Cronaca

Il  caso più eclatante è quello scoperto da una pattuglia del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo che ha individuato, nella zona industriale di Carini (PA), un impianto di distribuzione di carburante per autotrazione (gasolio) gestito da due pregiudicati, completamente abusivo.

All’impianto “fantasma” le Fiamme Gialle, insospettite dalle lunghe code di autoveicoli notate negli ultimi giorni, sono risalite dopo alcuni sopralluoghi e appostamenti in prossimità dell’area, presidiata da un complesso impianto di videosorveglianza e da un cancello automatico con comando di apertura a distanza.

Introdottisi “in borghese” nell’area con la scusa di voler rifornire le proprie vetture, i Finanzieri hanno avuto conferma che si trattava di un punto di distribuzione completamente abusivo, privo di certificazioni antincendio e della prescritta licenza di esercizio, il cui gestore erogava gasolio a privati e imprenditori applicando prezzi notevolmente inferiori a quelli di mercato, addirittura 1,10 euro a litro.

La colonnina di erogazione era azionata a distanza da un sofisticato meccanismo elettronico che, collegato ad alcune pompe idrauliche, consentiva di attingere gasolio da cisterne occultate all’interno di container o di autocarri parcheggiati nel piazzale dell’area.

Accertata l’abusiva detenzione e commercializzazione del gasolio, è stata perquisita l’intera area, rinvenendo oltre 600 litri di gasolio, 173 kg di olio lubrificante e numerosi beni impiegati nell’attività illecita, tra i quali la colonnina erogatrice, un impianto di sorveglianza, 2 autocarri e diversi container.

Al termine dell’intervento, il soggetto che materialmente riforniva le autovetture e il responsabile dell’impianto sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Palermo per avere abusivamente detenuto e commercializzato gasolio, sottraendolo in tal modo al pagamento delle accise, per avere omesso di denunciare alle competenti Autorità la detenzione di materiale infiammabile e per violazioni alle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.

L’intera area e tutti i materiali e i prodotti ivi detenuti sono stati sequestrati, anche per scongiurare i seri rischi di incendi ed esplosioni che avrebbero potuto compromettere la sicurezza dei “residenti” nelle immediate vicinanze.

L’esame del carteggio sequestrato presso l’impianto (schede carburante, bolle di consegna, titoli di credito ecc.) ha permesso inoltre di accertare che, dal mese di marzo del 2011, l’impianto ha venduto completamente “in nero” oltre 55.000 litri di gasolio (corrispondenti a un valore economico che supera i 65.000 euro).

I riscontri immediatamente eseguiti, hanno al momento consentito di individuare 11 clienti – di cui 9 privati e 2 autotrasportatori - denunciati alla locale Procura della Repubblica per i reati di ricettazione e di impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

Sulla base di diverse segnalazioni d’irregolarità pervenute nelle ultime settimane al numero 117 della Guardia di Finanza da parte di automobilisti e altri operatori del settore rispettosi delle regole, a Palermo e nei principali centri urbani del territorio provinciale (Termini Imerese, Bagheria, Partinico, Cefalù, Corleone), le Fiamme Gialle hanno nel complesso controllato 51 impianti di distribuzione, soprattutto per la verifica degli adempimenti contabili ed amministrativi inerenti la gestione, di quelli più propriamente “tecnici” legati alla regolare erogazione del carburante, delle giacenze di prodotto nei serbatoi, della corretta esposizione dei prezzi sulle colonnine di erogazione e sui cartelli posti a margine della carreggiata, nonché della qualità dei carburanti erogati.

La percentuale di irregolarità è risultata essere pari al 40% degli impianti controllati, con diversificate violazioni.

In primo luogo, sono state verbalizzate sanzioni amministrative per circa 250.000 euro nei confronti di 16 distributori di cui 2 per la totale mancata esposizione dei prezzi dei carburanti, 9 per inosservanza dei turni e degli orari di apertura e chiusura, 3 per giacenze di carburanti inferiori a quelle risultanti dai registri contabili in dotazione agli impianti e 1 sia per mancata esposizione prezzi che per irregolarità nelle giacenze; per una società di distribuzione al dettaglio, si è provveduto al recupero di imposta derivante dal mancato pagamento della cosiddetta “Robin tax”, l’addizionale IRES introdotta dal 2008, tra l’altro, per gli operatori del settore petrolifero, quale misura per tassare i profitti derivanti dall’aumento dei prezzi e delle tariffe del settore energetico degli ultimi anni.

Un ulteriore impianto è stato scoperto erogare carburante in misura inferiore a quella indicata sulla colonnina; i finanzieri hanno quindi proceduto al sequestro penale dell’intera struttura per manomissione dei sigilli apposti nei congegni di taratura delle colonnine di erogazione, mentre sono in corso ulteriori approfondimenti tecnici su un congegno elettronico rivenuto nel corso del controllo che potrebbe essere stato utilizzato per l’alterazione della misura del prodotto erogato.

Per altri 2 impianti sono scattati altrettanti sequestri amministrativi di carattere cautelativo, in quanto non avevano provveduto ad eseguire la prescritta visita periodica, necessaria per certificare il regolare funzionamento dei congegni di misurazione degli erogatori e uno dei due è stato sanzionato anche per la mancata esposizione dei prezzi.
Scoperta anche un' impresa che vendeva e distribuiva gpl in bombole in totale assenza delle prescritte autorizzazioni; i finanzieri della Tenenza di Cefalù hanno proceduto al sequestro del deposito, sito in Castelbuono (Pa) e di 1.790 Kg. di gpl in bombole ivi detenute nonché alla contestuale denuncia del titolare all’Autorità Giudiziaria.

