Cronaca

E’ accaduto nel tardo pomeriggio di martedì scorso, a Bagheria in via D’Amico, quando i Carabinieri della locale Stazione, all’esito di un servizio teso al contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti tra i giovani, traevano in arresto BIONDO Fabio, nato a Palermo classe 1990, residente a Bagheria, nullafacente.

Lo stesso veniva bloccato sulla pubblica via e trovato in possesso di 6 dosi di sostanza stupefacente del tipo ”hashish”, del peso complessivo di 10 grammi, 2 coltelli illegalmente detenuti e la somma contante di 20 euro, provento dell’attività di spaccio.

La successiva perquisizione eseguita presso l’abitazione del pusher, permetteva di rinvenire un panetto della stessa sostanza, del peso di 80 grammi, il tutto sottoposto a sequestro, per le successive analisi di laboratorio a cura del L.A.S.S. Carabinieri di Palermo, al fine di accertare l’esatto principio attivo della stessa.

L’arrestato, dopo aver passato la notte agli arresti domiciliari, nella giornata di ieri è stato tradotto presso il Tribunale di Termini Imerese per il rito direttissimo, conclusosi con la convalida dell’arresto e la condanna ad anni 1 di reclusione, con pena sospesa, pertanto rimesso in libertà.

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       Biondo Fabio

Cominciano a circolare sui giornali indiscrezioni sulle confessioni di Sergio Flamia , il pentito bagherese arrestato a maggio nell'operazione 'Argo' che da mesi collabora con gli inquirenti: il pentimento di Flamia troverebbe giustificazione con la paura che i fratelli Scaduto, Pietro e Salvatore, accusati dall'altro pentito di Casteldaccia, Giuseppe Carbone, di essere i responsabili dell'omicidio dei due ispano- americani Juan Fernandez Paz e Fernando Pimentel, avevano messo nel mirino anche lui.

In un articolo pubblicato sul Giornale di Sicilia di oggi, Riccardo Arena scrive appunto che Flamia avrebbe riferito ai magistrati che hanno raccolto le sue deposizioni, e cioè il procuratore aggiunto Leonardo Agueci e i p.m. Caternia Malagoli e Francesca Mazzocco, che nella sua veste di accompagnatore e custode di Bernardo Provenzano durante i suoi lunghi periodi di pemanenza a Bagheria, aveva avuto modo di percepire che nei confronti di Provenzano ci fosse un atteggiamento morbido da parte di chi indagava, sostanziatosi con tolleranza e mancate operazioni nei suoi confronti.

Questa parte delle confessioni di Flamia potrebbe confluire nell'attuale proceso in cui i p.m. Nino Di Matteo in primis sta mettendo a fuoco gli elementi che portano a pensare che tra la mafia e pezzi deviati dei servizi e della politica fosse stato siglato un patto di non belligeranza in cambio della consegna di Totò Riina, e della instaurazione di una sorta di pax mafiosa nei territori di mafia più turbolenti che Provenzano sarebbe stato in grado di garantire.

Saranno i magistrati che si stanno occuopando della cosiddetta trattativa stato-mafia a valutare la portata e l'utilità delle dichiarazioni di Flamia.

Dai colloqui di Flamia con i magistrati viene fuori che il mafioso bagherese avrebbe fatto pervenire 5.000 euro ai familiari dell'infermiere Gaetano Lipari, altavillese che lavorava presso il Poliambulatorio di Bagheria ed era il n° 60 dei 'pizzini' di Provenzano e che lo aveva curato durante la sua latitanza, perchè non si pentisse.

 

Giovedì 6 febbraio dalle ore 16 alle ore 20, a Palazzo Aragona Cutò, si svolgerà un seminario gratuito sull'obbligatorietà della mediazione civile.

Ad organizzare l'evento è MedArb, organismo di mediazione accreditato presso il ministero della Giustizia, la cui sede siciliana è a Misilmeri in corso Vittorio Emanuele, 539.

L'evento è stato accreditato dal Consiglio dell'ordine degli avvocati che ha riconosciuto 4 crediti formativi.

Grazie alla mediazione, per risolvere una controversia, prima di ricorrere al tribunale, è obbligatorio tentare una conciliazione tra le parti, assistiti dai propri legali, presso un organismo accreditato e un mediatore imparziale.

