Pubblico questo riflessione perché mi fa piacere condividere con chi ne è interessato, alcune informazioni, raccolte nella mia decennale attività tecnica nel trattamento dei rifiuti in Sicilia. Spero di riuscire anche a dipanare qualche dubbio e a dare un quadro un po più chiaro della situazione dei riifuti in Sicilia.
GLI ATO RIF IUTI (AMBITI TERRITORIALI OTTIMALI)
La creazione delle “società d'ambito” o ATO (Ambito Territoriali Ottimale) è un'idea teoricamente molto corretta, avallata delle direttive europee, anche se in pratica, in Sicilia soprattutto, ha mostrato gravi problemi.
Gli ATO hanno dato però buoni risultati in molti territori italiani; infatti si è osservato, che il ciclo completo dei rifiuti è impossibile da gestire per un singolo comune, mentre può funzionare bene a livello di un ambito territoriale (o comprensorio di comuni).
Il Decreto Legislativo 152/2006 (Testo Unico Ambientale) vieta ai comuni la gestione diretta del ciclo integrato dei rifiuti (dal produttore allo smaltimento finale).
Nei tempi passati (fino agli anni'90) il ciclo dei rifiuti consisteva soltanto nella raccolta dai cassonetti e nel trasporto in un terreno, in genere di proprietà comunale, che fungeva da discarica, poi bastava una pala meccanica che ricopriva i rifiuti con la terra ed il gioco era fatto; l'unico problema era di trovare una discarica dove abbancare tutti i rifiuti prodotti da un comune, e la gestione della discarica non richiedeva accorgimenti particolarmente complessi, al punto da potere affermare che fosse semplice ed agevole la gestione dei rifiuti “in house” o comunale.
Poi venne la comunità europea con le sue direttive, che potevano funzionare bene per il Lussemburgo o per l'Olanda ma in Sicilia crearono non pochi problemi...
In particolare nel 2003 venne pubblicato il D. Lgs. 36/2003 che forniva delle norme tecniche molto onerose e complesse per la realizzazione di nuove discariche, al fine di limitare il più possibile la contaminazione delle matrici ambientali (acqua di falda, suolo, sottosuolo ed aria), e venne introdotto il concetto di “discarica controllata” a differenza di quelle antiche che erano “non controllate”.
Ovviamente vennero chiuse tutte le vecchie discariche non controllate e vennero inserite in una anagrafe di siti inquinati stilata dall'Assessorato Territorio ed Ambiente, mentre
successivamente vennero stanziati molte risorse provenienti dai fondi POR per la bonifica di quasi tutte le discariche non controllate della Sicilia.
Il suddetto Decreto 36/2003 poneva delle condizioni molto restrittive sulla scelta delle aree da destinare a nuove discariche, perchè non si potè più realizzare discariche in aree vincolate, protette, siti di interesse naturalistico, ecc..., ed inoltre occorreva mettere in moto procedure burocratiche molto lunghe e complesse quali AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) e VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) che molto spesso si concludevano con esito negativo, con il risultato che nel territorio siciliano divenne sempre più difficile la realizzazione di nuove discariche e sempre più costoso lo smaltimento nelle poche discariche autorizzate.
Questo era comunque lo scopo del Decreto 36/2003, il quale recependo le direttive comunitarie ambiva ad incoraggiare, se non addirittura forzare, i comuni ad ottenere un risultato rivoluzionario: la definitiva chiusura delle discariche, il raggiungimento di percentuali altissime di raccolta differenziata (e quindi recupero) e la termodistruzione della (minima) parte non recuperabile.
Per questo scopo furono create le tante società d'ambito (ATO) della Sicilia, e la provincia di Palermo fu divisa in 6 ATO.
L'ATO Palermo 4 comprendeva Bagheria ed altri 21 comuni, (oltre che la Provicncia regionale di Palermo), da Altavilla sino a Villabate e poi via via verso l'interno, l'ambito era esteso ai comuni che si trovano lungo la dorsale della veloce Palermo - Agrigento sino a Lercara e Castronovo di Sicilia e si chiamò con l'ormai famigerato acronimo di Coinres.
Il Coinres (ATO Palermo 4) si dimostrò la società d'Ambito più fallimentare della Sicilia, presa ad esempio, anche nelle indagini delle Competenti commissioni parlamentari nazionali, come la peggior gestione in assoluto.
Nel periodo 2000-2007 furono stanziati tanti milioni di euro tramite i fondi POR per la realizzazione di strutture a servizio degli ATO in tutta la Sicilia.
Furono realizzati Centri Comunali di Raccolta (C.C.R.), impianti di compostaggio a target provinciale, impianti di recupero plastica, pneumatici, forniture di mezzi, campagne di informazione per la popolazione, ecc.
Dall'ATO Coinres sono arrivati alla Regione per essere finanziati alcuni progetti per dei Centri Comunali di Raccolta da realizzare a Bagheria, nonché forniture di mezzi, ecc..., ma tali progetti pur approvati non furono mai effettivamente completati per evidente disinteresse del Coinres a portarli a termine.
Qualche voce di corridoio disse che quegli impianti e quei mezzi avrebbero tolto lavoro ad imprese private che “DEVONO” lavorare, quindi è stato meglio lasciar cadere tutto lì.
Inoltre vi erano molti interessi, forse anche politici, affinché andasse avanti il sistema dei trasporti, dei noli (meglio a caldo) delle “palicedde” ecc.
