Cronaca

I Carabinieri della locale stazione hanno tratto in arresto, Salvaggio Carlo, nato a Palermo, 23enne, e Campani Antonio, nato a Palermo, 24 enne, per il reato di tentato furto aggravato in concorso.

In via Città di Palermo, i Carabinieri hanno sorpreso i predetti mentre smontavano con l’utilizzo di attrezzi da scasso degli infissi in ferro da una palestra abbandonata.

I due giovani hanno tentato la fuga ma sono stati raggiunti e bloccati lungo la stessa via dai militari dell’Arma che hanno recuperato anche sette infissi già smontati e sequestrato gli arnesi da scasso poco prima utilizzati.

Dopo aver trascorso la notte presso le rispettive abitazioni al regime domiciliare il Tribunale di Palermo, a seguito dell’udienza celebrata con rito per direttissima, ne ha convalidato gli arresti, rinviando il dibattimento per la richiesta dei termini a difesa.

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      Campani  Antonio                                        Salvaggio  Carlo

In un articolo del Giornale di Sicilia di oggi a firma di Riccardo Arena, si dà notizia del provvedimento preso dal Giudice dell'Udienza Preliminare Daniela Cardamone, che ha rinviato a giudizio sedici tra dipendenti del Coinres e del comune di Bagheria per reati che vanno dalla mafia, alle estorsionie, alla truffa.

Il processo avrà inizio il 21 maggio di fronte alla II sezione del Tribunale di Palermo.

L'operazione 'Baghad' che aveva portato all'arresto lo scorso 6 aprile di un dipendente del comune di Bagheria Diego Lo Paro e di  Antonino Di Bella, sorvegliante del Coinres, aveva coinvolto anche se per reati di minore gravità rispetto ai principali imputati, accusati di mafia e di estorsioni, altri dipendenti del Coinres, per violazioni che andavano dall'assenza ingiustificata dal luogo di lavoro, o di un contabilizzazione 'taroccata' delle giornate effettivamente lavorate e delle ore di straordinario svolto.

Le accuse erano di falso e truffa, appunto per la manipolazione dei fogli di presenza  e degli straordinari.

Per Antonino Di Bella invece le accuse più gravi, di essere contiguo all'organizzazione mafiosa, accuse che stanno peraltro trovando riscontri nelle dichiarazioni dei collaboranti dell'operazione 'Argo', Sergio Flamia in primis.

Di Bella che,  pur sorvegliante, era di fatto il dominus del Coinres viene tirato in ballo oltre per gli elementi specifici anche per avere avuto frequentazioni ed essere stato per un lungo periodo il braccio destro del capomafia di Bagheria Giuseppe Scaduto, e viene anche coinvolto in quanto avente la disponilità di un mezzo, un bobcat, che veniva spesso impiegato nelle periodiche emergenze rifiuti che con un meccanismo ad orologeria scattavano a Bagheria.

Tutti gli imputati sono a piede libero tranne Diego Lo Paro che è agli arresti domiciliari e Nino Di Bella che è ristretto in carcere.

Questi i nomi degli  altri imputati: Antonino Adamo, Pasqualino Barone, Antonino Caputo, Antonino Di Bella (figlio), Onofrio Galioto, Carmelo Guida, Antonino Nocera, Giovan Battista Sardina, Giuseppe Urso, Giovanni Schimmenti, Domenica Pedone, Filippo Lombardo, Giacinto Tutino e Pasquale Di Salvo

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  Antonino   Di  Bella                            Diego  Lo  Paro

Un vasto piano di controllo contro la vendita di prodotti contraffatti, la pirateria audiovisiva ed i connessi fenomeni di abusivismo commerciale è stato effettuato nei giorni scorsi dai “Baschi Verdi” del Gruppo Pronto Impiego della Guardia di Finanza di Palermo.

In tale ambito, dopo giornate di appostamenti e di pedinamenti di soggetti noti per stazionare nelle vie del centro cittadino a vendere abusivamente merce di vario genere, spesso contraffatta, i finanzieri sono risaliti ad un deposito di merce falsa, base di rifornimento di molti di questi venditori.

Il deposito è stato scoperto in via Oreto, all’interno di un’attività commerciale, gestita da una donna di nazionalità cinese di 53 anni e, in particolare, nel retrobottega dell’esercizio, dove sono stati rinvenuti, pronti per la successiva vendita, circa 27.000 prodotti contraffatti, fra cui accessori per l’elettronica e la telefonia, accendini e giocattoli di vario tipo, recanti i noti marchi APPLE®, VERBATIM®, MARLBORO®, BEATS®, CARS®, BEN 10®, GANGNAM STYLE®, tutti illecitamente riprodotti.

La donna è stata denunciata a piede libero all’autorità giudiziaria per contraffazione e ricettazione, in violazione degli articoli 474 e 648 del Codice penale, mentre la merce è stata sottoposta a sequestro.

Altri interventi in materia di contrasto all’abusivismo commerciale ed alla vendita di prodotti contraffatti sono stati eseguiti in città nelle vie Bandiera, Porta di Castro, Maurizio Quadrio e Salvatore Spinuzza, dove in distinte operazioni sono stati nel complesso inoltrate all’Autorità Giudiziaria altre 5 denunce per contraffazione, ricettazione e violazione delle norme sul diritto d’autore e sequestrati poco meno di 2.000 DVD e CD audio-video contenenti opere musicali e film illecitamente riprodotti, nonché 500 fra accessori di abbigliamento falsamente griffati tra scarpe, borse, cinture, maglioni, giubbotti, oltre ad occhiali ed orologi delle marche LOUIS VUITTON®, MONCLER®, GUCCI®, CHANNEL®, HERMES®, LIU-JO®, NIKE, RAYBAN®, BULGARI®, ADIDAS®.