Le controversie nelle quali è necessario ricorrere alla mediazione prima del tribunale sono: Condominio - Diritti reali - Divisione - Successioni ereditarie - Patti di famiglia - Locazione - Comodato - Affitto di aziende - Risarcimento del danno derivante da responsabilità medica e sanitaria - Risarcimento del danno derivante da diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità - Contratti assicurativi - Contratti bancari - Contratti finanziari.

A spiegare i dettagli della nuova normativa saranno: il dott. Angelo Piraino, giudice presso il Tribunale di Termini Imerese, l'avv. Carmelo Pace, presidente del consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Termini Imerese, il notaio Michele Falletta, la dott.ssa Rosalba Romano, funzionario del ministero della Giustizia, il prof. Andrea Piraino, dell'Università Degli Studi di Palermo.

A coordinare i lavori sarà il dott. Pierangelo Bonanno, mediatore presso MedArb e cultore universitario della materia.

Per diventare mediatori professionisti è necessario frequentare uno specifico corso di preparazione solo si è in possesso, almeno, di una laurea triennale n qualsiasi disciplina o si è iscritti presso un ordine professionale.

Essendo MedArb ente di formazione presso il ministero della Giustizia verrà affrontato anche questo tema dal prof. Raffaele Barone, docente di mediazione arbitrato presso l'Università Parthenope di Napoli, presente tra i relatori del convegno.

Per iscriversi basterà inviare una email a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

nella foto di copertina   la facciata nord di palazzo Aragona Cutò
 

Nella mattinata i Carabinieri della Compagnia di Palermo Piazza Verdi hanno eseguito 4 misure cautelari (2 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 1 ordinanza agli arresti domiciliari e 1 divieto di dimora nel Comune di Palermo[1]) e messo sotto sequestro il patrimonio aziendale dell’impresa individuale “RIBAUDO SALVATORE” che opera nel settore del movimento terra e trasporto dei rifiuti. Il valore dell’azienda, comprensivo di ben 16 mezzi di movimento terra, è di circa 1.000.000,00 di euro.

I reati contestati dalla Procura di Palermo sono la “realizzazione di una discarica non autorizzata priva di protezioni per il terreno, nonché gestione abusiva, deposito e abbandono incontrollato di rifiuti, pericolosi e non” (artt. 256, 257, 260 D.Lgs. 152/2006; art. 6 L. 210/2008 e art. 110 c.p.) in un’area rurale di oltre 4.000 m2 immersa negli agrumeti a margine del quartiere Falsomiele, a poco meno di 300 metri dal centro abitato.

Così come in alcune ben note realtà campane, anche a Palermo l’impatto ambientale di una sconsiderata gestione dei rifiuti ha provocato danni devastanti.

Le indagini hanno infatti documentato, in appena 70 giorni, 58 episodi di smaltimento di ogni tipo di materiale: amianto, mercurio, eternit e perfino un cavallo deceduto.

Sostanze pericolose selvaggiamente scaricate ed interrate sopra una falda acquifera che rifornisce i pozzi dei vicini terreni agricoli coltivati ad agrumi.

L’esecuzione dei provvedimenti, emessi dal G.I.P. del Tribunale di Palermo (Dott.ssa Marina PETRUZZELLA), conclude una complessa attività investigativa, condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Palermo Piazza Verdi sotto la direzione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo (Procuratore Aggiunto Dott. Leonardo AGUECI, Sostituti Procuratori Dott. Calogero FERRARA, Dott.ssa Caterina MALAGOLI), che ha dimostrato come gli indagati abbiano, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, ed attraverso l’allestimento di mezzi ed attività organizzate, realizzato una discarica non autorizzata, priva peraltro delle necessarie misure volte a prevenire la contaminazione del suolo, e gestito abusivamente ingenti quantità di rifiuti, pericolosi e non, trasportandoli, abbandonandoli e depositandoli in modo incontrollato.

