Cronaca

E' durato solo poche ore il giallo sulla morte di Maurizio Ribaudo, l'operaio edile ventinovenne di Marineo, che ieri pomeriggio si è suicidato lanciandosi dal viadotto sull' Eleuterio sull'autostrada Palermo-Catania nei pressi di Bagheria, e il cui cadavere è stato ritrovato sempre ieri da un agricoltore nel fondovalle sottostante.

I poliziotti del commissariato di Bagheria, coordinati dal dirigente Luca Salvemini, sono venuti velocemente a capo di una vicenda che inizialmente presentava dei lati oscuri, come il fatto che il giovane indossasse il giubotto d'emergenza e che a sua auto una Opel corsa fosse stata  ritrovata sulla corsia di emergeza del viadotto, con il cofano spalancato. Gli investigatori hanno lavorato quindi sulla doppia ipotesi dell'omicidio da parte di un pirata della strada e del suicidio. 

La prima ipotesi è stata scartata dopo l'analisi del corpo dell'operaio, rinvenuto 40 metri più in basso nel fondo sottostante il ponte Eleuterio, che non presentava segni di violenza o traumi non strettamente riconducibili alla caduta. 

Si è dunque accreditata sempre più l'ipotesi del suicidio supportata dal parere del medico legale, dal ritrovamento di una bottiglia di limoncello vuota all'interno della macchina, e dalle parole  dei parenti che hanno raccontato agli investigatori di una persona che negli ultimi tempi era apparso ai familiari come "strano". 

 

Irregolarità da record. Nel rilascio di scontrini e ricevute fiscali sono state rilevate dalla Guardia di finanza di Palermo in 140 su 209 attività commerciali controllate negli ultimi giorni, cioè in circa il 70% dei casi.

Le verifiche sono avvenute in città e in provincia: a Bagheria, Partinico, Termini Imerese, Corleone, Cefalù, Carini, Lercara Friddi e Petralia Soprana. A un ristoratore palermitano è stata contestata un'evasione da oltre 4 milioni di euro. Nel corso dell'operazione sono stati inididuati anche 122 lavoratori in nero e sequestrati 3.000 articoli con marchi contraffatti a sei venditori ambulanti abusivi, che sono stati denunciati.

Nel dettaglio, le verifiche hanno riguardato 9 stabilimenti balneari, con 7 casi di mancata emissione di scontrino (77%); 50 fra bar, pub, pasticcerie e gelaterie (52%); 45 ristoranti e pizzerie, con 27 violazioni (60%); 33 venditori ambulanti, uno solo dei quali in regola (97%); 54 rivendite di alimentari con mancate emissioni di scontrino in 34 casi (63%); 7 fra barbieri e parrucchieri, con 5 irregolarità (71%), 5 attività di altro genere, con 3 verbali (60%) La mancata emissione di scontrino è stata contestata anche a 6 parcheggiatori abusivi.

La maxievasione è stata scoperta in un ristorante di Mondello. Il titolare non aveva presentato dichiarazioni fiscali per alcuni anni: in un registartore di cassa apparentemente in disuso, i finanzieri hanno trovato memorizzati scontrini di "chiusura giornaliera" per incassi dal 2006 al 2011, dell'importo totale di due milioni e mezzo, mai dichiarati al fisco. Accertati anche nello stesso locali altri ricavi su cui è stata evasa l'imposta, per un ammontare nel complesso di circa 4 milioni e mezzo di euro. 

tratto da Repubblica.it

 

Un incidente sul lavoro, per fortuna non gravissimo, si è verificato questa mattina intorno alle 9.00 nel cantiere di via Palagonia, in prossimità dell'incrocio con via Quattrociocchi.

Un operaio di 45 anni A.R. di Santa Flavia, o per una improvvisa manovra della pala meccanica o per un suo maldestro movimento, è scivolato mentre il mezzo faceva marcia indietro.

Il piede destro è rimasto schiacciato dal pesante mezzo i cui cingoli per fortuna erano "gommati": il conducente del mezzo allertato dalle urla dell'operaio e di altri presenti che hanno assistito alla scena ha immediatamente invertito la marcia liberando l'uomo.

Immediati i soccorsi, sia dei colleghi del cantiere che dell'ambulanza del 118: l'uomo il cui piede destro era palesemente rigonfio è stato ricoverato per le cure del caso all'Ospedale "Civico" di Palermo.

Si teme che l'uomo, le cui condizioni generali non destano particolari preoccupazioni, abbia riportato fratture al piede e all'arto destro.

Sono intervenuti i Carabinieri che hanno avviato una attività di indagine per capire come l'incidente possa essersi verificato.

