzio in questo caso avrebbe lasciato che tutto andasse come sempre è andato e cioè che ognuno nella chiesa ci sta a modo suo.

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Non sono giudice dell’itinerario di preparazione che i ragazzi che dovevano ricevere la Cresima in cattedrale hanno fatto. Certo la Cresima è per un battezzato una scelta di campo, una testimonianza del vangelo come quella che ha portato Puglisi a non tirarsi indietro di fronte alla violenza mafiosa. Nel caso del ragazzo figlio di un boss mafioso e mandante della morte di Puglisi non sarebbe stato opportuno verificare se il ricevere la Cresima era accompagnato da una adesione piena al vangelo di Cristo che Puglisi predicava, da una presa di distanza esplicita dal mondo mafioso?

Vero è che i figli non devono pagare gli errori dei padri, ma questo figlio non gode di privilegi economici, scuola di livello, che altri ragazzi non possono permettersi, perché figlio di chi ha fatto soldi in modo discutibile?

Sono anch’io d’accordo che ci vuole misericordia e accoglienza, ma non si sarebbe risolto subito il problema se la famiglia e il ragazzo, conoscendo la motivazione della Curia, avessero posto un gesto, una parola di riconoscimento del martirio di Puglisi per mano di mafia e così iniziare un cammino di vera riconciliazione?

Padre Francesco Michele Stabile

E' questa la linea del Piave sulla quale si attestano il sindaco Patrizio Cinque e l'assessore al bilancio e al personale Maria Laura Maggiore che lo affianca nell'assemblea che si è svolta questo pomeriggio nell'aula consiliare di fronte ad oltre duecento dipendenti comunali.

E' tutto incentrato a rassicurare l'uditorio ed  a sciogliere la tensione accumulata in questi giorni, la prima parte dell'intervento del sindaco: e le parole pronunciate con forza 'non ci sarà nessun dipendente che sarà licenziato' vengono accolte con un sospiro di sollievo da quelle centinaia di dipendenti che nei provvedimenti di ricollocamento presso la ormai famosa 'Istituzione' sono coinvolti: i fantasmi della mobilità, anticamera di un licenziamento, vengono fugati anche se una serie di  dubbi sula destinazione di una cinquantina di dipendenti rimangono ed affiorano durante il dibattirto che segue alla introduzione del sindaco.

Un'assemblea che arriva al culmine di una settimana densa di eventi: le prime quattro delibere formulate dalla giunta, poi una parziale modifica in corsa, quindi lo 'scalpo' da portare alla responsabile del Ministero dell'Interno per i comuni in dissesto, e cioè l'ordinanza di chiusura di villa Cattolica con le motivazioni che la montagna delle spese del personale, circa mezzo milione di euro, sovrastano i  modesti incassi di 20.000 euro, notizia che ha avuto una risonanza mediatica nazionale.

E forse questa notizia è stata ritenuta 'prova' dai nostri esaminatori che si stava andando nella direzione giusta.

Tutto nasce dal fatto che i dipendenti del nostro comune non superano il parametro vigente per i comuni della nostra fascia di popolazione, sono 399 contro un massimo di 408 previsto dalle norme e la spesa per il personale non supera il 43 % del bilancio del comune; per questo considerato gli inevitabili pensionamenti lo spettro della perdita del posto di lavoro viene allontanato.

'Salvaguardia del posto di lavoro, però occorrono sacrifici' aggiunge il sindaco, anche perchè prosegue, 'non c'è stata tra i dipendenti la percezione di stare lavorando in una azienda che ha dichiarato il default', ed a questo punto comincia ad affiorare qualche brusìo che diventa più sostenuto quando il sindaco non riesce a tenersela dentro ed accusa velatamente settori del personale che in una situazione del genere hanno cominciato quasi a remare contro.

Ma è un breve passaggio ed a conclusione lo stesso Patrizio Cinque si scuserà se le sue parole possono avre ferito la sensibilità di chi fa il proprio dovere con dedizione, e possono essere andate al di là di quello che era il suo reale intendimento.

In sintesi non sono stati dichiarati esuberi ma solo 'eccedenze' e non è una questione solo lessicale: non ci saranno liste di mobilità, ma le eccedenze, 15 di fascia A e 32 di fascia B  opportunamente riqualificate andranno ad erogare servizi che attualmente vengono dati all'esterno ( Assistenza e trasporto disabili, Raccolta rifiuti ecc..)

Andranno a confluire nelle cosidette 'Istituzioni', altro termine con il quale dovremo abituarci a convivere, un Ente strumentale totalmente pubblico ed erogatore di servizi: il transito degli eccedenti in questa nuova società non comporterà alcun cambiamento nelle loro retribuzioni e nel contratto di lavoro e verrà inserita una clausola di eventuale rientro verso il comune di origine se si manifesteranno alcune condizioni.

Perchè allora l'Istituzione, se sarà il comune che continuerà a a pagare ? lo spiega Laura Maggiore che si muove con molta disinvoltura nella materia: i costi dell'Istituzione non concorrono a determinare eventuale sforamento del patto di stabilità ( probabilmente perchè per la particolare ragione sociale dell'Istituzione i costi sono considerati investimenti);, l'Istituzione che avrà un suo vero e proprio consiglio di amministrazione autonomo dal comune, potrà, anzi dovrà, ricercare ed attingere ad altri fonti di finanziamento regionali o statali ( si pensi al D39 o a risorse previste dalle leggi per le aziende energetiche, e questo potrebbe riguardare anche l'istituenda associazione che subentrerà al Coinres.

Insomma stando a quanto dicono il sindaco e l'assessore nessun salto nel buio, nessuna paura per il futuro: certo ci sarà in qualche modo da reinventarsi e da riadattarsi alla nuove mansioni, gli A quasi certamente nel settore rifiuti, anche se, precisa il sindaco esistono una serie di funzioni 'logistiche', e parla delle istituende 'isole ecologiche' in cui potranno essere impiegati, mentre i B nei servizi di assistenza ai disabili, con un risparmio di cifre notevoli visto che saranno eliminati gli appalti esterni.

altIl dibattito che segue è estremamente animato: intervengono due sindacalisti, Nicola Di Salvo e Pippo Bartolone, il primo convinto delle risposte dell'amministrazione, il secondo che pone qualche 'paletto', e poi le domande e i dubbi soprattutto degli interessati con numerose e pertinenti domande dal posto.

Come saranno scelte nominativamente le figure A e B che transiteranno? si stabiliranno delle norme di concerto con i sindacati che valuteranno titoli di studio, situazioni familiari, inclinazioni personali, è la risposta dell'assessore Maggiore.

E se l'Istituzione fallisce, il comune ci riprende? Sì risponde il sindaco, anche se è difficile che ciò avvenga. 

Nel prossimo triennio dovrà esserci anche spazio per la definitiva stabilizzazione dei 32 contrattisti, che hanno avuto la proroga sino al 31 dicembre del loro contratto, che avranno una riserva sui concorsi, rivolti all'esterno e all'interno, che saranno autorizzati per potere ricoprire posti vacanti il cui onere per l'Ente non superi il 50% delle somme che si andranno a  risparmiare per i pensionamenti.

Insomma l'orizzonte non si tinge di rosa, però la grande paura sembra passata. Stasera comunque è stato compiuto il primo passo di un riavvicinamento, vitale per il buon funzionamento dei servizi comunali, tra l' Amminsitrazione 5 stelle e i dipendenti comunali, che sinora per una serie di comportamenti e decisioni discutibili su entrambi i fronti, non erano proprio idilliaci.

Ma di questo parleremo un'altra volta.

 

 

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