Quest’ultimi generi, peraltro, erano posti in vendita da commercianti ambulanti del tutto privi di autorizzazione amministrativa e di partita IVA, stazionanti nelle immediate vicinanze di regolari negozi di abbigliamento.
Ancora nell’ambito del piano, i finanzieri hanno fermato in Piazza Chiara un’autovettura guidata da un senegalese di 35 anni – privo di patente di guida - rinvenendovi all’interno 160 paia di scarpe riportanti i loghi contraffatti NIKE® e HOGAN®.

Materiale falso e auto sono stati sequestrati e i responsabili denunciati.
 

Nelle carte dell'operazione 'Argo', partendo dalle immagini della videocamera di sorveglianza della stessa Agenzia di pompe funebri, i Carabinieri spiegano come sono riusciti ad identificare in Mozdahir Driss e Francesco Centineo, due dei responsabili dell'intimidazione, mentre sul terzo uomo del commando esistevano solo dei sospetti.

Ma nel corso della perquisizione in casa di Silvestre Girgenti i carabinieri hanno trovato un riscontro, e cioè la copia di un ' Bando per la vendita di lotti di terreno per la costruzione di cappelle gentilizie nel cimitero comunale di Bagheria avente prot. N. 83428 datato 30.11.2012, del Settore III — Servizio Cimiteriale — Città di Bagheria' che confermerebbe quanto dichiarato, in seguito al danneggiamento subito, dallo stesso Mineo, responsabile dell'agenzia.

Questa la nota dei CC del RO.NI. a commento del documento.

Il rinvenimento dalla lettera sopra citata trova riscontro ed avvalora ancora di più quanto dichiarato in questi uffici il 26 luglio 2013 dal Mineo Antonio, nato a Bagheria il 26.09.1970 e residente a Santa Flavia, socio della società in nome collettivo “Mineo Impresa Funebre £n.c." con sede in Bagheria (PA), Piazza SS Sepolcro n. 15, in merito all’interesse dalla compagine mafiosa bagherese nel settore dei servizi funebri in genere.

Di fatti la lettera in questione contiene una serie di nominativi, censiti dal comune ed indirizzata all'ufficio Edilizia Privata dello stesso Ente per rappresentare che proprietari di lotti di terreno che dovevano realizzare nuove cappelle gentilizie allo stato non avevano di fatto iniziato i lavori del caso.

Accanto agli stessi nominativi è trascritto a mano libera l’indirizzo della via e civico del soggetto proprietario del lotto ove è residente e/o rintracciabile per essere poi eventualmente contattato ed imporre loro le ditte edili e laboratori di marmo a cui fare capo per la realizzazione delle cappelle in argomento.

Detta analisi trova in effetti piena convinzione investigativa dall‘esame delle dichiarazioni fornite dal sopracitato Mineo Antonio.

Infatti, il predetto dichiarava, a seguito di un danneggiamento con incendio occorsogli l’11.10.2012, in danno dell’impresa funebre ove è socio, nei giorni successivi veniva convocato da Flamia Sergio Rosario, per il tramite di Girgenti Silvestro, davanti al Chiosco “Sansone” di via Bernardo Mattarella di Bagheria (PA) per una conversazione chiarificatrice ma con tratti minatori

Nello specifico, in quell’incontro, Flamia Sergio Rosario, con modi oltremodo più che “garbati “, intimava al Mineo di non creare problemi per quanto occorsogli e non attirare l'attenzione delle Forze di Polizia.

Ulteriormente il Flamia gli imponeva di limitare la sua attività lavorativa al solo servizio del funerale, senza più occuparsi dei restanti adempimenti cimiteriali atteso che lo stesso FLAMIA lasciava intendere che trattavasi di un perdurante e remunerativo interesse della “compagine “.

In ogni caso, il FLAMIA concludeva la discussione chiarendo che in caso di necessità future per qualsivoglia disbrigo di questioni cimiteriali, avrebbe dovuto far riferimento alla sua sola persona ed a nessun altro.

Alla discussione, messo in disparte ed a poca distanza, era presente anche Girgenti Silvestre.

Altresì, mesi prima, anche Bartolone Carmelo lo aveva avvicinato e con modi pacati ma fermi, gli intimava di fare effettuare delle forniture di marmo alla_ditta.......di Bagheria

Mineo riferiva di aver rifìutato l’imposizione del Bartolone.

Sin qui la nota del RO.NI. 

altPer completezza di informazione va detto comunque che, all'inizio della sua collaborazione, in un interrogatorio reso l'8 novembre 2013, Sergio Flamia dà una giustificazione diversa dell'atto intimidario nei confronti del Mineo, riferendolo piuttosto ad una richiesta ben precisa del reggente la famiglia mafiosa di Villabate, Totino Lauricella, in quanto il Mineo avrebbe malmenato tale Gioacchino, commerciante di abbigliamenti con esercizio a Bagheria, e che quindi l'incendio alla vetrina dell'agenzia delle pompe funebri sarebbe stata una ritorsione per questo comportamento 'manesco' del Mineo.

Il Flamia aggiungeva che era stato lui personalmente qualche giorno prima del suo arresto avvenuto il 7 maggio 2013  a tranquillizzare Mineo, chiarendogli che le fiamme appiccate alla vetrina dell'impresa non facevano riferimento ad una richiesta di pizzo, ma erano appunto una punizione per essersi il Mineo comportato male con un protetto di Totino Lauricella.

 

 

 

 

 

    Sergio Flamia

nella foto di copertina: il danneggiamento della vetrina dell'impresa Mineo

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