Cronaca

Erano tutti rigorosamente da 999 euro per sfuggire agli accertamenti bancari legati al riciclaggio, ma pare che il collaborante  casteldaccese Giuseppe Carbone, del mandamento mafioso di Bagheria, stia consentendo di dipanare anche questa matassa.

Ne scrive Salvo Palazzolo in un articolo pubblicato sulla Repubblica di oggi. 

Giusepe Carbone era uno dei frequentatori più assidui di Juan Ramon Fernandez che pare intendesse investire a Bagheria soldi provenienti dal Canada. E pare che ne arrivassero tanti a bagheresi, anche insospettabili casalinghe, che li 'giravano' poi a Ramon.

Servivano secondo i primi riscontri dei carabinieri del ROS, che hanno scoperto che altri soldi arrivavano con due corrieri, tali Dany eTerry, a fare 'shopping' di attività commerciali nel territorio di Bagheria, pizzerie, bar e ristoranti soprattutto.

Ramon che dopo il suo arrivo a Bagheria era entrato come istruttore in una palestra, successivamente era entrato in società e pare che si preparasse ad acquisirla completamente.

Ramon si vedeva spesso con Carbone e con i fratelli Scaduto, che secondo Carbone mantenevano rapporti telefonici continui con un avvocato canadese con il quale si sentivano spesso; ed oltre agli affari si parlava di equilibri interni alla famiglia mafiosa canadese e a quelle di Bagheria.

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Affari ma anche violenza: come le indiscrezioni che riferiscono che in animo degli Scaduto c'era di eliminare sia il reggente di Bagheria Gino Di Salvo che il suo vice Flamia, oltre che Modica, nel momento in cui questi sarebbe uscito dal carcere.

Equilibri che avrebbero subito un violento contraccolpo in seguito alla decisione di Ramon, che era stato assieme a Modica e gli Scaduto, fedele seguace della famiglia di Don Vito Rizzuto, di passare pare alla cosca avversa.

E' stata questa forse la decisione che ha provocato la sua eliminazione e quella del suo compare Fernando Pimentel, da parte dei suoi amici Giuseppe Carbone e gli Scaduto, Pietro e Salvatore,  che dopo averli attirati in un agguato li avrebbero uccisi e poi bruciato i cadaveri in una discarica in contrada Fiorilli a Casteldaccia.

L'ordine di uccidere è probabilmente partito dal Canada.

E' stato lo stesso Carbone a consentire il ritrovamento dei cadaveri e a ad aprire una pagina sulla storia recente di cosa nostra bagherese che ancora deve essere quasi tutta scritta. 

Intanto sono stati tramutati in arresto da parte del GIP, i provvedimenti di fermo che portarono alla retata dell'otto maggio.

Nell'ultimo periodo pare che il fenomeno che non può essere liquidato come teppismo, ma di vera e propria mentalità criminale si verifica lungo il tragitto dei treni da Brancaccio a Ficarazzi sino a Bagheria.

Vere e proprie sassaiole contro i i convogli che passano e che in qualche caso, per il lancio di sassi di dimensioni notevoli, hanno provocato la rottura dei finestrini e ferito, leggermente per fortuna, qualcuno dei passeggeri.

Gli episodi che si sono intensificate nelle ultime settimane sono opera di 'bande' di giovinastri che ammazzano la noia con questi gesti sconsiderati che potrebbero avere consegunze gravissime, 

Il presidente del Comitato pendolari Sicilia Giacomo Fazio in una dichiarazione rilasciata al 'Giornale di Sicilia' che, con un articolo di Luigi Ansaloni si occupa oggi dell'argomento, stigmatizza questi episodi e sollecita Trenitalia e le forze di sicurezza ad aumentare la vigilanza in quel tratto di ferrovia.

'Ci aspettiamo azioni forti , conclude Fazio, visto il ripetersi di simili ingobili atti'

Quanto accade in queste settimane, riprende  la 'moda criminale' diffusasi qualche anno fa di tirare sassi dai cavalcavia dell'autostrada sulle auto che passavano di sotto, e anche in quel periodo ricordiamo, che dal cavalcavia sul ponte sull'Eleuterio sulla autostrada A19, furono lanciate pietre contro le auto lanciate a velocità.

In diversi casi, si ricorderà, ci furono al Nord soprattutto feriti anche gravi ed in un caso addirittura una donna perse la vita.

Il gup di Firenze Mario Profeta ha condannato all' ergastolo il pescatore siciliano Cosimo D'Amato accusato di aver fornito il tritolo per le stragi mafiose del 1993 di Roma, Firenze e Milano. Ad accusarlo anche il pentito Gaspare Spatuzza. Il processo si è svolto con rito abbreviato.

altD'Amato, 68 anni, pescatore di Porticello, oltre che a Firenze è indagato anche dalla procura di Caltanisetta, con l'accusa di aver fornito il tritolo anche per la strage di Capaci. Il gup di Firenze oggi lo ha condannato per tutte le stragi fuori dalla Sicilia, tranne che per l'attentato a Maurizio Costanzo. Il gup ha poi stabilito risarcimenti per tutte le parti civili. Fra le quali i familiari delle vittime, il Comune di Firenze, la Regione Toscana e numerosi ministeri.

''Un altro mafioso all'ergastolo, siamo soddisfatti, ci auguriamo che non ce ne siano altri impuniti. Per chiudere il cerchio mancano i mandanti esterni'. E' il commento di Giovanni Maggiani Chelli, presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime della strage dei Georgofili, all'ergastolo inflitto oggi dal gup di Firenze a Cosimo D'Amato. "I processi, anche questo - ha aggiunto Giovanni Maggiani Chelli - dimostrano che Spatuzza è attendibile. L'unica punta di rammarico è che, con la condanna con il rito abbreviato, D'Amato non avrà il 41bis e, con ogni probabilità, trovera' il modo di alleviare l'ergastolo".

Nella foto di copertina Via dei georgofili a Firenze dopo l'attentato del 1993

Proseguono i controlli della Guardia Costiera di Porticello contro la pesca illegale del Tonno Rosso. Nella giornata di ieri, i militari dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Porticello, coordinati dal Comandante Tenente di Vascello Nicola SILVESTRI, hanno posto sotto sequestro circa 35 quintali di Tonno Rosso in procinto di essere sbarcato da alcuni motopescherecci.

L’attività svolta nell’ambito di una operazione di controllo e repressione dei reati in materia di pesca, ha portato all’applicazione di sanzioni amministrative per un valore di 12.000 euro ed al sequestro dell’attrezzatura utilizzata per la pesca illegale.

L’operazione ha consentito l’individuazione di tre distinti soggetti dediti al trasporto e detenzione illegale e di alcuni motopescherecci non autorizzati alla cattura della suddetta specie ittica.

La Guardia Costiera di Porticello sottolinea come l’attività proseguirà regolarmente, nell’ ambito di verifiche in atto lungo l’intera filiera commerciale della pesca per favorire la prevenzione di comportamenti illeciti a tutela della risorsa ittica, dei consumatori e degli operatori della pesca che operano nel rispetto delle regole.

 

Fonte Guardia costiera di Porticello
 

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