 

 

L’indagine era stata avviata allorchè il 19 maggio del 2011 manager Salvatore Cirignotta aveva denunciato alla Procura l’esistenza di false determine di pagamento intestate a ditte che fornivano all’ASP servizi di cura del verde e di manutenzione.

A quella denuncia segui una indagine dei sostituti Claudia Bevilacqua e Maurizio Agnello e portata avanti dai Carabinieri del Nas e dalla Guardia di Finanza che hanno sequestrato una serie di documenti presso gli uffici di via Cusmano il cui esame ha portato alla luce un sistema di fatturazioni false o gonfiate per una valore di oltre due milioni di euro.

Ora a distanza di nove mesi è arrivata ai sedici indagati di cui sinora non erano stati resi noti i nomi, un avviso di proroga delle indagini.

La procedura consente che in questa fase dell’indagine gli iscritti nel registro degli indagati possano presentare memorie difensive che saranno valutate dai magistrati inquirenti; solo allora scatteranno le eventuali richieste di rinvio a giudizio o di archiviazione.

In cima all’elenco l’attuale direttore amministrativo Antonino Candela e il suo predecessore il bagherese Vincenzo Barone, dei quali risulta la firma sui mandati di pagamento.
Ad essere nel mirino degli inquirenti l’Ufficio Appalti e forniture, con l’attuale direttore Vincenzo Lo Medico, bagherese, e il suo predecessore Francesco Giosuè; Giovanni Mineo, bagherese anche lui, già direttore del servizio di Economato ed il suo successore Salvatore Rubino.

Ed ancora Francesco Leone, Andrea Arnone addetto al budget, Giuseppe Ganci e Antonino Bartolone.
Nell’occhio del ciclone anche sei dipendenti dell’Ufficio Economico-finanziario, che si occupa della liquidazione delle determine.
Si tratta del capodipartimento Vincenzo Siragusa; di Vincenzo Canzone e Caterina Pilara, già capiservizio della contabilità;  dei collaboratori Giuseppe Cappello, Angelo Faranna e Vincenzo Di Dia.

Il sistema truffaldino veniva realizzato, stando alla ricostruzione dei CC.  E dei finanzieri, in due modi diversi.

Nel primo caso veniva usato lo stesso numero di protocollo per due diverse determine di liquidazione, l’una afferente a servizi o pagamenti legittimi e l’altra intestata a ditte che non avevano realizzato alcun servizio.

In altri casi venivano “riciclati” numeri di protocollo di determine di liquidazioni precdedentemente annullate.

Compito degli inquirenti è ora quello di individuare con precisione le varie responsabilità e connivenze.

Ad oggi non risultano indagati i titolari delle ditte che fornivano i vari servizi.

Notizia ripresa dal quotidiano “La Repubblica” ed. Palermo
 

Vorrei portare all'attenzione il fatto che la strada che porta alla sede centrale del Liceo Scientifico Giuseppe D'Alessandro nonché all'Istituto Tecnico Comprensivo Don Luigi Sturzo, parliamo quindi di una traversa di Via Messina Marine, è completamente disastrata. 

Non ho informazioni per quanto riguarda i ragazzi dell'ITC (anche se credo non li colpisca molto il problema essendo all'inizio della strada l'ingresso dell'istituto), ma per quanto riguarda i ragazzi del liceo so di molte lamentele.

A parte i ragazzi in auto (che sono una piccola percentuale) sia i ragazzi in moto, sia i ragazzi a piedi, hanno riscontrato parecchie difficoltà quando, a causa della pioggia, in mezzo alla strada si forma un vero è proprio ''lago'', per non parlare delle persone che abitano proprio difronte a questa grande fossa.

Nessuno pretende che vengano fatti incredibili lavori di restauro (ovviamente chiudere la strada non sarebbe possibile per più di due giorni dato che ci sono le scuole), ma una semplice mano di asfalto sarebbe più che sufficiente per il momento.

Capisco la mancanza di fondi eccetera ma queste sono le cose importanti! Garantire a tutti i ragazzi una scuola agevole e con un ingresso sicuro non è una cosa importante? E' incredibile, davvero incredibile che nonostante tutte le segnalazioni il comune non si sia fatto vivo.

Se proprio non è possibile questo piccolo ''rattoppo'' non si potrebbe mandare una qualche squadra di addetti a svuotare la fossa almeno in parte? Voglio dire provateci almeno!

Oltre a questo vorrei parlare della strada che dovrebbe portare nella strada che porta alla stazione... Perché non viene aperta? Dovrebbe essere una via di fuga invece si è trasformata in una trappola.

Cordiali saluti, nella speranza che questa lettera sia tenuta in considerazione.

 

Studente anonimo, a nome degli studenti del liceo scientifico G. D'Alessandro.
 

Nelle scorse settimane, nei viali del Policlinico Universitario di Palermo, sono state denunciate agli agenti di pubblica sicurezza ben 5 aggressioni e rapine avvenute in pieno giorno da parte di una babygang composta da un gruppo di 4 adolescenti ai danni di altrettanti studenti e dottorandi della facoltà di medicina che lì ha sede.

Le persone aggredite hanno tutte raccontato di essere state aggredite da un gruppo di giovani armati di coltello che li hanno derubati di tutto il denaro che possedevano, in alcuni casi dei cellulari e uno dei malcapitati persino del pacchetto di sigarette.

Il fenomeno comincia a destare qualche preoccupazione tra gli studenti e il personale del Policlinico Universitario, tanto che il direttore dell'ospedale Mario La Rocca, e il preside della facoltà di Medicina Giacomo De Leo, hanno annunciato che verranno presi provvedimenti per garantire la sicurezza degli "abitanti" della cittadella universitaria.
 

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