Le indagini, sviluppate dalla fine del 2012, nascono dalle evidenze raccolte dai militari attraverso servizi di osservazione che hanno permesso di filmare conferimenti e smaltimenti abusivi nonché di ricostruire la fitta rete commerciale creata dal RIBAUDO Salvatore, legale rappresentante e gestore dell’omonima impresa, unitamente al figlio Claudio, volta a rendere professionalmente al pubblico servizi fondati sul riciclaggio illecito dei rifiuti, non curandosi del fatto che gli stessi siano pericolosi o meno, e sul loro completo trattamento abusivo.

 

L’Impresa “RIBAUDO SALVATORE”

L’impresa Individuale “Ribaudo Salvatore” viene regolarmente registrata quale ditta di movimento terra e demolizione edifici nel 1988 e, solo nel 2001, viene iscritta all’albo dei Trasportatori dei rifiuti della Provincia di Palermo, accreditandosi per la raccolta ed il trasporto di rifiuti non pericolosi. Secondo le leggi italiane tali rifiuti avrebbero dovuto essere dalla ditta raccolti e conferiti, per il trattamento ed il successivo smaltimento, presso impianti autorizzati che avrebbero dovuto, a loro volta, accettare e timbrare gli appositi formulari volti al controllo della tracciabilità dei rifiuti trasportati.

Dal 2001 ad oggi, secondo i Modelli Unici di Dichiarazione ambientale (M.U.D.), depositati dalla ditta presso il competente ufficio del catasto dei rifiuti, l’attività di trasporto dei rifiuti risulterebbe effettuata unicamente nell’ambito dell’esercizio gestionale del 2009. Le indagini hanno invece dimostrato come, nel 2012 e nel 2013, la ditta fosse altamente attiva in questo particolare mercato ed avesse relegato l’attività di movimento terra e demolizione ad un ruolo residuale, se non di copertura formale, per quello estremamente più redditizio di smaltimento di ogni tipo di rifiuti. Di fatto, anche grazie ai sequestri portati a compimento, si è dimostrato come la moltitudine dei trasporti di ogni tipo di rifiuto fosse coperta attraverso la redazione, svolta a cura della dipendente RIBAUDO Veronica (nonché figlia del titolare), di false attestazioni documentali che indicavano prestazioni differenti rispetto a quelle realmente fornite (normalmente si riferivano alla movimentazione di sabbia).

Le intercettazioni telefoniche effettuate hanno comprovato come il RIBAUDO Salvatore, collaborato nella gestione dell’impresa dal figlio RIBAUDO Claudio e fedelmente coadiuvato dal dipendente GINEX Francesco, sia stato in grado di sovrintendere ad una fitta rete di clienti ai quali ha fornito, con conferimenti a cadenza giornaliera al costo medio di 250€ a trasporto, servizi incontrollati di smaltimento e riciclaggio di rifiuti anche pericolosi con un devastante impatto ambientale e una preoccupante indifferenza per la salute pubblica.

 

La discarica abusiva e le risultanze geologiche

Per quanto riguarda lo smaltimento dei materiali prelevati, le attività di indagine hanno messo alla luce, oltre all’abbandono dei rifiuti letteralmente al primo angolo di strada, la realizzazione di un sito, di 4.000 mq circa, adibito stabilmente a discarica creato in un terreno da tempo trascurato dai legittimi proprietari per ragioni di eredità. In questo appezzamento i rifiuti venivano, talvolta, semplicemente dispersi sul terreno, talaltra, occultati miscelandoli tra loro ed interrandoli in apposite buche realizzate e poi ricoperte con un escavatore.

La dimensione dell’economia illecita realizzata dagli arrestati, riguardante soprattutto il settore edilizio, viene evidenziata sia l’elevato numero di mezzi movimento terra posti sotto sequestro che dalle dimensioni del blocco di rifiuti appiattito sul terrendo di Falsomiele con un valore medio stimato di circa 6.500 m3.

Le conseguenze negative per l’ambiente sono di proporzioni allarmanti nella considerazione che i carotaggi eseguiti hanno dimostrato, tra i rifiuti, la presenza di materiali isolanti contenti amianto, eternit, rifiuti dell’attività di costruzione contenenti mercurio nonché terre e rocce contenenti sostanze pericolose; il tutto conferito senza alcuna protezione in un terreno permeabile ed altamente vulnerabile per la presenza di una falda acquifera da cui, peraltro, i vicini pozzi attingono per l’irrigazione delle colture ivi realizzate.

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