Cronaca

Tragedia all'alba a Misilmeri, alle porte di Palermo. Un poliziotto della squadra mobile di 38 anni ha sparato al figlio di 7 e poi si è tolto la vita con un colpo alla tempia. 

Il bambino è stato ricoverato in gravi condizioni all'ospedale Civico. 

L'altra figlia di 14 anni, ieri notte aveva dormito in casa di parenti.

La polizia sta cercando di ricostruire il perché di una tragedia che ha sconvolto ancora una volta i poliziotti della Mobile.

E' il terzo suicidio di un investigatore che fa parte delle sezioni speciali di piazza Vittoria.

Intanto Il bambino, è stato stabilizzato e trasferito d'urgenza in neurochirurgia, doveè cominciata l'operazione per salvare il bambino.

Ma  le sue condizioni restano gravissime. 

Una rapina consumata con sistemi maneschi , se non addirittura violenti, è stata messa in atto qualche giorno fa in contrada Santoro nel territorio di Altavilla  Milicia, non lontano dal centro abitato.

La donna, M.G., altavillese di 47 anni, si trovava in casa con il figlio, quando all'improvviso si è vista parare davanti tre uomini armati e incappucciati, che erano penetrati nella villetta e che dopo averla  minacciata, strattonata, e afferrata per i capelli  è stata costretta a consegnare soldi e gioielli che teneva in casa.

La donna profondamente scossa e impaurita è stata costretta ad aderire alle richieste dei malfattori, che subito dopo il fatto si sono come volatilizzati. 

E' stata presentata denuncia alla locale stazione dei Carabinieri. Il fatto ha suscitato profonda impressione nella comunità altavillese, ancche perchè sinora i malviventi si erano 'limitati' si fa per dire, quando le case si trovavano incustodite per l'assenza dei proprietari.

A preoccupare è proprio questo salto di qualità nella delinquenza che non si ferma più davanti a nulla: si usano le armi e i modi violenti per terrorizzare le vittime.

Il sindaco Nino Parisi si rende interprete della preoccupazione e dell'allarme dei suoi concittadini :" Confidiamo nell'opera di vigilanza e tutela delle forze dell'ordine, che pur tra i limiti imposti dalla insufficienza di uomini e mezzi,  stanno facendo di tutto per garantire la nostra sicurezza"

I Carabinieri della Stazione di Ventimiglia di Sicilia impegnati in un servizio di controllo del territorio, hanno tratto in arresto in flagranza di reato, con l’accusa di furto aggravato in concorso: SAVOCA Giuseppe, pregiudicato classe 1973, DI FIORE Giuseppe, classe 1990, MAZZOLA Emanuele, pregiudicato classe 1992, MAZZOLA Agostino, pregiudicato classe 1984.

I quattro venivano sorpresi dai militari mentre erano intenti ad asportare materiali ferrosi, tubi in rame ed autoclavi, dal ristorante “La Madonnina”, sulla S.P. 16.

In particolare i predetti, che avevano già caricato su due autovetture parti dell’impianto idrico, asportati dal ristorante, consistenti in tubi di ferro, rame e due autoclavi per il sollevamento dell’acqua completi di raccordi e motore, erano intenti a piegare e tagliare, con un seghetto, altri tubi facenti parte del medesimo impianto.

L’Autorità Giudiziaria disponeva la traduzione degli arrestati presso le rispettive abitazioni, in regime degli arresti domiciliari e il processo con rito direttissimo nella giornata odierna presso il Tribunale di Termini Imerese all’esito del quale ai predetti veniva convalidato l’arresto e posti agli arresti domiciliari. 

Nella foto da sx verso dx: Di Fiore Giuseppe, Mazzola Agostino, Mazzola Emanuele, Savoca Giuseppe

Continua sui giornali la pubblicazione delle intercettazioni che hanno portato agli arresti dell'operazione 'Argo', e di stralci della confessione di Giuseppe Carbone, che ha ricostruito con dovizia di dettagli le varie fasi che portarono alla eliminazione dei due ispano canadesi Pimentel e Fernadez. 

Oggi il Giornale di Sicilia riporta ancora una serie di notizie che fanno parte delle dichiarazioni di Carbone, e che potrebbero fare risalire alle  motivazioni che lo hanno spinto assieme agli Scaduto ad uccidere i due trafficanti da poco insediatisi a Bagheria.

Carbone parla della guerra in atto esistente in Canada tra Rizzuto ed un altro mafioso compare di Ramon; è dal Canada  quindi che è partito l'ordine di uccidere Fernandez, ma l'obiettivo criminale andava a coincidere con gli interessi degli Scaduto che pare volessero scalare a colpi di pistola il vertice mafioso del mandamento eliminando anche Roberto Flamia, che con lo spagnolo aveva cementato un rapporto di amicizia.

Ma assieme a Flamia nel mirino c'era anche Michele Modica, anche lui con dei trascorsi canadesi, quando avrebbe finito di scontare la pena in carcere comminatagli per aver fatto parte del commando che nel luglio del 2008 assieme ad uno dei fratelli di Carbone, Andrea Fortunato, e ad altri due progettava di uccidere Pietro Lo Iacono.

Michele Modica, che in Canada era stato in contrasto con tale Peter Scarcella, era sfuggito in quel paese ad un agguato, in cui però era rimasta ferita e paralizzata una ragazza.

Un contesto di rapporti congtroversi tra cosa nostra canadese e  cosa nostra locale che stava per aprire una pagina sanguinosa nella storia di Bagheria e del territorio.

Carbone non lesina particolari sulla eliminazione dei due trafficanti canadesi: subito dopo l'omicidio ed essersi sbarazzati dei corpi e degli abiti imbrattati di sangue, si rivedono Carbone e gli Scaduto, per eliminare dalla casa di Fernandez, che abitava  in via Tornatore a Bagheria, alcune foto compromettenti che avrebbero potuto aiutare gli investigatori nella ricostruzione della personalità e delle frequentazioni dei due ispano-canadesi giustiziati.

Quelle foto, specifica Carbone, li ho messe in un borsone scuro che venne bruciato tra Bagheria e Casteldaccia, mentre un orologio di marca Guess, chiarisce meticoloso Carbone lo consegnai a Salvatore Scaduto.

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