Cronaca

Vogliono imporre all'attenzione delle autorità e della opinone pubblica il dramma autentico di chi, rimasto senza lavoro ed esauriti i margini della indennità di disoccupazione e della solidarietà familiare, non ce la fa più.

Nicola, Daniele e Giuseppe ormai da qualche ora sono saliti sul tetto di villa Filangeri sede del comune di Santa Flavia e minacciano che resteranno là sin quando non sarà trovata una soluzione al loro problema.

Non ce la fanno più, qualcuno come Nicola da due anni disoccupato che ha  lavorato nei cantieri edili di mezza Italia (e costretto talvolta  ad arrampicarsi sulle gru per avere riconosciuto il proprio salario), in attesa di una chiamata dal Nord che non arriva; o Giuseppe e Daniele anche loro da tempo, da troppo tempo, senza un reddito certo.

Non ce la fanno più a mandare avanti le famiglie, a pagare, luce, acqua e gas, a sostenere senza un lavoro il carico di spese sempre più pressanti..

Non vogliono carità, non vogliono raccomandazioni, vogliono solo che le loro braccia e l'esperienza acquisita nel loro campo possano utilizzarla per far vivere con dignità se stessi e le loro famiglie, senza essere costretti a chiedere l'aiuto e la solidarietà di amici e parenti.

Non hanno nessuna intenzione di venir giù da quella posizione, rispondono no a quanti cercano di convincerli che una soluzione si cercherà di trovarla:  c'è il vicecomandante della Stazione dei Carabinieri di Santa Flavia, a parlamentare con loro prima il sindaco Salvatore Sanfilippo; salgono poi il consigliere Milena Venturi a portare acqua e qualche genere di conforto, e l'assessore Concetta   Palumbo, a dire che l'amministrazione userà tutti gli strumenti che ha a disposizione per cercare di trovare una soluzione anche provvisoria.

Ma sinora è stato tutto inutile.

Telefonano anche i familiari che hanno saputo dal tam tam paesano della loro forma di protesta, invitandoli a desistere e a scendere giù. Ma i tre sembra non abbiano alcuna intenzione di scendere, almeno sin quando non vedranno qualcosa di concreto: si ipotizza di un loro avvio presso una azienda di soggiorno locale, di un lavoro utile alla comunità che possa servire a superare un momento difficile che per qualcuno di loro però, va avanti da anni.

La loro non è una protesta cieca e insensata ma lucida e serena di chi vuole far sentire a tutti i costi la propria voce e rompere il muro di silenzio che circonda, al di la delle solidarietà di facciata, quello che è ormai il dramma di centinaia di famiglie.

Stamattina si era pensato che qualcuno dei tre volesse mettere in atto dei gesti autolesionisti,ed è per questo che erano accorsi Carabinieri, Polizia e ambulanze. 

Solo i Carabinieri adesso continuano a stazionare nell'atrio di villa Filangeri, parlamentando con i tre operai disoccupati e cercando di convincerli a smetterla.

Raccontano le loro storie di lavoro, di sacrifici, ma anche di dignità: i problemi dei figli a scuola costretti a fare acrobazie per potere avere i libri sui quali studiare, del loro desiderio, ma anche delle insormontabili difficoltà, per poter dare ai loro figli quello che hanno i giovani più fortunati.

Ma ribadiscono la ferma determinazione che, a qualunque costo, debbano completare il loro ciclo di studi per qualcuno all'I.P.S.I.A per qualche altro all'Alberghiero.

Naturalmente  bersaglio dei loro commenti sono i politici di ogni risma e colore e quanti, magari dipendenti della pubblica amministrazione, non fanno il loro dovere non rendendosi conto della situazione di fortuna e di privilegio che la loro occupazione comporta.

 

Un incendio pericoloso anche perchè alimentato dai vortici del forte vento di scirocco è scoppiato circa un'ora fa in via Giorgi Luigi capitano,  prolungamento di via Monsignor Arena,  e traversa di via Città di Palermo.

Qualcuno metteva in dubbio che a prendere fuoco fosse stata prima la spazzatura ma una delle due auto in sosta, (ipotesi però molto poco probabile considerata la direzione del vento e la distanza a cui si trovavno le due auto dai cassonetti),  ma comunque sia, nel giro di qualche minuto si è diffusa una situazione di panico: la gente è scesa precipitosamente in strada a spostare le proprie auto dalla vicinanza del fuoco.

I vortici dello scirocco facevano volare intorno e in aria  cartacce, pezzi di plastica e quant'altro in fiamme che hanno funzionato da innesco per una serie di focolai che si sono sviluppati nell'area circostante l'incendio.

