Cronaca

I militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Palermo, in servizio di vigilanza all’interno della locale area portuale per la prevenzione e la repressione dei traffici illeciti, nell’ambito dei controlli doganali effettuati sulle merci in uscita dal territorio comunitario, hanno fermato e sottoposto a controllo un container destinato all’esportazione in Africa Occidentale e, precisamente, in Ghana.

I finanzieri, insospettiti per l’assoluta genericità del carico formalmente dichiarato nella bolletta doganale d’esportazione, ovvero “masserizie varie”, hanno approfondito il controllo richiedendo alla locale Dogana, prima di consentire che il container lasciasse il nostro Paese, di sottoporre a cosiddetta “visita doganale” il carico, ossia di procedere all’ispezione dello stesso previa rimozione dei sigilli apposti sul mezzo di trasporto, guidato da un extracomunitario, come previsto dalla normativa doganale.

Dopo aver rimosso un mucchio di oggetti usati e di scarso valore economico, ovvero mobili da cucina e scatoloni pieni di indumenti usati, frigoriferi, materassi, sacchi di scarpe e quant’altro, tutti incastrati in maniera certosina allo scopo di ostruire la vista sulla parte retrostante del carico, i militari sono riusciti a crearsi un varco pervenendo alla scoperta di alcuni veicoli che, ovviamente, non figuravano tra i beni riepilogati nei documenti ufficiali.

Grazie ad un rapido riscontro dei numeri di telaio dei mezzi di locomozione rinvenuti, ossia un SUV e due moto (tra cui una potente Ducati), tutti seminuovi, privi di targhe e con ancora le chiavi appese, i militari ne hanno constatato la provenienza delittuosa. Infatti, tutt’e tre i mezzi di trasporto sono risultati oggetto di furti perpetrati nel corso degli ultimi quindici giorni nella città di Palermo.

Il cittadino extracomunitario, reticente nel fornire indicazioni sulla provenienza della merce destinata all’estero, è stato denunciato alla locale Procura della Repubblica di Palermo per il reato di ricettazione.

Le indagini sono ancora in corso per risalire all’individuazione di altri soggetti coinvolti nel traffico illecito scoperto dai militari della Guardia di Finanza in servizio al porto.

Guardia di Finanza - Comando Provinciale Palermo
 

Un colpo di pistola alla nuca, poi le fiamme per distruggerne il corpo. Così è stato ammazzato Antonino Zito, 32 anni, pregiudicato palermitano. L'autopsia, che è stata eseguita mercoledì  pomeriggio, servirà a confermare la prima ricostruzione, e cioè che si è trattato di una vera e propria esecuzione.

Le impronte digitali, la presenza di un tatuaggio sulla schiena, e una incisione sulla fede che portava la dito sono stati gli eleenti che hanno portato rapidamente, già tre ore dopo il ritrovamento, all'dentificazione del cadavere carbonizzato ritrovato nella stradina che porta all'abbeveratoio Spuches al confine dei territori di Bagheria e Santa Flavia

 Zito era uscito di casa martedì mattina, ed i familiari non ne avevano denunciato la scomparsa,. malgrado di notte non fosse rientrato. E ieri, quando i carabinieri sono andati a trovarli per dargli la terribile notizia sono stati reticenti.

Zito che abitava nel rione Falsomiele, Era stato scarcerato ad aprile scorso dopo due anni trascorsi in cella. La sua fedina penale era macchiata da una sfilza di reati: spaccio di droga, ricettazione e rapina. In carcere c'era finito tre volte fra il 2008 e il 2010. L'ultima volta era stato accusato di fare parte di una banda che assaltava Tir. Libero grazie all'indulto non aveva perso tempo per rimettersi nel giro della criminalità. E' nel mondo della droga che i militari della compagnia di Bagheria e del Nucleo investigativo del Comando provinciale cercano risposte al delitto efferato. 

Un altro indizio - la rottura del femore della vittima - fa ipotizzare che Zito potrebbe essere stato pure picchiato. Poi, il colpo di grazia sparato con un'arma di piccolo calibro e la decisione di infierire sul corpo con le fiamme.

Dalle indagini non risulta che Zito avesse legami o contrasti con personaggi di Cosa nostra.

 

 

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E' da oltre dieci giorni che C.B. 53, anni, già condannato a sette anni, dopo essere stato arrestato nell'operazione "Grande Mandamento" e libero da circa due anni per avere scontato la pena, si è sottratto all'obbligo di firma quotidiana presso le autorità di Polizia così come previsto dal giudice dopo la scarcerazione, rendendosi irreperibile

La polizia considera questo fatto allarmante perchè le chiavi di lettura possono essere sostanzialmente due: o perchè temeva per la sua incolumità o perchè ha scelto la latitanza.

Tant'è che nella giornata di ieri, quando ancora non era avvenuta l'identificazione del cadavere carbonizzato ritrovato all'abbeveratoio di Spuches, per un momento si era pensato che potesse essere proprio l'uomo di cui non si hanno notizie da due settimane.

La famiglia ha dichiarato alla Polizia che il congiunto rientrato una sera in casa, ha fatto la valigia e si è allontanato senza specificare la destinazione.

L'uomo ritrovato stamattina carbonizzato intorno alle ore 07.00  poco distante dall' abbeveratoio che si trova di fronte alle case De Spuche su segnalazione di un passante,  è stato identificato come Zito Antonino, 32enne palermitano, abitante del quartiere “Falsomiele”, pregiudicato, con precedenti legati agli stupefacenti.

Sul luogo del rinvenimento, sono intervenuti tempestivamente i Carabinieri della Compagnia di Bagheria, unitamente a personale del Reparto Operativo della Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale Carabinieri di Palermo e del medico legale.

Alla identificazione dell'uomo è stato possibile risalire grazie alle impronte digitali e ad alcuni dettagli, tra cui quello che restava di un tatuaggio sulla schiena e di una fede che riportava l'incisione Antonello e Rosi.

Zito abitava nel rione Falsomiele. Era stato scarcerato ad aprile scorso dopo due anni trascorsi in cella. La sua fedina penale era macchiata da una sfilza di reati: spaccio di droga, ricettazione e rapina. In carcere c'era finito tre volte fra il 2008 e il 2010.

Sulle probabili cause del delitto sono in corso indagini dei Carabinieri: un regolamento di conti all'interno della attività illegali legati al traffico di sostanze stupefacenti viene ritenuta una delle piste privilegiate dagli inquirenti, anche se al momento non vengono esclusi altri possibili moventi.

 

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