Cronaca

Quasi trenta anni ci sono voluti per smantellare lo scempio, frutto dell'arroganza mafiosa e della politica condiscendente con la mafia, speriamo ora che non ce ne vogliano altri trenta perchè l'Arco azzuro possa tornare ad essere visitabile, in maniera certamente regolamentata.

Il primo paradosso è che mentre i mafiosi spianavano la roccia  uscivano camionate di pietra e entravano camionate di calcesrtuzzo, nessuno dei proprietari vicini osava fiatare, ora che proprietario è diventato il comune tutti a fare storie per potere rendere l'arco azzurro fruibile e visitabile.

Oggi per vedere il ripristino dei luoghi e affacciarsi sullo splendido belvedere occorre mettersi d'accordo con qualche tecnico del comune che detiene le chiavi del cancello d'ingressso.

Per i comuni mortali, nisba.

Si attende ancora l'esito dell'inevitabile contenzioso, o accordo che dir si voglia, circa il diritto di passaggio con i proprietari che consenta l'acceso per curiosi, turisti e visitatori.

Da oltre un anno, ci dicono, le carte giacciono polverose all'Ufficio legale del Comune in attesa di cosa non sappiamo.

Il sindaco Lo Meo che deteneva sino a qualche mese fa la delega per l'urbanistica, crediamo che non si sia mai occupato della cosa, adesso spetta al nuovo assessore all'Urbanistica o all'assessore ai lavori Pubblici, sbloccare, speriamo in tempi rapidissimi, questo incredibile in toppo.

Tra l'altro la notizia che l'area dell'Arco azzurro, è stata inserita tra i siti di interesse geologico nazionale come ci ha detto in una intervista il geologo Emanuele Doria, l'esperto che ha curato il consolidamento dell'arco e la riqualificazione del sito, potrà mobilizzare un turismo di nicchia, interessato a vedere da vicino una delle cose più belle della nostra costa.

Una domanda a sindaco e assessori competenti: quanto dovremo aspettare perchè, ripetiamo in maniera regolamentata, si possa tornare ad ammirare l'Arco azzurro, senza dover andarea cercare l'amico tecnico comunale.

Aspettiamo risposta.

Giovedì 7 giugno alle ore 18.30, l'assessorato allo Sviluppo territoriale e Ufficio Europa del Comune di Santa Flavia, diretto dal vicesindaco Lia Emmiti, organizza a villa Filangeri, di concerto con  gli esperti del GAl Metropoli est, un incontro di animazione terrritoriale per illustrare il Piano di sviluppo locale sul tema "Il Distretto turistico locale" rivolto a tutti gli operatori del territorio.

Durante la serata sono previsti dopo  'intervento di saluto del sindaco di Santa Flavia Salvatore Sanfilippo e l'intervento introduttivo di Lia Emmiti, assessore allo sviluppo territoriale, una serie di contributi degli esperti Massimo Pugliese e Gaetano Sardina a chiarimento delle misure 312, 313, e 323, aventi ripettivamente e per oggetto il Sostegno alla creazione e allo sviluppo di microimprese; l'Incentivazione di attività per il turismo rurale; la Tutela e la riqualificazione del patrimonio rurale.

Saranno presenti altresì Ciro Coniglio, presidente del GAl- Metropoli est e Salvatore Tosi, direttore generale.

Questo incontro è una delle prime iniziative concrete che vede protagonista la nuova amministrazione insediatasi due settimane fa.

Chiunque fosse interessato potrà partecipare.

 

nella foto di copertina  il vicesindaco di Santa Flavia e assessore allo sviluppo economico Lia Emmiti

 

Nella giornata di ieri domenica 3 giugno 2012 il parroco della Chiesa Madre di Bagheria Don Giovanni La Mendola ed i confrati della Confraternita di San Giuseppe durante un momento di preghiera hanno notato che tra i paramenti solenni di San Giuseppe e del Bambino Gesù tenuto in braccio nel gruppo statuario, mancava la corona argentea che solitamente nelle processioni solenni risplende in capo appunto a Gesù bambino.

Si ipotizza che il furto sia avvenuto tra il 27 maggio e il 3 giugno. Mentre scriviamo i carabinieri della "scientifica" stanno rilevando eventuali impronte digitali nell'altare dove è avvenuto il furto e nel luogo dove di solito sono custoditi i paranenti sacri.

Non sono stati però asportati nè il bastone d'argento con le varie placche votive, forse difficile da occultare, nè l' aureola in capo al Santo, questa fissata con una vite, mentre la corona sul Bambin Gesù stava semplicemente poggiata sul capo.

Considerato che la statua del Santo Patrono si trova circa a metà della navata nella parte destra della Chiesa Madre, ed è facilmente raggiungibile, è da ipotizzare che il malvivente non abbia incontrato nessuna difficoltà nell'asportare la corona per poi trafugarla verso l'esterno dentro una borsa o in uno zainetto, magari in un momento in cui in Chiesa non c'era nessun fedele.

Per cercare di risalire con la massima precisione al giorno in cui il furto è avvenuto si stanno visionando i filmati girati in occasione delle comunioni e dei matrimoni celebrati negli ultimi giorni.

Capita spesso infatti che gli operatori nel corso delle cerimonie inquadrino la statua di San Giuseppe; ed è  è stato pertanto possibile verificare che già sabato e domenica scorsi la corona non adornava più il capo del Bambino.

Padre Giovanni La Mendola ci ha dichiarato: "In questo momento di grande dolore e sconcerto,  riflettiamo sulle motivazioni che possono avere spinto a questo gesto sacrilego, che colpisce non solo la nostra Chiesa, ma l'intera comunità di Bagheria, di cui S.Giuseppe è il Santo Patrono;paradossalmente potremmo definirlo un segno dei tempi".

La corona argentea è un manufatto artigianale che risale alla metà del settecento, anche se non è noto nè l'autore nè il donatore.

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in copertina Una immagine dell'ultima processione di San Giuseppe

all'interno  Il simulacro del Santo dopo il furto

Ci è giunta notizia che una operazione finalizzata presumibilmente al contrasto della pesca illegale di tonno rosso, si sta svolgendo a Porticello. In azione ci sono la vedetta "stanziale" C.P. 524 ed un'altra motovedetta di maggiori dimensioni arrivata da Palermo ed il gommoncino.

Nell'area del Porto il comandante Silvia Maria Malagrinò sta coordinando le operazioni. Pare che sia arrivata una segnalazione anonima, ma considerata attendibile, che una barca che aveva pescato del tonno rosso si preparava a rientrare in porto.

Sono scattati i controlli, ma sino ad un'ora fa non era stato individuato alcunchè. Pare che in questi casi i pescatori siano soliti "affondare" il tonno appesantendolo con dei pesi e ancorandolo sul fondo per poi poterlo andare a riprendere qaundo la situazione si fa più tranquilla.

Qualche sera fa, siccome non c'era ancora la motovedetta disponibile per una operazione del genere, la Capitaneria ha ordinato ad un pescatore di mettere a disposizione la propria barca per condurli in una perlustrazione per ritrovare come poi è avvenuto dei tonni, ancorati sul fondo poco fuori l'imboccatura del porto

Questa "collaborazione" , prevista dalla legge e che pare sia obbligatoria, ha però scatenato le ire del pescatore vittima dell'operazione contro il pescatore giudicato "collaborazionista" , e per qualche momento si è temuto il peggio.

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