Due auto una Lancia Y e una Peugeot 307 sono andate completamente a fuoco perchè i proprietari non sono riusciti a spostarle tempestivamente; anche una Renault Clio è andata danneggiata nel vano motore per uno di questi incendi periferici. 

La gente scesa in strada poco ha potuto fare in quelle condizioni, qualche volontario con gli estintori ha evitato che la situazione degenerasse spegnendo i focolai secondari di incendio e impedendo si diffondessero in un'area a verde contigua  ed in una zona di erbacce, che se avessero preso fuoco, in quelle condizioni, avrebbero potuto creare una situazione drammatica senza precedenti.

Provvidenziale l'arrivo dei vigili del fuoco intervenuti con due autobotti, che oltre a spegnere l'incendio primario, hanno bonificato l'intera area eliminando i focolai che stavano assumendo dimensioni preoccupanti.

Vistosa e rumorosa l'indignazione degli abitanti della zona che non ce la fanno più a vivere tra la spazzatura e gli incendi che all'avvicinarsi della stagione estiva, cominceranno sistematicamente a riproporsi, mettendo in serio pericolo la sicurezza e la salute della persone.

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Passi per l'estetica, passi per l'odore nauseabondo che ammorba l'intera città di Bagheria, passi per i roghi notturni e diurni, passi per il disastro di immagine, ma quando la spazzatura rischia di provocare danni seri e immediati alla vita delle persone, non può essere ritenuto oltremodo tollerabile.

Accade nella strada provinciale 16 Bagheria-Ventimiglia all'altezza della centralina dell'ENEL che si trova subito dopo il mercato ortofrutticolo e il deposito dei mezzi del Coinres.

Oltre cento metri lineari di spazzatura, cui già, e ripetutamente, qualcuno ha dato fuoco.

Succede però che la carreggiata si è ristretta a tal punto da consentire il passaggio di una sola autovettura, per cui chi proviene da Bagheria e va in direzione Baucina, rischia di scontrarsi proprio sulla curva con chi sopraggiunge, magari  a velocità sostenuta, dalla corsia opposta.

Stamane nel giro di dieci minuti, giusto il tempo di fare qualche foto, abbiamo visto in almeno due casi rischiare lo scontro. Prima di dovere invocare la fatalità e il destino per qualche grave incidente è possibile porre sin da subito rimedio?

E' la domanda che naturalmente facciamo a quanti sono nella posizione ed hanno titolo per potere intervenire.

P.S. Sono decine le segnalazioni che abbiamo ricevuto su questo particolare problema.

Pare che da tempo avesse problemi economici, Ivan Irrera, il poliziotto di 38 anni, in servizio alla Squadra Mobile di Palermo, che stamane si è suicidato dopo avere sparato un colpo di pistola alla testa del figlioletto di 7 anni.

Il dramma si è consumato in via P3 a Piano Stoppa:  l'uomo si è alzato all’alba, è andato nella stanzetta, ed ha sparato un colpo alla testa del bambino da distanza ravvicinata,  mentre era ancora addormentato nel lettino, poi si è puntato la pistola alla tempia e si è suicidato.

La moglie in casa ha sentito l'esplosione di due colpi di pistola e si è precipitata nella stanza del figlio: è lì che ha visto il marito, a terra morto.

Solo dopo si è accorta che il piccolo ancora nel suo lettino, era ferito alla testa e sanguinava.

Così la moglie dell'agente ha raccontato agli investigatori la tragedia.

Sembra accantonata la tesi secondo la quale l’agente si sarebbe sparato dopo essersi steso accanto al figlio e averlo colpito accidentalmente.

Irrera era steso, infatti, a terra accanto al letto e comunque i fori d’entrata dei proiettili sono incompatibili con questa ricostruzione.

Dai primi accertamenti, sembra che l’uomo era preoccupato per i problemi economici che da tempo lo assillavano: 10 anni fa era stato costretto a vendere la casa e a trasferirsi dai genitori, ma ancora non avrebbe risolto le questioni finanziarie che lo assillavano e sarebbe stato costretto a chiedere denaro in prestito per saldare i suoi debiti.

La moglie era venuta a conoscenza da poco delle preoccupazioni del marito, ma, secondo quanto ha raccontato alla polizia, non aveva capito quanto il marito, che ostentava serenità anche al lavoro, fosse depresso.

Del tutto incomprensibile la decisione di sparare al piccolo.

Le condizioni del piccolo sono molto gravi come ha spiegato Amerigo Stabile direttore area emergenza ospedale Civico di Palermo.

nella foto  tratta da gds.itla zona dove si è compiuto il dramma

 

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