Case, terreni, società e aziende per un valore complessivo di oltre 450 milioni di euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Palermo, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale del capoluogo siciliano, in accoglimento della proposta avanzata dalla Procura della Repubblica di Palermo.

L’operazione è la risultante di una complessa attività di indagine svolta dal Gruppo Investigazione sulla Criminalità Organizzata - GICO - del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo su delega e sotto la costante direzione della locale Procura della Repubblica, concernente presunte infiltrazioni della criminalità organizzata nel settore della grande distribuzione alimentare e di prodotti per la casa, nel corso della quale è stata ricostruita la “storia economico – finanziaria” di un importante gruppo imprenditoriale palermitano leader nel settore, che si è potuto affermare sul mercato grazie ai rapporti di reciproco vantaggio instaurati con le famiglie mafiose del mandamento di Tommaso Natale – San Lorenzo ed al riciclaggio di proventi di estorsioni, traffico di stupefacenti ed altre attività illegali riconducibili ai boss Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo.

Interessato dal provvedimento è un imprenditore palermitano di 56 anni, Giuseppe Ferdico, già indagato nel 2006 per associazione mafiosa e impiego di denaro di provenienza illecita (aggravato dal favoreggiamento mafioso), per le sue molteplici e radicate relazioni con l’organizzazione mafiosa (in particolare con le famiglie del mandamento di Tommaso Natale – San Lorenzo e di Carini), emerse dalle dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia e da corrispondenza riservata sequestrata ai boss Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo, il cui contenuto è stato puntualmente riscontrato dalle investigazioni dei finanzieri.

Secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Angelo LA MANNA, l’imprenditore nella gestione della sua attività di commercializzazione di detersivi, aveva operato utilizzando anche risorse finanziarie di Claudio LO PICCOLO, figlio del boss Salvatore e di altri esponenti della famiglia di Partanna Mondello e si era interposto nella titolarità di immobili ad uso commerciale in realtà riferibili alla famiglia mafiosa di Carini.

Di analogo tenore le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Angelo Fontana, per il quale l’imprenditore aveva immesso nelle proprie società 400 milioni di lire provenienti dalle estorsioni e dal traffico di sostanze stupefacenti, nonché di Manuel Pasta e di Maurizio Spataro, secondo i quali l’imprenditore era a “disposizione” di Cosa Nostra e la notevole espansione economica crescita delle sue società era in parte legata al finanziamento occulto dei Lo Piccolo. 

La contiguità dell’imprenditore con la famiglia mafiosa di Tommaso Natale è stata poi ulteriormente confermata dal rinvenimento di missive manoscritte all’atto degli arresti di Bernardo Provenzano e di Salvatore Lo Piccolo.

Dalle investigazioni è complessivamente emerso che l’imprenditore ha cercato ed ottenuto il sostegno economico e relazionale dell’organizzazione mafiosa nella fase iniziale della sua attività per acquisire nuove posizioni di mercato e per l’acquisto di immobili commerciali, pagando l’organizzazione criminale per i servizi ricevuti.

Gli approfondimenti economico - patrimoniali svolte dalle Fiamme Gialle del G.I.C.O.., corroborate da una consulenza contabile disposta dalla Procura della Repubblica, hanno evidenziato, a partire dalla seconda metà degli anni novanta, una notevolissima quanto ingiustificata crescita delle società riferibili all’imprenditore, in cui sono stati nel tempo assunti parenti o soggetti comunque legati ad ambienti mafiosi.

Dall’analisi dei volumi d’affari, la Guardia di Finanza ha ricostruito che il gruppo imprenditoriale ha incrementato il fatturato del 400% nell’arco di dieci anni, mentre l’esame dei bilanci e delle scritture contabili ha evidenziato, oltre a conferimenti di capitali e finanziamenti sproporzionati rispetto alle reali capacità reddituali dei soci conferenti, numerose e ripetute anomalie contabili utili a nascondere la reale provenienza dei flussi finanziari.

I beni di cui il Tribunale di Palermo, Sezione Misure di Prevenzione, ha disposto il sequestro, del valore stimato in oltre 450 milioni di euro, consistono in 7 società e relativi complessi aziendali, operanti nel settore della grande distribuzione di detersivi, prodotti per la casa ed alimentari, ubicate in Palermo e Carini, 2 terreni in località Cardillo di Palermo, 13 appartamenti ubicati a Carini e Palermo, 1 fabbricato in corso di costruzione a Carini e diverse disponibilità finanziarie.

 

Fonte Ufficio Provinciale Stampa della Guardia di Finanza

 

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