Cronaca

Nelle giornate del 28-29 e 30 novembre nel corso di una serie di servizi mirati alla prevenzione del crimine e al controllo del territorio, gli uomini del locale Commissariato con l'ausilio del Nucleo di prevenzione del crimine di Palermo, di una unità cinofila e della Polizia stradale, hanno proceduto a due arresti in esecuzione di sentenze passate in giudicato.

Su  ordine di carcerazione del Tribunale di Bologna, le manette sono scattate per Romano Maria di 64 anni, che deve scontare una pena definitiva ad 11 mesi per ricettazione, e per  Capra Gianluca di 29 anni, che deve scontare sei mesi, anche lui per ricettazione; ordinanza di carcerazione emessa dalla Corte di appello di Palermo.

Nel corso della stessa operazione sono state identificate oltre un centinaio di persone, elevate una decina di contravvenzioni per violazione delle norme del Codice stradale, quattro autovetture sono state poste sotto sequestro per la mancanza dell'assicurazione, ed un uomo F.E. di 45 anni è stato deferito al Tribunale per guida senza patente.

Tra prescrizioni e assoluzioni la sentenza che condannò gli ex vertici dell'Amia, la municipalizzata che gestisce la raccolta dei rifiuti a Palermo, per falso in bilancio e false comunicazioni sociali, in appello è stata totalmente ribaltata.

Oltre che per Orazio Colimberti, ex direttore generale dell'azienda, è intervenuta la prescrizione anche per l'ex senatore Udc e presidente dell'azienda Vincenzo Galioto, per l'altro bagherese Angelo Canzoneri, per Francesco Arcudi e Paola Barbasso Gattuso.

In primo grado sia Galioto che Colimberti erano stati condannati a due anni e sei mesi, mentre Canzoneri e Arcudi erano stati condannati a un anno.

Sono stati assolti perchè il fatto non costituisce reato, invece, i membri del collegio sindacale Gaetano Mendola, Antonino Giuffrè e il bagherese Vincenzo Gargano, difeso dall'avvocato Salvo Priola, mentre è stata annullata per difetto di notifica la condanna dell'altro componente dell'organo Giuseppe Costanza.

La mancata presentazione della querela da parte dell'ex sindaco di Palermo Diego Cammarata, rappresentante del Comune di Palermo, socio unico dell'Amia e soggetto danneggiato dai reati, ha fatto sì che la procura abbia potuto contestare solo l'ipotesi di falso in bilancio prevista come contravvenzione e non quella che il codice disciplina come delitto.

Ciò ha comportato tempi di prescrizione più brevi.

Ma la Procura non demorde perchè, dopo l'archiviazione di fatto dei reati di falso in bilancio e false comunicazioni sociali, si prepara a contestare agli stessi vertici dell'AMIA il ben più pesante reato di bancarotta fraudolenta.

 


 

Intorno alle 10 di questa mattina un incidente, dai risvolti abbastanza curiosi, è accaduto davanti all'ingresso dell'I.T.E.S. 'L.Sturzo' di Bagheria. Una moto di grossa cilindrata una Suzuki 1000, che proveniva da villa S.Cataldo ed era diretta verso S.Flavia, dopo lo scontro è andata a incastrarsi sotto un pullman dell'AST, utilizzato per il trasporto degli studenti.

La foto che riportiamo lascerebbe intendere che il conducente della moto possa essere rimasto ferito: in realtà il giovane ha riportato per fortuna solo qualche escoriazione sul corpo, fors'anche perchè è caduto prima dell'impatto con il pesante mezzo.

Ma la circostanza curiosa sta nel  fatto che il giovane, non appena rialzatosi, stando alle testimonianze di alcuni presenti, si è rapidamente allontanato dal luogo dell'incidente senza lasciare alcuna traccia.

I motivi si possono solo intuire: forse il mezzo era stato rubato, o il giovane se ne era semplicemente appropriato senza permesso, o anche perchè non aveva i documenti in regola.

Qualunque ipotesi sta in piedi, mentre gli agenti della Polizia Municipale intervenuti sul posto per i rilievi del caso, stanno già indagando per risalire all'identità del giovane e trovare una spiegazione per questo insolito comportamento.

Approfittando della sua condizione di superiore gerarchico e lasciando intender di potere metter i bastoni fra le ruote nella loro carriera  Letizia M. e Rosalia D.V.,  il dirigente in pensione della regione Salvatore Di Franco, oggi in pensione,  molestava due sue collaboratrici, Letizia M. e Rosalia D.V., che in maniera estremamente circostanziata hanno riferito in aula  delle avances ricevute e delle  minacce qualora non avessero aderito ai desideri del loro capoufficio: palpeggiamenti, baci, tentativi di toccamenti nelle zone intime sono state descritte con grande coraggio e dignità dalle due dipendenti.

I fatti risalenti al 2007, avevano allora portato alla sospensione dal servizio del Di Franco da parte del GIP, dopo una indagine portata avanti dagli agenti del commissariato Libertà.

La difesa di Di Franco ha sostenuto che le accuse erano frutto di astio personale delle due donne nei confronti del dirigente, che avrebbe avuto in animo di trasferirle legittimanente; ma il Tribunale, presidente Silvana Saguto, giudici a latere, Monica Sammartino e Luciana Caselli, non gli ha creduto e lo hanno condannato a quattro anni, oltre alla interdizione dei pubblici uffici ed a risarcire con 15.000 euro le vittime.

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