Cronaca

Presi di mira gli uffici comunali del 1° piano di via Mattarella dove sono ospitati i servizi sociali: anche in questo caso così come accaduto la volta scorsa i ladri hanno agito a ridosso di giornate festive, evidentemente per ritardare le indagini.

Il furto infatti è stato scoperto solo nella mattinata di oggi: i portoncini di accesso esterni non presentavano alcun segno di effrazione, mentre al 1° piano le porte degli uffici  erano state forzate.

I danni si stanno ancora inventariando, ma sono stati rubati almeno quattro computer ed un portatile, oltre ad un televisore a schermo piatto di 55 pollici, che si trovava nella stanza della dirigente dei servizi dr.ssa Giacomina Bonanno: ma la cosa che colpisce è che i ladri abbiano proceduto in maniera quasi mirata, entrando solo in certi uffici, aprendo gli armadi contenenti pratiche e abbandonandole poi per  terra.

Potrebbe anche trattarsi di una azione finalizzata alla ricerca di qualcosa, anche se ci vorrà del tempo per capire se sono state asportate pratiche di particolare rilevanza.

A condurre le indagini sono i Carabinieri.

Non è la prima volta che l'ex sindaco Salvatore Scaletta, radiologo ospedaliero e con studio a Bagheria, viene sottoposto ad intimidazioni: oltre dieci anni mentre era sindaco  fa gli fu bruciata una abitazione estiva.

Scaletta è stato in almeno tre occasioni sindaco di Altavilla, in un primo tempo prima del 1996, quando non c'era ancora l'elezione diretta del sindaco, e poi ininterrottamente dal 1998 al 2008. 

La notte scorsa, intorno alle due, sono state danneggiate dal fuoco ben tre auto, due Nissan e una Bmw, che possono essere fatte risalire alla sua proprietà e che erano parcheggiate in via Roma: Scaletta avrebbe dichiarato ai Carabinieri di non capire le motivazioni di questo gesto, e di non avere ricevuto alcuna minaccia.

In effetti Saletta è lontano dall'agone politico da almeno cinque annni, sembra pertanto poco probabile che i danneggiamenti possano riportare al suo impegno politico.

Il sindaco di Altavilla Milicia Nino Parisi ha comunque dichiarato 'la sua piena solidarietà con il dr.Salvatore Scaletta, augurandosi che gesti di questo genere non abbiano più a ripetersi.'

Un giovane transessuale di 23 anni è stato colpito dal suo compagno con calci e pugni e si trova ricoverato in osservazione all'ospedale Buccheri La Ferla con numerose ferite.

Secondo una ricostruzione dei fatti, intorno alle ore sette della mattinata di sabato un passante ha visto nella parte terminale di viale S.Isidoro, che solitamente viene usata come luogo di discarica abusiva, un corpo che non dava segno di  vita: avvicinatosi ha cercato di capire se la donna, almeno tale era parsa a lui e successivamente ai primi soccorritori, stesse male.

 Non avendo ripreso coscienza e risposto alle sue sollecitazioni, il passante ha chiamato la polizia e l'ambulanza del 118 che ha immediatamente portato il giovane trans, che non aveva indosso documenti, in ospedale.

Dell'aggressione è stata la stessa vittima, poi identificato per B.C. palermitano di 23 anni,  a riferirlo agli agenti dopo avere ripreso conoscenza: pare che tra lui e il partner, che peraltro avevano bevuto parecchio, fosse stato consumato un rapporto sessuale.

Subito dopo all'improvviso, per motivi che sono ancora da accertare, l'aggressione: il giovane aggredito per le percosse ricevute è svenuto, ed è stato appunto individuato per puro caso da un passante che ha allertato i soccorritori, e non come avevamo scritto in precedenza, che il giovane stesso ripresosi dallo svenimento avesse chiamato aiuto.

Gli agenti della Squadra mobile di Palermo hanno già identificato e rintracciato l'aggressore e ne stanno valutando la posizione.

 

 

da gds.it

La notizia che ad Altavilla Milicia circolava già da diverse settimane ha trovato conferma: Vincenzo Gennaro, residente ad Altavilla Milicia ed  arrestato nel blitz del maggio scorso, da circa due mesi collabora con la magistratura, ed i suoi familiari sono già sotto protezione in una località segreta.

Un altro pentimento nella famiglia mafiosa di Bagheria che sembrava impermeabile da questo punto di vista: prima Stefano Lo Verso a Ficarazzi, quindi Giuseppe Carbone a Casteldaccia, poi ancora un pentito di peso come Sergio Flamia, che si sta rivelando una  vera miniera di informazioni per la lunga militanza malavitosa, ed ora il milicioto  Vincenzo Gennaro, che di vicende di mafia ne conosce pure tante, perchè girava nei cantieri ad incassare il pizzo, ed aveva sperimentato, proprio per 'venire incontro' alle difficoltà economiche degli imprenditori il pizzo a metro quadro.

In effetti, a volerla buttare sul ridere, dopo la pizza a metro, il pizzo a metro quadro ci voleva.

Non più quindi quel 3% fisso sull'importo dei lavori che aveva sempre rappresentato il pedaggio di cosa nostra che gravava sulle imprese ma un sistema più duttile e comprensivo dei problemi che attraversa l'intera economia del territorio.

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Vincenzo Gennaro che ha 57 anni, geometra, ufficialmente era responsabile per la sicurezza in vari cantieri dei comuni che gravitano intorno a Bagheria, ma di fatto era la longa manus di cosa nostra per incassare il dazio mafioso.

In questi giorni le sue dichiarazioni vengono depositate agli atti dell'inchiesta legata all'operazione 'Argo', inchiesta che i magistrati inquirenti si avviano a chiudere chiedendo per gli imputati il rinvio a giudizio forti anche delle dichiarazione dei pentiti.

Secondo quanto scrive Salvo Palazzolo sulla Repubblica di oggi, Gennaro starebbe confermando le tensioni che c'erano all'interno della famiglia mafiosa di Bagheria, dovute ad un antagonismo ravvicinato tra Carmelo Bartolone e Sergio Flamia di fatto i due luogotenenti che avrebbero potuto aspirare a ruoli di capifamiglia e Gino Di Salvo, forse troppo avanti negli anni e troppo preso dai suoi affari, per potere mettere un freno alle ambizioni degli aspiranti capimafia.

Ma i problemi, come stanno accertando gli inquirenti, venivano anche dalla presenza dei due ispano-canadesi, poi ritrovati bruciati in discarica, Juan Fernandez Paz e Fernado Pimentel, la cui presenza era in qualche modo spia di un orizzonte più ampio in cui si muovevano alcuni mafiosi bagheresi e casteldaccesi soprattutto.

E la eliminazione di due personaggi di tale spessore, decisa, ormai sembra certo, in Canada, doveva però avere un avallo autorevole a Bagheria: ma se, come pare, il reggente della famiglia  Gino Di Salvo non sapeva nulla sulla scomparsa dei due canadesi, chi aveva dato allora l'autorizzazione per la loro eliminazione? 

E' l'interrogativo al quale investigatori e magistrati stanno cercando di dare una risposta.

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