Il risultato fu che il comune di Bagheria ed i comuni facenti parte del piano d'Ambito Coinres rimasero praticamente estranei agli sviluppi e alle evoluzioni maturati da diversi comuni siciliani sulla raccolta differenziata, e per i bagheresi la raccolta differenziata rimase una chimera.
La Legge 9 del 2010: arrivano le SRR ( Società Regolamentazione Rifuti)
Nel frattempo gli ATO sono stati liquidati (o sono in via di liquidazione) e si sono trasformati in una struttura transitoria chiamata SRR, Società di Regolamentazione Rifiuti, in seguito alla Legge Regionale 9/2010.
Con la Legge Regionale 3/2013 si crea l'A.R.O. (Area di Raccolta Ottimale) che, con i dovuti artifici consente al comune di staccarsi dall'ambito sovra-comunale (ATO) e di far coincidere l'ARO con i confini del Comune stesso, in modo tale da consentire ai comuni, soprattutto quelli più grandi, di gestire autonomamente il proprio territorio.
Il problema è che adesso la gestione dei rifiuti non è come ai bei tempi andati delle “discariche non controllate”, ma si compone di molte fasi complesse, molto più difficili da gestire per un solo comune.
Pretendere che un comune gestisca per intero il ciclo dei rifiuti significa che ogni comune dovrebbe avere un suo impianto per il recupero di umido, plastica, carta, ecc.
Inoltre dovrebbe avere un termovalorizzatore o una discarica per la frazione non recuperabile, ecc.. ed ovviamente non è proponibile, e pertanto la gestione del rifiuto per un comune si limita alla raccolta, allo stoccaggio ed alla preparazione per l'invio dei rifiuti separati, da recuperare, o eventualmente da smaltire.
Il problema adesso è stabilire chi deve eseguire queste operazioni; la pratica più semplice è quella di espletare un bando di gara ed affidare tutto ad un impresa che opera nel settore, di modo che l'ente pubblico non ha più alcun pensiero e incombenza se non reperire i soldi da dare all'impresa; in alternativa però si può costituire una società partecipata che svolge le operazioni di raccolta, trasporto, anche se purtroppo l'esempio noto di struttura partecipata (che non si è nemmeno costituita come Società) è il Coinres ATO PA4.
Vediamo la situazione bagherese:
Il PIANO ARO PER BAGHERIA
Nel 2013, subito dopo l'emanazione della L. R. 3/2013, con l'Amministrazione Lo Meo è stato approvato dalla Regione il cosiddetto Piano ARO per Bagheria. Tale piano prevedeva tutte le metodiche necessarie a svolgere le operazioni di raccolta, stoccaggio, recupero e smaltimento di cui sopra.
Il Piano ARO di Bagheria è stato fatto molto velocemente e scopiazzando un Capitolato Speciale D'Appalto di qualche comune italiano che aveva pubblicato su Internet i documenti di un bando di gara. Pertanto si parlava di soluzioni improbabili e senza alcun senso.
Ma va bene lo stesso, è stato comunque approvato e l'importante è che possiamo gestirci noi senza il Coinres.
Gestirci come?
A questo punto ci sono due alternative: gara d'appalto o gestione interna “in house”.
La gestione interna diretta abbiamo già detto che è vietata dal D.Lgs. 152/06, pertanto per gestire direttamente il Comune occorre istituire una cosiddetta “Società Partecipata” a Capitale pubblico, cioè la SpA che è stata battezzata dall'attuale amministrazione Ge.Co. SpA.
Andando a leggere le finalità della suddetta SpA sorge subito spontaneamente una domanda: qual'è la differenza tra la Ge.Co. SpA ed il Coinres?
Di fatto nessuna: soltanto che la Ge.Co. SpA gestirà il territorio bagherese, mentre il Coinres gestiva un comprensorio di 22 comuni, ma per il resto chiamalo come vuoi sempre cucuzza è.
In merito alle Società partecipate è interessante leggere lo studio curato dal commissario alla Spending Review, Carlo Cottarelli, il quale ha dimostrato impietosamente che fonte mostruosa di sprechi e clientele siano le partecipate in tutta Italia.
In una Società a capitale pubblico non si ricerca l'utile, il profitto,la convenienza o l'economicità di gestione, perchè tanto il capitale pubblico, ma forse sarebbe più giusto dire i cittadini che pagano la tassa, è obbligato a pareggiare tutti i disavanzi. Quindi può essere gestita, come di solito avviene, da persone che non hanno alcuna capacità imprenditoriale ma che sono vicine alla politica.
L'obiezione che può essere mossa è che le gare d'appalto sono spesso condizionate da infiltrazioni mafiose o comunque disoneste; è vero, ed è un pericolo reale, ma proprio per questo sono nati tanti strumenti tecnici e legislativi di controllo.
Si fanno i bandi pubblici a procedura aperta, con presentazione di offerte tramite PEC, ecc....esiste un Autorità di Vigilanza (che si paga in ogni gara).
Controllare una società partecipata, che ha propri organi di gestione, amministrazione e controllo, invece, è molto più difficile perché non vi sono metodi e strumenti normativi efficienti, come ha dimostrato lo studio di Cottarelli.
A parere dello scrivente la soluzione della Società partecipata è fortemente deleteria per il Comune di Bagheria.
Inoltre da sola non è risolutiva, in quanto occorre risolvere le tante carenze strutturali, (ad esempio, che fine ha fatto il Centro Comunale per la Raccolta?).
nella foto di copertina Patrizio Cinque ed alla sua sx gli ex assessori tecnici, Domenico Mastrolembo Ventura e Salvatore Parlatore